Compie cent’anni Vita e Pensiero e il rettore della Cattolica Ornaghi ricorda il Rettore padre Gemelli, un secolo di storia e di “cultura cattolica”. E ricorda che già sul fascicolo dell’1 dicembre 1914 era scritto: “Anche chi legge la rivista ne è collaboratore. Una rivista è una grande famiglia; chi ci legge fa parte della nostra famiglia e ci segue ed ama noi che la scriviamo, non perché diciamo cose grandi, ma perché diciamo agli altri come noi amiamo cose grandi… Da noi soli non saremmo capaci di sacrificio, da noi soli non avremmo entusiasmo; i lettori ci danno l’uno e ci rendono capaci dell’altro”. Così il numero di gennaio-febbraio 2014 ricorda la sua storia riproponendo qualche scritto di allora ed impegnandosi a leggere le sfide di oggi sulla scena mondiale, nelle speranze e contraddizioni della cultura e della politica e del costume. Tra gli altri un intervento del gesuita padre Antonio Spadaro dal titolo “Ma non è un’eresia cercare Dio online”.
Al tema dei “mutamenti culturali e nuova evangelizzazione” è dedicato il numero 2/14 di Presbyteri, rivista rivolta prevalentemente ai sacerdoti, ma spesso assai interessante anche per i cattolici laici, grazie al suo spirito aperto. Tanto più su questo fascicolo dedicato a capire che cos’è (prima ancora di come va realizzata) la nuova evangelizzazione di cui Giovanni Paolo II cominciò a parlare trent’anni fa. Non c’era la volontà di gettare via la vecchia o di rovesciare i criteri di dialogo e annuncio del vangelo. C’era però, e fu dichiarata con ammirabile chiarezza, la coscienza della novità, di un mondo nuovo che nasce. Lo si chiami società liquida oppure epoca postmoderna. Certo il mondo è cambiato, ci dice Presbyteri, ma l’evangelizzazione dev’essere sempre segnata e quasi animata dalla “gioia del vangelo”, l’Evangelii gaudium, il primato della grazia, dell’amore, del dono, della vita comune, dell’apertura del cuore. Le pagine di Presbyteri (autori tra gli altri Felice Scalia, Roberto Beretta, Domenico Sigalini, Diego Andreatta, Tullio Citrini, P. Antonio Viola) offrono un utile contributo a riflettere sul tema e sull’urgenza pastorale che esprime.
Un’ampia e bella lettera di Raniero la Valle a padre Alberto Simoni, animatore di Koinonia viene pubblicata sul numero di marzo della stessa rivista, semplice ma fraterna e piena di spirito, curata dalla comunità domenicana di Pistoia. La “lettera” è un testo che riflette, con spirito di amicizia e dialogo, sulla storia della nostra chiesa in questi anni e sulle speranze aperte da papa Francesco, e soprattutto dalla graduale riscoperta del Vangelo, dal ritorno al Concilio che si legge in tante coscienze. Conclude La Valle: “…ciò permette al papa sia di avviare una vera riforma della Chiesa, fino a dettagli molto umani (tenere aperte le porte degli edifici di culto) sia di porre la questione dello stato del mondo, che giace sotto la signoria del danaro, è dominato da un sistema di oppressione e di esclusione che rischia di sprofondare, nell’indifferenza, verso la sovversione dello stesso creato. E noi…che cosa aspettiamo?”.
Il fascicolo mensile di “documentazione” (che si alterna a quelli di “attualità”) della rivista bolognese Il Regno è da decenni prezioso e interessante strumento di aggiornamento per molti credenti laici e preti (e vescovi). Ma da quando c’è papa Francesco e varie realtà ecclesiali si stanno svegliando, è diventato anche una lettura piacevole e a momenti sorprendente. Permette, infatti, di leggere testi che altrimenti sarebbero conosciuti solo nella sintesi giornalistica (o rileggibili in volume dopo anni). Così capita di aspettare Il Regno- documentazione (in questo caso il n5/14) per rileggere per esempio le parole pronunciate dal Papa e dal cardinale Parolin durante il Concistoro ordinario pubblico per la creazione dei nuovi cardinali e nella successiva concelebrazione, quando Francesco ha esortato: “amiamo coloro che ci sono ostili; benediciamo chi sparla di noi, non aspiriamo a farci valere, ma opponiamo la mitezza alla prepotenza; dimentichiamo le umiliazioni subite…, il cardinale entra nella Chiesa di Roma, fratelli, non entra in una corte. Evitiamo tutti e aiutiamoci a vicenda ad evitare abitudini e comportamenti di corte: intrighi, chiacchiere, cordate, favoritismi, preferenze”.
(a.bert.)