È tempo di responsabilità per tutti

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L’autore, medico, moroteo della prima ora e da decenni attivo in Puglia nelle fila del Meic e di “Agire politicamente”, critica l’inerzia di troppa parte dell’area cattolico democratica di base nell’attuale congiuntura sociale e politica, ed ora, all’indomani del referendum, invita a un impegno civile e politico per una “nuova democrazia” realmente rappresentativa delle varie fasce sociali del Paese

 

L’attuale momento politico post–referendario richiede massima attenzione da parte di ogni cittadino, il quale ha il dovere di partecipare attivamente alla vita politica per evitare che prevalgano i “mezzi di una democrazia plebiscitaria”.

Tali mezzi, secondo Weber, sono “assolutamente inadeguati come strumenti di selezione di funzionari specializzati e di critica delle loro prestazioni”.

Secondo lo stesso autore, “l’ascesa, lo sfavore e la caduta di un capo cesaristico si susseguono più facilmente senza pericolo di una catastrofe interna dove l’effettiva concorrenza di potenti corporazioni rappresentative mantiene senza interruzione la continuità politica e le garanzie costituzionali dell’ordinamento civile”. Weber sostiene ancora che “le condizioni fondamentali di una politica stabile sono costituite da un Parlamento forte, da partiti parlamentari responsabili, e quindi dalla loro funzione come sede di selezione e di prova dei capi delle masse come dirigenti statali”.

Oggi purtroppo in Italia non si può obbiettivamente contare su un Parlamento forte e su partiti parlamentari responsabili che possano garantirci facilmente la successione ad un capo che, pur con forte determinazione, non è riuscito a modernizzare il Paese mediante una riforma costituzionale che molti, come il sottoscritto, hanno ritenuto formulata più per accrescere il suo potere che per migliorare il sistema democratico in Italia, nella insistente presunzione di possedere tutta la verità e di poterla imporre a tutti i cittadini, grazie ad una propaganda attuata con ogni mezzo e attraverso slogan precostituiti che miravano a nascondere le finalità vere della riforma proposta.

Una condizione sociale e politica come l’attuale richiede il risveglio in ogni coscienza del dovere morale di partecipare attivamente a porre le basi di una nuova democrazia che sia realmente rappresentativa delle varie fasce sociali del Paese e, non solo, dei soliti furbi che si ritengono sempre indispensabili ed insostituibili per ogni stagione politica, grazie al disinteresse della maggior parte dei cittadini.

Siamo di fronte ad un’autentica crisi politica del Paese; ma ogni crisi, quando tutti i cittadini se ne rendano perfettamente conto, porta, di solito, ad un miglioramento dell’ordinamento statale, purché le persone più capaci avvertano l’inderogabile dovere di dare il loro apporto qualificato, volto a migliorare l’ordinamento dello Stato.

Nell’immediato ultimo dopoguerra personalità di indubbio valore, di ogni partito e di ogni categoria sociale, si posero al servizio della ricostruzione dell’Italia, offrendoci innanzitutto una nuova Costituzione i cui articoli furono formulati con estrema chiarezza con il precipuo fine del bene di ogni cittadino, indipendentemente dall’interesse di ogni credo politico.

Sono un cattolico democratico; ho seguito sin dalla giovanissima età gli insegnamenti di Aldo Moro che mi ha convinto a vivere e ad operare nella mia terra di origine per contribuire alla sua crescita civile e democratica. Ho seguito il lavoro dei costituenti, molti dei quali erano professionisti formatisi nel movimento dei laureati cattolici, i quali già prima della conclusione del conflitto, avevano formulato quel “Codice di Camaldoli” che divenne poi l’ossatura della nuova Costituzione.

All’inizio del 2000 i soci del Meic hanno ripreso quel codice e lo hanno aggiornato in rapporto allo stato attuale della società; poi però non ne hanno fatto uso alcuno ed hanno continuato ad esistere come se non avessero alcun dovere verso la società civile di cui facevano e fanno parte.

È provocatorio da parte mia affermare che oggi il Meic non può più essere giustificato ad esistere come movimento di opinione nella Chiesa e nel mondo?

È eccessivo invitare a riflettere tutti i soci che non siamo più giustificati a dormire sereni di fronte ai pericoli che il Paese sta per affrontare?

Se così è, allora è il momento che ogni cattolico che ami definirsi anche democratico avverta l’esigenza indifferibile di organizzarsi per partecipare alla ricostruzione democratica di un Paese che non può essere lasciato in mano a movimenti populistici che sanno solo far leva su alcuni interessi egoistici dei cittadini, o a vecchi leaders ormai superati, o a nuovi capi carismatici improvvisati, ma affidato invece ad autentici leaders che possano dare fiducia, grazie al loro vivere quotidiano, nel quale abbiano dato prova di essere dei buoni padri di famiglia, dei professionisti preparati e dei cittadini onesti, sempre attenti al bene della loro comunità.

Esiste oggi in Italia un coordinamento di cattolici democratici, i quali continuano a sopravvivere senza mai avvertire l’opportunità e la necessità di dare vita ad un unico movimento che sia in grado di esprimere uomini preparati ad assumere responsabilità politiche. Questo è il momento nel quale deve venir meno ogni autoreferenzialità di ogni singolo movimento in virtù della ricerca del bene comune..

Papa Francesco invita ogni giorno ad “uscire fuori” fra la gente che soffre, per rendersi conto della indifferibilità di un impegno civile e politico da parte di tutti, in particolar modo di quanti, qualificatamente e con la loro competenza, si sono impegnati ad illustrare i motivi della loro indisponibilità ad accettare una riforma costituzionale confusa ed utile solo al rafforzamento della leadership di un capo che si riteneva incontestabile e sicuro di sé.

È ora ormai che ogni cittadino ponga le sue competenze al servizio della comunità nazionale per aiutarla a superare il difficile momento che sta attraversando

 

 

Pietro Lacorte

Ostuni 7 dicembre 2016

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