Uscire dal marasma. L’iniziativa di Francesco Paolo Casavola e di Epta Forum

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“Non si può dire neppure che quella di oggi sia una crisi. Crisi vuol dire passaggio. Ma verso dove? Oggi viviamo in un marasma”. Francesco Paolo Casavola, già fucino, poi docente di Diritto romano, presidente della Corte Costituzionale per tre anni dal ’92 al ’95, successivamente  presidente dell’Istituto Treccani e di altre istituzioni importanti, non è ottimista sul futuro. Ma è ancora combattivo. Nato a Taranto, ha 82 anni. Nel 2010 ha dato vita ad un gruppo, Epta forum, che ha un suo sito on line (www.eptaforum.it). Si tratta di “un Think tank che vuole sollecitare chi ha idee originali a metterle a disposizione e a confrontarsi per il bene del Paese”, e che agisce “in una logica cooperativa, laicale, propria di un’etica personalista che va al di là degli steccati ideologici e utilitaristici”. Il sito non appare particolarmente aggiornato. Ma, nei giorni scorsi, il gruppo ha dato vita a Roma ad un incontro che forse qualche traccia, nel dibattito politico che attraversa il cattolicesimo italiano, lo potrebbe lasciare.

L’affermazione che non di crisi si tratti ma di un “marasma” Casavola l’ha pronunciata aprendo, presso i salesiani di via Marsala a Roma, l’incontro promosso da Epta Forum il 25 gennaio scorso. E ha aggiunto che l’incontro aveva lo scopo di provare a chiarire le idee in mezzo a tanta confusione. “Chi vi parla – ha confidato – si sente un superstite. Ma prima di andarmene voglio compiere il mio dovere. Voglio dare la mia opinione”. Poi, però, ha taciuto per tutto il giorno ascoltando i numerosi interventi che si sono succeduti. Solo alla fine ha tratto qualche breve, provvisoria, conclusione.

Nel corso della giornata si sono avvicendati a parlare Carlo Cirotto, presidente del Meic (gli ex Laureati cattolici), biologo; Francesco Gagliardi, che di Epta Forum è il direttore e che ha un ruolo nel Centro studi internazionali Luigi Sturzo e un incarico all’Università della Santa Croce (dell’Opus Dei); Leonardo Becchetti, economista, docente all’Università di Roma Tor Vergata, legato al gruppo degli “economisti civili” con Zamagni e Luigino Bruni; Mattia Ferrero, vicepresidente dell’Unione giuristi cattolici di Milano; Pietro LaCorte, medico, di Agire Politicamente della Puglia; Giuseppe Savagnone, docente di storia e filosofia a Palermo, direttore dell’Ufficio Cultura della Conferenza episcopale siciliana; Domenico Mugnaini, giornalista toscano; Nicola Graziani, giornalista e assistente all’Università della Santa Croce; Alfonso Barbarisi, docente di Chirurgia alla Seconda Università di Napoli; Dino Simone, avvocato a Bari e fratello di padre Michele Simone sj; Luigi D’Andrea, docente di Diritto costituzionale all’Università di Messina; Sebastiano Fadda, docente di Economia e politica del lavoro all’Università Roma Tre; Gustavo Piga, economista, docente a Roma Tor Vergata; Luigi Fusco Girard, docente di Economia ambientale all’Università Federico II di Napoli; Lorenzo Franchini, giurista, docente incaricato presso l’Università Europea; Cesare Mirabelli, presidente emerito della Corte Costituzionale; Daniele Ricciardi, avvocato, esperto di appalti pubblici; Gian Candido De Martin, presidente del Consiglio Scientifico dell’Istituto “Vittorio Bachelet”, docente di Istituzioni di Diritto Pubblico alla Facoltà di Scienze Politiche della Luiss; don Alessandro Fadda, salesiano, vice cappellano a Roma Tre; e alcuni altri.

Il dibattito ha oscillato tra due orientamenti: uno incline a porsi direttamente l’obiettivo di porre le premesse per la nascita, a breve, di una nuova formazione politica; l’altro più propenso a svolgere un lavoro educativo, a proporre idee, a elaborare pensiero politico. Questo secondo orientamento è parso prevalere abbastanza nettamente. All’inizio del dibattito è stato letto qualche passaggio di una lettera ai convegnisti di Giorgio Campanini, impossibilitato a partecipare. Esponeva una linea di mediazione. Diceva che era tempo di uscire dall’estemporaneità e di costruire una rete culturale e prepolitica, con l’obiettivo, dunque, non di varare un nuovo soggetto politico ma piuttosto di dare un contributo per costruire le premesse perché questo possa accadere in un arco di tempo più o meno lungo.

Per qualcuno, lo spazio di un nuovo soggetto politico c’è. Un partito di sola ispirazione cristiana. Un partito federale, capace creare una nuova classe dirigente. Un partito del 10-15 per cento, che si collochi tra Scelta Civica e il Pd. Ma non una fusione di partitini. Così, ad esempio, il giurista milanese Mattia Ferrero. Un partito che faccia una proposta accettabile anche a non cattolici, ha chiarito Nicola Graziani, per il quale la strada sarà lunga e l’esito resta incerto, ma l’importante è arrivare in tempi brevi a un documento programmatico di sintesi da discutere in ogni parrocchia italiana, e anche nei circoli del Pd. Così anche il chirurgo napoletano Alfonso Barbarisi, secondo il quale siamo in presenza di un’emergenza storica come fu nel 1948, che chiama i cattolici a ritrovare l’unità.

La maggioranza degli intervenuti è stata, però più cauta. Cesare Mirabelli ha sostenuto che si tratta di avanzare proposte argomentate che poi potranno incidere su chi ha responsabilità politiche; con l’avvertenza che è bene che nessuno abbia la pretesa di essere lui ad aggregare gli altri. Sebastiano Fadda, uno dei non pochi economisti presenti, ha ricordato l’esperienza fallimentare di Todi 1 e Todi 2, nonostante la nomina a ministri, nel governo Monti, di ben tre dei protagonisti di quei consessi. Lui, come molti altri, si sono soffermati soprattutto sui contenuti, piuttosto che sul contenitore. In ciò attenendosi all’ispirazione stessa di Epta Forum, il Think thank di Francesco Paolo Casavola, che per altro era l’organizzatore dell’incontro. Ma la volontà di tutti è stata quella di stringere i tempi e di arrivare per il mese di maggio, in tempo per le lezioni europee, ad avere un documento di sintesi da rendere pubblico.

A fornire materiale per i contenuti del documento sono stati soprattutto gli economisti, sostanzialmente concordi nel rigettare l’attuale politica economica europea incentrata sul rigore. Leonardo Becchetti ha parlato di “protezionismo etico”, cioè di sostegno alle aziende che hanno buona qualità sociale (l’azienda come “impresa civile”), e ha indicato una serie di iniziative già in campo per costruire un punto di vista e una pratica economica diversa: il Comitato zerozerocinque, che propone una mini tassa dello 0,05% sule transizioni finanziarie per frenare la speculazione e accumulare risorse contro la povertà (www.zerozerocinque.it); la rete Next, cioè un’alleanza di consumatori per una Nuova economia per tutti che sia socialmente ed economicamente sostenibile (www.nexteconomia.org); il movimento contro le slots machine (una campagna di mobilitazione dei cittadini contro il gioco d’azzardo, che premia i bar che rimuovono le macchinette mangia-soldi; il 10 maggio ci sarà un’iniziativa in questo senso a Roma).  Sebastiano Fadda ha proposto una revisione dei criteri di misurazione dello sviluppo (non solo il Pil ma anche il livello di distribuzione del reddito e gli indicatori dello Stato sociale), ha indicato la via dello stimolo alla domanda interna (non bastano le sole esportazioni) e ha messo in campo la richiesta di riduzione dell’orario di lavoro per ridurre la disoccupazione. Gustavo Piga, economista e animatore del sito online “Viaggiatori in movimento” (http://iviaggiatorinmovimento.it/ ), ha fatto un’interessante annotazione sul concetto di “pari possibilità” da sostituirsi a quello di “pari opportunità”. Ad esempio, le piccole imprese hanno per legge le stesse opportunità di partecipare a gare d’appalto ma vincono sempre le grandi, le quali possono fare offerte economiche più vantaggiose; di qui la proposta che lo Stato riservi una quota degli appalti alle piccole imprese per evitare che siano escluse di fatto. Così pure la mobilità sociale: i più poveri non proseguono a studiare, i più ricchi vanno all’estero; non servono le borse di studio, quanto invece politiche pubbliche di orientamento mirate ai più poveri fin dalla terza media. Piga ha poi proposto un referendum per abolire il fiscal compact: proposta che ha avuto ampi consensi.

Luigi Fusco Girard, economista ambientale, ha esaminato il tema dell’ambiente come fattore di rigenerazione di un’economia intesa come bene comune e come fonte di lavoro  e di ripensamento del rapporto con il territorio. Tema, questo, ripreso da più di un intervento, come quello del messinese Luigi D’Andrea. Gian Candido de Martin ha proposto di ripristinare il Servizio civile obbligatorio, come formazione alla solidarietà sociale, e ha fatto cenno alle esperienze in corso, ad esempio a Bologna, di attuazione del principio costituzionale (art. 118) che in sostanza apre ad un’amministrazione condivisa tra enti locali e cittadini.

Negli interventi le questioni ecclesiali hanno avuto uno spazio contenuto. Francesco Gagliardi ha ricordato l’interesse dei gesuiti p. Michele Simone e p. Francesco Occhetta a questo loro itinerario. Il palermitano Giuseppe Savagnone ha sottolineato il livello molto basso degli intellettuali cattolici di questi anni, sia quelli di destra che quelli di sinistra, che lui giudica accomunati dalla stessa cultura imperniata sull’individualismo possessivo, e ha però criticato la Chiesa che avrebbe una sua cultura molto diversa, incentrata sul bene comune, ma non la mette al centro della sua azione, e ha esortato a dedicarsi con forza alla educazione dei cittadini, dei giovani, per scardinare le basi culturali di quell’individualismo dominante. Ma senza limitarsi a parlare ad un’area cattolica. Savagnone, come hanno fatto altri intervenuti, ad esempio Lorenzo Franchini, dei giuristi cattolici, e lo stesso Cesare Mirabelli, ha criticato il riduzionismo della Chiesa italiana che per anni si è concentrata su alcuni cosiddetti valori non negoziabili trascurandone molti altri, di uguale importanza: il lavoro, l’economia, le migrazioni… Francesco Gagliardi ha osservato che le gerarchie eccllesiatiche hanno distrutto le scuole di formazione sociale e politica che si erano avviate negli anni Ottanta.

Verso la fine dell’incontro è intervenuto Franco Casavola. Il quale ha innanzitutto detto che l’obiettivo primo deve essere quello di educare i cittadini, a cominciare dal laicato cattolico. L’Italia, ha detto, è uno Stato senza nazione, perché “non c’è, e non c’è mai stato, nella storia italiana, il cittadino”. Il marasma di oggi, ha detto ancora, è conseguenza di questa assenza. Casavola ha richiamato papa Francesco e la sua intenzione di restituire al vangelo la missione di annunciare una nuova società. Ha osservato che la Chiesa non deve limitarsi a ribadire i compiti dei laici e dei sacerdoti, pensandoli come due categorie separate; ma deve tornare a fare come faceva la Chiesa primitiva, nella quale laici e sacerdoti discutevano alla pari. Discussione che deve toccare la vita quotidiana, con i suoi drammi. E questa comune attenzione ai drammi e ai problemi della società deve permeare la stessa celebrazione eucaristica, l’omelia del sacerdote e gli impegni che la comunità cristiana a prendere alla fine della celebrazione.

Casavola si è chiesto se, per questo compito educativo essenziale, serve “un interlocutore”. Un tempo si sarebbe pensato ai partiti, ma la società è cambiata, non è più quella del secondo dopoguerra, e i partiti non la riescono più a rappresentare. Di qui il distacco del cittadino comune. Oggi il Paese è governato sostanzialmente da un’oligarchia. C’è – dice Casavola – un partito padronale, poi ce n’è uno che è guidato da fuori il parlamento, e infine ce n’è un altro che ha malamente cercato di unire due partiti con diversa ispirazione. Per cui la scelta non è possibile. E c’è il rischio di un conflitto sociale profondo che metta una parte di cittadini contro l’altra. Per Casavola finchè i partiti sono questi non ci si può contare. Bisogna prima che si vada all’applicazione dell’articolo 49 della Costituzione. “Se facessimo il partito cattolico ora – annota – saremmo stritolati”.  Però si può, e si deve, “preparare al voto”. Casavola ritiene che si debba chiedere che vengano fatte le “giuste riforme” della Costituzione. E’ un errore, dice, dividersi tra chi è pro e chi è contro la Costituzione e la sua riforma. La prima parte della Costituzione non va toccata; ma la seconda parte “può essere modificata”. Il bicameralismo i costituenti non l’avrebbero voluto; e la riforma del Titolo V ha prodotto un contenzioso che durerà ancora parecchi decenni.

Impegnarsi in un compito di formazione. Ed esigere che siano fatte le riforme costituzionali e sia applicato l’articolo 49 sui partiti. Poi si vedrà. Così conclude Casavola. “Qualcosa del nostro impegno – dice – passerà  anche nella formazione dell’opinione pubblica e della classe dirigente”.

Conclusioni operative affidate a Francesco Gagliardi, coordinatore di Epta Forum. E’ ritornato sul contenitore: “Non credo che lo strumento più adatto, per ora, sia il partito. Semmai un movimento…”. Ma soprattutto ha ribadito l’intenzione di arrivare a maggio con un documento ricco di proposte su cui cercare di coinvolgere le forze sociali e le tante realtà associative presenti, cattoliche e non cattoliche.

 

Giampiero Forcesi

 N.B. L’incontro del 25 gennaio aveva alla base un documento preparatorio con scritti di Roberto gatti, Giuseppe Savagnone, Francesco Paolo Casavola, Ugo De Siervo, Sebastiano Fadda, Lorenzo Caselli, Luigi Fusco Girard, Andrea Maccarini

2 Comments

  1. Non ci accorgiamo che il movimento dei cattolici democratici e’ diventatato una accozzaglia
    di iniziative e di mini soggetti,che non hanno la forza e il consenso sufficienti per organizzare e guidare un soggetto federativo in grado di dire e di proporre un programma
    politico-sociale innovativo di ispirazione cristiana? Manca una personalità’,che si metta in
    testa di aggregare e di guidare questo nuovo soggetto federativo? E poi la Chiesa nelle sue
    diverse articolazioni religiose ed associative non sembra interessata a questa nuova iniziativa! Del resto tutte le scuole di formazione sociale e politica sono state affossate
    proprio dalle diocesi. Si continua a parlare a vuoto: scegliamo una personalità’ ed affidiamo gli con il consenso e l’apporto di tutti la missione di federare ed organizzare le tante frazioni dei cattolici democratici!

  2. Molto interessante e condivisibile…ma penso che bisognerebbe rinnovare “L’INVITO AI PASTORI” che Lazzati fece a conclusione del suo libro “Per una nuova maturità del laicato”, sperando che lo stesso venga accolto. Se non ci sono coscienze formate e convinte del dovere della “consecratio mundi” da parte dei laici, i laici stessi non si impegneranno……………..Ma le coscienze dei cristiani da chi vengono comunemente formate ??

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