19 Gennaio 2013
by Vittorio Sammarco
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Elezioni 2013. Quattro interrogativi sull’Europa

19 Gennaio 2013
di Guido Formigoni

Non è un caso che le prossime elezioni abbiano l’Europa al centro, dopo un anno di governo «tecnico» segnato dal continuo tormentone su cosa ci chiedesse l’Europa e su cosa  potessimo fare per l’Europa. E dopo che il governo Berlusconi era caduto per aver perso la maggioranza data la pessima performance proprio sugli effetti della crisi europea del debito sovrano. Oggi è quindi normale che in campagna elettorale ci si divida tra chi è per l’Europa e chi no. Ci sono infatti molte forze che hanno fatto della polemica antieuropea il proprio messaggio (su tutti gli angoli dell’offerta politica). Populismi, dicono asciutti i  detrattori. I cattolici democratici, dal canto loro, hanno l’Europa nel loro Dna.

Ma siamo sicuri che basti dirsi «per l’Europa»? A mio parere esiste un problema di «quale Europa». Segnalo telegraficamente alcuni aspetti da approfondire e da discutere in campagna elettorale (lo riprendiamo sul numero in uscita di «Appunti di cultura e politica»). Il primo: vogliamo parlare di un progetto per l’Europa? Esiste qualcuno che sia in grado di spiegare ai cittadini che l’Europa che vogliamo non è solo un occhiuto guardiano dei conti? Si dovrebbe saper raccontare un realistico e praticabile progetto inclusivo di interessi e prospettive diverse. Perché l’Europa purtroppo non è un dato scontato, non esistendo una identità europea di tipo tradizionale (lingua, cultura, storia). Non basta parlare del classico sogno degli Stati Uniti d’Europa: resta un mito, se non lo si sviluppa in un discorso credibile. Una classe dirigente europea questo dovrebbe fare.

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6 Gennaio 2013
by Vittorio Sammarco
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Sogni sulla Chiesa…

6 Gennaio 2013
di Paolo Giuntella

 

Si tratta di un brano inedito, tratto dal suo computer e inviatoci dalla moglie Laura. Ci piace che le parole di Paolo ci siano di compagnia in giorni nei quali torna di nuovo l’ambiguità di voler trarre “deduzioni politiche da principi cristiani”.

 

Mi piacerebbe sentir citare a memoria, in tutte le associazioni, nei gruppi giovanili, nei movimenti, nelle parrocchie, nelle omelie domenicali, il famoso articolo di Giuseppe Lazzati “Azione cattolica e Azione politica” (Cronache Sociali, n.2, 1948), l’editoriale di Emmanuel Mounier “Agonia del Cristianesimo?” su Esprit del giugno 1946, o il paragrafo 42 della Costituzione conciliare Gaudium et spes. “Quando il Cristo ha detto «il mio Regno non è di questo mondo», non ci ha detto che noi non siamo di questo mondo, ma che il suo messaggio non era direttamente destinato alla felice sistemazione di questo mondo. A questa sistemazione, noi dobbiamo lavorare in presa diretta con le difficoltà dell’ora, e non avvilire la trascendenza cristiana in alcune sistemazioni zoppicanti, ridicole di fronte al mondo e di fronte a Dio”… Noi non contestiamo che un cristiano debba interrogarsi sull’incidenza delle strutture politiche nello statuto spirituale di una società, noi

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29 Dicembre 2012
by Vittorio Sammarco
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Monti-Pd, competition is competition

29 Dicembre 2012
di Franco Monaco

Riproduciamo, in questo spazio più “interno” all’area della rete c3dem, l’articolo pubblicato il 29 su “l’Unità”. L’autore, oltre che senatore del Pd, è redattore della rivista “Appunti di cultura e politica”, pubblicata a cura dell’Associazione “Città dell’uomo”

 Sembra proprio che Monti abbia varcato il Rubicone. Al netto di un certo sussiego con il quale egli teatralizza un metodo virtuoso – quello per il quale la sua sarebbe un’«agenda per un impegno comune», messa a disposizione erga omnes, che precede e trascende gli schieramenti -Monti si propone di guidare un’aggregazione di centro. Un’area allo stato povera di consensi ma affollata di sigle e di personalità che, non ce ne voglia il professore, sottoscriverebbero qualsiasi agenda pur di vivere o sopravvivere politicamente. A queste si va aggiungendo un manipolo di emigrati da Pdl e Pd in cerca di rifugio – si è parlato di una zattera per naufraghi – e qualche caso più eclatante di smodato e un po’ disinvolto protagonismo. Alludo per esempio a Ichino.

Una campagna acquisti che, in verità, non ha sortito grandi risultati ma che comunque non giova al fair play dentro una competizione che vorremmo civile. Non mi sfuggono quattro circostanze che sconsigliano di alzare i toni della polemica con Monti: la consapevolezza che l’avversario sistemico comune sono i populismi di vario rito, a cominciare da Pdl e Lega; che i punti di contatto tra l’agenda Monti e l’agenda Bersani sono parecchi (Europa, reddito di cittadinanza, fisco, legalità, conflitto di interessi, giustizia, costi della politica); che prevedibilmente, dopo il voto, si porrà il problema di forme di collaborazione, per altro contemplate da quella che è da gran tempo la linea di Bersani di un asse tra progressisti e moderati mirato a un’opera ricostruttiva che impegni la prossima legislatura; infine, che è buona cosa per la democrazia italiana che si pongano le basi per lo sviluppo di un centrodestra liberale, democratico ed europeo, dopo i lunghi anni del forzaleghismo.

Ciò detto,

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21 Dicembre 2012
by Vittorio Sammarco
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Monti in campo

21 Dicembre 2012
di Guido Formigoni

Non abbiamo ancora certezze. Ma sembra ormai chiara la decisione di Monti di impegnarsi nella battaglia politica in vista delle elezioni, sponsorizzando in qualche forma un rassemblement centrista. Un senatore a vita non si può candidare, ma può certamente ricoprire qualche altro ruolo politico in una campagna elettorale. La notizia non è banale e merita qualche osservazione ancor prima di conoscere il quadro preciso.

La scelta del presidente del Consiglio non è affatto illegittima, ma appare certo un po’ sorprendente e anche impegnativa per il futuro. Uscire dal ruolo di tecnico d’emergenza e di uomo delle istituzioni lo porterà a prendere parte, anche in termini di stile, di linguaggio e di progetto. Non potrà più mascherare le proprie priorità dietro a presunti «obblighi» imposti dai mercati o dall’Europa: la tanto evocata «agenda Monti» del governo di emergenza non potrà semplicemente essere riportata come programma di un governo politico. Dovrà essere politicizzata, spogliata del suo carattere in qualche modo obbligato, e questo non sarà un male. Se il presidente non lo farà, darà l’idea di un ruolo piuttosto marginale della politica: e allora perché «correre» e non attendere semplicemente un nuovo incarico «sopra le parti»? Capiremo quindi meglio Monti, alla prova della polemica e della dialettica con gli avversari. E Monti dovrà convincere e trovare consenso. Vedremo come e quanto ci riuscirà: non è detto che l’aura di stima diffusa per chi ha ridato serietà alle istituzioni e al paese si trasformi in comprensione e appoggio verso la sua presa di parte. Mi pare

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19 Dicembre 2012
by Vittorio Sammarco
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Benigni, la Costituzione e i principi della Casa comune

19 Dicembre 2012
di Franco Monaco

Riprendiamo l’articolo, apparso su Jesus di dicembre, scritto quando Roberto Benigni, alcune settimane fa, ha annunciato il suo show sulla Costituzione italiana (“La più bella del mondo”), andato poi in onda la sera del 17 dicembre

In una sua irruzione al TgUno delle 20, Benigni si è espresso così: «La Costituzione della Repubblica italiana è un libro straordinario, molto conosciuta da tutti e anche da alcuni politici (?!). Io che ho studiato il cielo dantesco dico che qui siamo nel cielo degli uomini, in uno dei punti più alti mai raggiunti. E ora che ci stiamo sperdendo dobbiamo cercare la strada, illuminando la via con i suoi dodici principi fondamentali. Questi principi sono belli e vivi, semplici da seguire, una delle più belle Costituzioni del mondo, viva come la cupola del Brunelleschi».

Sono convinto che si possa fare affidamento sul genio di Roberto Benigni nel fare conoscere e apprezzare agli italiani la nostra Costituzione. La più bella del mondo, come titola il programma tv da lui annunciato in quella circostanza. Così come gli è riuscita egregiamente la difficile impresa di illustrare e commentare da par suo, al grande pubblico, compreso quello meno erudito, la Divina Commedia. Benigni è la persona, l’artista più adatto. È uomo colto, dispone di una efficacia comunicativa senza eguali, sa divertire e, insieme, stimolare a riflettere e persino commuovere, evocando quel senso dell’universale umano che fa vibrare le corde profonde dell’animo di tutti e di ciascuno. Ve n’è un disperato bisogno nel tempo del disincanto, dell’accidia, del cinismo.

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