Il 16 gennaio il Corriere della Sera pubblica un editoriale critico di Ernesto Galli della Loggia sul futuro della Chiesa italiana e il suo rapporto con la politica (“Un destino parallelo”), in cui l’autore scrive che la Chiesa italiana negli ultimi venti anni, priva di una leadership all’altezza della situazione, si è divisa e non è riuscita a costruirsi un ruolo spirituale politico-culturale proprio. Il tema viene ripreso, sempre sul Corriere, il 19, da Luca Diotallevi (“Ritornare allo spirito del Vaticano II”), che concorda di fatto con il bilancio negativo del cattolicesimo italiano stilato da Galli della Loggia e scrive che tale inefficacia dipenderebbe dalla scelta, fatta alla fine degli anni Settanta, di abbandonare il cattolicesimo liberale di De Gasperi e Paolo VI, considerato troppo esigente, e di abbracciare una linea che era “un misto di specializzazione religiosa e irrilevanza sociale”.
CATTOLICESIMO ITALIANO IN CRISI
20 Gennaio 2014 | 1 Comment
3 Febbraio 2014 at 18:33
continua l’equivoco tra definizioni sui cattolici e altrettante sul cattolicesimo
continua il dibattito equivoco sul cattolicesimo democratico, nozione sempre diffusa e ingiustamente ritenuta intercambiabile con il concetto di cattolici democrartici
per troppo tempo il cattolicesimo è stato prestato alla politica intesa come costruzione di rapporti di forza e determinazione di alleanze, maggioranze e minoranze
ne ha vissuto a lungo le vicende di contrapposizione e di lotta tra le parti in lizza
sicchè a molti – purtroppo – è sembrato liberatorio poter parlare di “cattolicesimo democratico”, accettando così posizioni di schieramento, che non possono che concludersi in tristi faide tra settori (vorrei dire sette) di fedeli, pronti a tirare la stola di quel vescovo e quell’altro cardinale
il cattolicesimo non può che essere uno ed evangelico: sta poi ai cattolici e alla loro coscienza la scelta tra essere più o meno democratici, assumendosi le relative responsabilità
non mi sorprende che commentatori politici anche di elevata notorietà e talvolta degni di stima possano continuare a parlare di cattolicesimo democratico e non
certo che costoro fanno fatica a liberarsi del desiderio di avere come interlocutrice o controparte la chiesa stessa: questo conferisce importanza al confronto e crea immediate suggestioni, perfino di potere di potere
peraltro, la lunga storia della chiesa ci dice che di questo equivoco sono intrise anche larghe aree della gerachia e dei fedeli,
proprio per queso occorre essere definitivamente e inequivocabilmente determinati a non concedere nulla a coloro che continuano a non vedere le persone, perchè velate dall’istituzione
le ultime vicende dei nostri partiti (soprattutto nel pd, ma anche in qualche altro schieramento) hanno finalmente proposto persone capaci di combattere per le proprie idee, magari incarnado ideali trascendenti la singola persona, ma senza invocarli a copertura della propria limitatezza o per rafforzare posizioni di potere personale
mi pare questa la strada che giustamente finalmente si è riaperta dopo che l’aggettivo “cristiana” aveva sostituito l’antico “popolare” nel definire un partito che, anche per questo, è stato giusto che terminasse il suo percorso
ma dobbiamo continuare a insistere, ricordando che una costruzione culturale si conferma solo se chi la propone regge pedagogicamente il peso dell’esercizio necessario perchè la nuova nozione metta definitivamente radici in ambito diffuso nella società