Le primarie in Emilia-Romagna: un rito inutile

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L’articolo tocca una questione specifica, le primarie del Pd a Reggio Emilia, ma rinvia a una questione più generale sempre più evidente: l’indebolimento dei partiti e il drastico ridursi della partecipazione politica dei cittadini. La cosa riguarda la destra come la sinistra. Ma nel Pd sta emergendo in modo vistoso, non solo per il calo nettissimo degli iscritti ma anche per lo stile della leadership di Renzi che, se pur muove il consenso di ampi settori dell’opinione pubblica, crea notevole sconcerto nella parte più avvertita dell’opinione pubblica stessa. Sono temi che meriterebbero di essere discussi su c3dem

 

Il film a Reggio, quando si tratta di risultati elettorali, è sempre bello, i risultati sono sempre un successo per la sinistra, così  almeno per i vertici democrat del PD reggiani, anche quando siamo di fronte ad una debacle. Assistiamo non solo alla fine ingloriosa del modello emiliano, segnato dalla ancora poco chiara vicenda  Richetti/Bonaccini, ma ad un default clamoroso, che segna la sfiducia degli stessi iscritti al partito, che non vanno più a votare, visto che non possono farci niente per scelte calate dall’alto. A votare, in quasi tutte le provincie, sono andati meno della metà degli iscritti al PD (75.000 in Emilia-Romagna) e intorno ad un terzo (155.000) dei  partecipati alle primarie per i parlamentari del 20 dicembre 2012 (peraltro in un periodo poco propenso al voto).

 

Bonaccini, uomo dell’apparato modenese PCI-DS-PD, è stato dunque votato da 34.751 persone. Aveva un solo avversario, Roberto Balzani, un valido ex-sindaco di Forlì, persona che non ha mai fatto la politica come mestiere, che ha preso 22.285 voti. Va segnalato che nel 2009, con due avversari, lo stesso Bonaccini era stato eletto segretario regionale alle primarie del Pd con circa 190.000 voti. Avete capito bene, centonovantamila voti li aveva presi lui, senza contare quelli degli altri due candidati. La sua quindi è una mezza vittoria, pure lui ha fatto un flop clamoroso.

 

Non è assolutamente vero, che si aspettavano questi risultati. Anzi i voti questa volta hanno superato ogni più pessimistica previsione. Le attese numeriche di fonte democrat uscite nei giorni scorsi per la Regione andavano da 250.00 a 400.000; per Reggio Emilia andavano da 20.000 a 25.000, quando invece ai seggi regionali sono andati solo in  una modesta cifra di 58.119 votanti, e a Reggio sono stati solo un sparuto gruppo di 5.519 persone. A Reggio, in alcuni degli 80 seggi, rigorosamente aperti dalle otto alle venti di sera, si sono fatti vedere solo poche manciate di elettori. Infatti  prendendo le previsioni più pessimistiche  prima indicate, nella  media della regione  il calo è stato del 76%  e a Reggio Emilia del 70% circa. Sono quindi, e a dir poco, penose  le dichiarazioni a botta calda dal segretario provinciale  di Reggio Emilia, Costa, che tende a minimizzare il risultato senza dare una risposta politicamente e culturalmente adeguata.

 

Cosa dire allora di queste primarie? 1) che sono un strumento inidoneo per una vera democrazia rappresentativa, secondo la più consolidata tradizione europea (Germania, Inghilterra, Spagna); 2) che sono diventate uno specchietto per le allodole, per dimostrare  che si è “molto” democratici, che si sente la base; 3) che nascono da un errore politico-istituzionale profondo, quello del Presidente eletto direttamente e separatamente dal Consiglio Regionale (impropriamente detto governatore), sistema introdotto negli statuti regionali dalla scellerata moda politica allora vigente, peraltro senza che fosse strettamente obbligatorio in base alla riforma Costituzionale del 2003; 4) che hanno un senso in un sistema presidenziale dove ci si deve identificare “forzatamente” con un capo (è quello che piace al premier nostrano), però fanno esacerbare le contrapposizioni personali, che fatalmente poi diventano di gruppo, e di gruppi sempre più ristretti ed autoreferenziali.

Non c’è, o comunque non viene ricercata, la mediazione, che è il cuore della politica! Non si sente più la necessità di discutere ed approfondire le questioni fra i militanti. Infatti ormai anche nel PD si fanno solo riunioni o per le campagne elettorali o per le primarie, dove non c’è dibattito ma solo  un ascolto del tipo convention aziendale per la “forza di vendita”. Ecco perchè queste ultime primarie sono diventate un teatrino, che allontana dalla politica, in sostanza un rito inutile. Ci vanno solo i creduloni in buona fede e i capi degli apparati del partito, più per dovere di immagine che per crederci realmente!

 

Luigi Bottazzi , presidente del Circolo di cultura “ G. Toniolo “ di Reggio Emilia

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