A nome di tutte le associazioni aderenti alla rete c3dem, porgo a tutti coloro che seguono il nostro sito e le nostre attività i più sinceri auguri di un Natale ricco di speranza e di un 2018 segnato da un sempre più intenso impegno per la pace – tra noi, tra le nazioni e i popoli, tra le culture e le religioni -, la giustizia, la salvaguardia del creato, la difesa e promozione dei più deboli, l’accoglienza, il rispetto per ogni persona, nata qui o immigrata, per le donne, i bambini e le bambine. Un pensiero particolare per chi è nella sofferenza fisica o interiore, per chi ha subito un lutto, per chi sta cercando risposte e fatica a trovarle.
Per noi che crediamo, Gesù non è solo un grande personaggio del passato, ma qualcuno che continua a parlarci, sostenerci, illuminarci nel tempo, perché è il figlio di Dio risorto dai morti, il Vivente.
Dobbiamo augurarci di essere capaci di ascoltarlo e di ospitarlo in noi, per cercare di compiere le scelte più giuste a tutti i livelli, personale e sociale. Sappiamo che è molto difficile, ma abbiamo fiducia nell’infinita pazienza e misericordia di Dio.
Concludo questo breve messaggio di auguri invitando a leggere il Messaggio di Papa Francesco per la Giornata della pace 2018 (1° di gennaio):
Buon Natale!
Sandro Campanini
Coordinatore rete c3dem
23 Dicembre 2017 at 19:42
Intervista a Massimo Cacciari – 30 – 11 – 2017
“Natale non è solo dei cristiani In ballo c’è la nostra civiltà”
Il filosofo: «L’indifferenza avvolge cattolici e laici, non hanno presente il significato sconvolgente della festa»
Il Natale. Massimo Cacciari è un crescendo stizzito, quasi una filastrocca di imprecazioni: «Il Natale dei panettoni, il Natale delle pubblicità, il Natale dei soldi.
Il Natale oggi è una festina». E nel dirlo si avverte la smorfia di disgusto. La cronaca è un susseguirsi di episodi mortificanti: la scuola che abolisce il presepe nel segno del politicamente corretto, il parroco che ha paura di celebrare la messa di mezzanotte, la comunità che rinuncia ai canti tradizionali per non urtare l’altrui sensibilità. Il filosofo si spazientisce di nuovo, poi taglia corto come una ghigliottina: «Sono i cristiani i primi ad aver abolito il Natale».
Professore, vuole provocare?
«No, la verità è che l’indifferenza regna sovrana e avvolge un po’ tutti: i laici e i cattolici».
D’accordo, c’è un Natale dei pacchi e dei regali e poi?
«E poi, io che non sono credente mi interrogo: c’è un simbolo che ha dato un contributo straordinario alla nostra storia, alla nostra civiltà, alla nostra sensibilità».
Che cosa è per lei il cristianesimo?
«Il cristianesimo è una parte fondamentale del mio percorso, della mia vicenda, è qualcosa con cui mi confronto tutti i giorni».
Perché laici e cattolici oggi balbettano davanti all’evento che tagliato in due la storia?
«Perché non riflettono, perché non fanno memoria di questa storia così sconvolgente».
Dio che si fa uomo.
«Capisce? Non Dio che stabilisce una relazione con gli uomini, ma Dio che viene sulla terra attraverso Cristo. Vertiginoso».
Forse per lei e pochi altri.
«Appunto. La nostra società è anestetizzata, il Natale è diventato una favoletta, una specie di raccontino edificante che spegne le inquietudini».
Insomma non si difende più il Natale, come ha scritto sul «Giornale» Alessandro Sallusti, perché non si sa più cosa è il Natale?
«Esatto. Se posso generalizzare, e so che da qualche parte ci sono le eccezioni, il laico non si lascia scalfire da questo scandalo; l’insegnante di religione non trasmette più la forza di questa storia, ma se la cava con una spruzzata di educazione civica e il prete, spesso e volentieri, declama prediche, comode comode e rassicuranti, che sono un invito all’ateismo».
Un disastro.
«Si è perso l’abc. La prima distinzione non è fra laico e cattolico, ma fra pensante e non pensante. Se uno pensa, come pensava il cardinal Martini, allora si interroga e se si interroga prima o poi viene affascinato dal cristianesimo, dal Dio che si fa uomo scandalizzando gli ebrei e l’Islam».
Siamo alle prese con uno scontro di civiltà?
«Ma che scontro. Anche dalle loro parti si è persa la portata profonda del fatto religioso. Viviamo in un mondo che dimentica la dimensione spirituale».
Da dove può partire il dialogo con le altre religioni?
«Il dialogo parte dalla consapevolezza, ma se consapevolezza non c’è, allora prepariamoci al peggio. E infatti i cristiani sono, e so che da qualche parte c’è sempre un resto d’Israele, servi sciocchi del nostro tempo».
Insomma, che cosa manca?
«Manca il brivido davanti a una vicenda così rande, incommensurabile. Io vedo nei musei le scolaresche che sostano davanti ai quadri con soggetto religioso».
Ce l’ha pure con i liceali?
«No, ce l’ho con i loro professori e non solo con loro. Questi giovani ricevono nozioni di natura estetica, ma poi se ti avvicini e chiedi loro: chi è quel santo? È il Battista? È Paolo? È Giovanni? Ti guardano con occhi sbarrati, non sanno nulla, sono smemorati come il nostro tempo».
Cacciari, ma lei è sicuro di non credere?
«Il filosofo non può credere».
Questo, con rispetto, lo afferma lei.
«Il filosofo non può accettare la lezione cristiana, però è inquieto e riflette».
Dunque lei prega?
«La ricerca a un certo punto si avvicina alla preghiera. Certo, il fedele è convinto che la sua preghiera sia ascoltata, il filosofo prega il nulla. Però resta stupefatto davanti al mistero. E lo assorbe, come ho fatto nel mio ultimo libro su Maria: Generare Dio. Pensi, una ragazzetta che è madre di Dio. Da non credere, anche per chi ci crede».
Queste parole di Massimo Cacciari pongono a tutti la domanda: “Ma che cosa è veramente importante?” e a tutti ricordano che cos’è il Natale.
Buon Natale e Buon Anno