Col numero di giugno Koinonia arriva al n 400. Una rivista estremamente semplice della forma, nata 40 anni fa come foglio di collegamento a Querceto (Sesto Fiorentino) nel 1976 e poi via via diventato strumento di dialogo per un’associazione e una comunità di lettori con una redazione-tipografia che oggi è a Piazza San Domenico di Pistoia a cura di R. Scianò, A.B. Simoni, A. Caligiuri, G. Mori, A Tarquini. In copertina del fascicolo 400 c’è una domanda: Valse la pena? e una risposta: Tutto vale la pena se l’anima non è piccola (F. Pessoa). Tutto l’impegno di quarant’anni si può riassumere nel “programma” che la rivista si poneva 40 anni fa: “Credere al vangelo ci porta sempre di più verso una chiesa che non sia solo di credenti senza essere comunità e non sia solo comunità senza essere di credenti”. Si potrebbe dire che questo era anche il progetto, o almeno lo spirito fondamentale, del Concilio come papa Giovanni l’aveva sognato. Ed oggi, grazie allo Spirito e all’impegno di tanti credenti come gli amici di Koinonia, possiamo dire che qualche passo in avanti si è fatto davvero, e che… possiamo e dobbiamo continuare con l’aiuto e la forza dello Spirito. Così auguriamo a Koinonia di continuare con gioia e con frutti!
E con lo stesso spirito (e talora con gli stessi nomi, ad esempio quello di Ugo Basso e dello stesso padre Simoni!) lavorano “i galli”, come amavano chiamarsi i fondatori e redattori de Il Gallo, il mensile genovese che da ancora più anni semina idee e spirito nella Chiesa italiana con la sua carta giallina e la scrittura fitta (intensa e profonda). Sul numero di giugno tra le molte cose belle si può leggere un intervento molto interessante di Giannino Piana su “l’etica sociale di papa Francesco”; si tratta di un aiuto prezioso a capire lo stile, lo spirito e la prospettiva aperta dal Papa: “un’etica non ideologizzata consente di creare un equilibrio e un ordine sociale più umano”.
A Papa Francesco che lo scorso settembre aveva visitato il Centro Astalli, ove i gesuiti di Roma accolgono profughi e rifugiati , sono dedicate alcune belle riflessioni del mensile Servir (n 6/2014) che completa l’informazione e la riflessione con due belle interviste: l’una a suor Maria Pia Sberna, impegnata nell’accoglienza dei rifugiati; e l’altra ad Alhagie, ospite della comunità.
Illusioni e delusioni del campionato mondiale di Calcio che si è svolto in Brasile stanno ormai scomparendo anche dalla nostra memoria. Dopo esser scomparse dalle pagine dei giornali. Ma restano le considerazioni, le domande, le opinioni e i giudizi che lo sport di massa e la comunicazione “mondiale” suscitano. Anche sulla stampa “impegnata”. Sul Segno, il mensile per i soci adulti di Azione cattolica, Luigi Garlando (giornalista della Gazzetta dello sport, intervistato sul numero 5/6 da Alessandra Gaetani) spiega quel che c’è dietro la vetrina illuminata e la festa collettiva dei “mondiali”: c’è la contraddizione sociale delle favelas, gli interessi degli sponsors, la cultura dell’evasione e dell’immagine. Al di là della cronaca sportiva c’è l’illusione di massa, la gestione dell’emotività. Ma c’è anche la vita, l’impegno, le speranze di tante persone, giocatori e spettatori.
Anche ItaliaCaritas (giugno) dedica la copertina a “il pallone tra gli squilibri” . La rivista della Caritas italiana intervista la direttrice della Caritas brasiliana su diseguaglianze, problemi della società brasiliana (il più alto numero di omicidi giovanili, violenze…); e ricorda che “parte della società civile organizzata ritiene che gli investimenti per i Mondiali avrebbero potuto risolvere metà dei principali problemi sociali, soprattutto nelle città che hanno ospitato le partite …”.
(a. bert.)