Il gruppo dei “Viandanti”, sul suo sito (http://www.viandanti.org/) del 10 maggio 2012, ha pubblicato un intervento di Raniero La Valle sugli strumenti della comunicazione sociale. La Valle prende spunto dal documento conciliare Inter mirifica, che giudica “giustamente dimenticato”, in quanto “mediocre”, ma che pur contiene “degli spunti di indubbia novità”, come il riconoscimento dell’importanza delle “opinioni pubbliche”, le quali vanno informate e rese partecipi di quanto avviene. Anche di quanto avviene nella Chiesa, dice La Valle.
L’informazione religiosa, per La Valle, non dovrebbe puntare agli scoop su qualche missiva vagante in Vaticano, ma dovrebbe cercare di “far capire che cosa veramente nella Chiesa sta avvenendo”. E, “per corrispondere a questo compito l’informazione religiosa dovrebbe calarsi nei processi in atto nella Chiesa e far capire all’opinione pubblica (soprattutto ecclesiale) quali sono le vere alternative che si stanno giocando in questa fase di transizione aperta dal Concilio e in parte chiusa dalla Sede romana, riguardo alla pastorale, alla teologia e alla missione della Chiesa”. La Valle porta due esempi: i lefevriani e la liturgia. Temi di grandissimo rilievo, che la stampa non ha saputo raccontare come doveva (e come ancora potrebbe).
La Valle conclude la sua analisi dicendo che l’informazione religiosa ha ora un compito assai rilevante nella ormai imminente ricorrenza dei 50 anni del concilio Vaticano II, e dell’Anno della fede, voluto da Benedetto XVI. Un compito che ha al suo centro la questione dell’interpretazione stessa del concilio: come continuità o come discontinuità (rottura) o come riforma? Per La Valle, concretamente, i problemi che una informazione religiosa adeguata dovrebbe assumere oggi sono quelli contenuti in questo interrogativo: “quali ‘aggiornamenti’ sono avvenuti sul piano pastorale, dottrinale, liturgico, istituzionale?” nel concilio?
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