Sul sito del “Corriere della Sera” torna la questione della chiusura dell’Agenzia del Terzo settore. Il decreto di soppressione e di trasferimento delle sue funzioni al Ministero del lavoro e delle Politiche sociali sta infatti per sta per essere trasformato in legge. E ciò accade contro il parere di tutto o quasi il mondo no-profit. Bernardo Iovene, il 4 aprile, ha intervistato il professor Stefano Zamagni. Queso il titolo: “Zamagni: «Disposti a lavorare gratis». Ma il Governo abolisce l’Agenzia del Terzo settore”. Sottotitolo: “Le funzioni dell’Agenzia sono state trasferite al Ministero del lavoro, compreso il budget di 750 mila euro. Dov’è il risparmio?”
La critica mossa da Zamagni va in profondità. Lui dice che il governo, e più in generale la stessa opinione pubblica, ha ancora una concezione bipolare: esiste il pubblico ed esiste il privato. Mentre, per Zamagni, la stessa Costituzione italiana ha una concezione tripolare, insieme al pubblico e al privato, esiste il civile. Sulla questione specifica il professor Zamagni sostiene la necessità che a svolgere il ruolo di controllo e vigilanza sul Terzo settore sia un organismo indipendente e non il Ministero.
Con una lettera al Corriere, pubblicata nuovamente sul sito del quotidiano, replica il Sottosegretario al Lavoro, Maria Cecilia Guerra, che rileva che la decisione di procedere al “superamento dell’Agenzia del Terzo settore, non discende da una sottovalutazione dell’importanza del Terzo settore stesso, ma anzi dal volergli assicurare un maggior sostegno nell’ambito delle strutture della Direzione generale per il terzo settore e per le formazioni sociali del ministero.
La Guerra ricorda anche la decisione del Ministero di dar vita a “un’interlocuzione costante e fattiva con il terzo settore e il volontariato sull’impostazione delle politiche che li coinvolgono”. Lo scorso 26 marzo, infatti, si è dato inizio a un tavolo permanente di confronto tra Governo, terzo settore e volontariato, coordinato dal Sottosegretario, e composto da rappresentanti del Forum Nazionale Terzo Settore, di CSVnet (Coordinamento Nazionale dei Centri di Servizio del Volontariato) e della ConVol (Conferenza Permanente delle Associazioni, Federazioni e Reti di Volontariato).
Ma la questione sottostante resta aperta. Zamagni dice che l’Italia, chiudendo l’Agenzia, si allinea ai paesi europei, che non hanno una tale realtà; ma, a suo avviso, così facendo, si disconosce quella che è una specifica – e molto positiva – caratteristica della società italiana, anzi della storia italiana, dal momento che il “civile” impegnato nel sociale risale, in Italia, al 1300. Rimane dunque aperta la discussione delle potenzialità, oggi, del Terzo settore in Italia, e più in generale della piena messa in valore delle risorse della società civile, ma in una prospettiva che non risenta di una sottovalutazione del ruolo dello Stato nell’offrire ai cittadini solide garanzie di in tema di tutela dei diritti sociali essenziali. (G.F.)