I dati, riferiti al 2011, presentati ieri a Milano dal gruppo Sel lombardo. Il picco massimo di obiettori all’ospedale S’Antonio Abate di Varese. E il partito di Vendola chiede l’abrogazione dell’obiezione di coscienza. Ma Kusterman (Mangiagalli) ricorda: “Non può essere eliminata”.
In www.quotidianosanita.it, 2 febbraio 2012
Aborto? No grazie. I ginecologi, anestesisti e infermieri obiettori alla legge 194 in Lombardia sono la maggioranza. Nel 2011 su 888 ginecologi, 564 ha esercitato l’obiezione di coscienza, cioè il 64%. Più basse, ma sempre consistenti, le quote di obiettori nelle altre categorie professionali: il 42% degli anestesisti (602 su 1.459) e il 43% degli infermieri (1.221 su 2.832). E’ quanto emerge dai dati presentati oggi da Chiara Cremonesi, gruppo Sel nel Consiglio regionale della Lombardia, sulla base di una rilevazione della Regione effettuata nell’anno appena trascorso. Il picco massimo di medici obiettori spetta all’azienda ospedaliera Sant’Antonio Abate di Varese, dove i non obiettori sono appena 2 su un totale di 23. Seguono a ruota Como e Sondrio, con soli 3 non obiettori su un totale di 26 e 19 operatori rispettivamente; l’ospedale Niguarda di Milano, dove si contano soltanto 4 non obiettori su 24; l’ospedale di Cremona, con 4 non obiettori su 19, e Treviglio con 4 su 28. Nella lista degli ospedali con un boom di ginecologi e ostetrici obiettori rientra anche l’azienda ospedaliera di Crema con 4 non obiettori su 12 operatori. Spiccano anche i casi del Policlinico San Matteo di Pavia, con soli 5 non obiettori su un totale di 16 fra ginecologi e ostetrici, dell’ospedale di Lecco con 6 non obiettori su 21, dei Riuniti di Bergamo e del San Paolo di Milano con 7 non obiettori su un totale rispettivamente di 27 e di 19.
Insomma, in molte strutture lombarde interrompere una gravidanza, scelta di per sé già difficile per una donna, è quasi impossibile. Ci sono “zone più isolate come Sondrio – spiega Cremonesi – in cui le difficoltà diventano enormi e abortire è una corsa a ostacoli, visto che nell’azienda ospedaliera della Valtellina i non obiettori sono solo 3 su 19. In situazioni estreme dove si registrano picchi di obiezione di coscienza fra ginecologi e ostetrici, considerando anche i turni, si rischia di avere un solo camice bianco disponibile a praticare l’aborto”. E casi limite si registrano anche tra il personale non medico. Sempre a S. Antonio Abate di Gallarate tra il ‘personale sanitario non medico’ si contano 42 obiettori su 46.
Se gli obiettori aumentano, il numero di ivg in Lombardia cala. Si è passati infatti dai 19.700 aborti eseguiti nel 2009 ai 18.959 del 2010. “Andando a guardare i numeri più da vicino però – sottolinea Cremonesi – si possono rilevare alcuni segnali preoccupanti. Vi sono infatti dislivelli fra i numeri degli aborti eseguiti in alcune Asl e quelli molto più alti delle donne residenti nella zona che hanno abortito. Differenze che si osservano soprattutto nelle aree in cui ci sono ospedali ad alta concentrazione di obiettori. Il che ci fa pensare a una migrazione a cui sono costrette le donne che vogliono interrompere una gravidanza. Questa situazione si può osservare per esempio nell’Asl di Como: le strutture che rientrano nel territorio di questa azienda sanitaria locale hanno eseguito in tutto 578 Ivg, ma le donne residenti nello stesso distretto che hanno abortito sono molte di più: 791”.
A sostegno della sua ipotesi, Cremonesi fa anche l’esempio di Milano. “Nell’Asl del capoluogo lombardo si contano 6.452 ivg, un numero maggiore rispetto a quelle eseguite sulle residenti, cioè 4.112. Questo dato ci fa pensare che il capoluogo raccoglie pazienti anche da fuori città”.
”Avere una quota consistente di ginecologi obiettori per l’aborto è un grosso problema soprattutto per le strutture piccole, perché quelle grandi riescono comunque a garantire il servizio – aggiunge Alessandra Kustermann, responsabile del servizio di Diagnosi prenatale dell’ospedale Mangiagalli di Milano e ginecologa non obiettrice – E poiché il servizio va comunque dato, in molte strutture ci sono i cosiddetti ‘gettonisti’, cioè persone esterne pagate per fare sedute di interruzioni volontarie di gravidanza secondo la legge 194”.
Per far fronte al problema, Sel rilancia la proposta del giurista Stefano Rodotà di abolire l’obiezione di coscienza e assumere negli ospedali solo medici non obiettori. Ma secondo Kustermann l’obiezione di coscienza non può essere eliminata, ”perche’ non si può costringere una persona fortemente contraria all’aborto a praticarlo ugualmente. Certo e’ che fare obiezione e’ una scelta un po’ contraddittoria se si dice di essere al servizio delle donne. Quello che bisognerebbe fare e’ controllare meglio l’obiezione, perché in molti casi e’ più una scelta di comodo. Ciò non significa che i medici che praticano gli aborti non fanno carriera. Anzi. A Milano, che si dice essere la patria di Cl, c’è la più alta concentrazione di primari ginecologi non obiettori: lo sono infatti all’ospedale Sacco, San Paolo, Mangiagalli, S. Carlo e Buzzi”.
(Adele Lapertosa)