Sappiamo, vediamo – e l’abbiamo già detto – che la vita ecclesiale attraversa una stagione molto difficile. Ma anche nella “città dell’uomo”, nella quale tanti credenti sono impegnati con passione, si diffonde un sentimento crescente di delusione e di sospetto reciproco. Ogni giorno la lettura dei giornali ci convince che viviamo in un mondo ingiusto e temibile. La classe politica, nel suo complesso, non è degna di fiducia (e infatti i cittadini ne danno un pessimo giudizio). Ma i grandi manager, che guadagnano non il doppio né dieci volte tanto rispetto ai loro dipendenti e collaboratori, ma cento o mille volte e più …, non sono diversi dai ladri; e forse sono più responsabili moralmente. Anche i cittadini perbene, commercianti, professionisti evadono lietamente le tasse. L’imbroglio del calcio-scommesse sembra sostituire lo sport. La società è sempre meno una “comunità”; viene meno la “colla”, la fiducia reciproca, la speranza comune. La “Costa Concordia” è stata letta, forse giustamente, come la metafora del nostro Paese. Un grande paese che affonda per manovre sbagliate, esibizionismo, incompetenza, pubbliche e private debolezze. Più che “liquida” la società sembra “liquefatta”. Anche perciò la situazione economica, sociale, morale (e i suicidi…) peggiora via via.
“Niente è per sempre”, ha scritto con giusta severità Adriana Cerretelli (IlSole24 ore, 5 giugno), “Non il benessere né la democrazia, né la pace. Men che meno l’euro e l’Europa. Niente è per sempre, a meno che non si vogliano davvero difendere le conquiste fatte e si sia disposti a battersi per non perderle”.
È bisognerà difendere anche la Costituzione che gli aspiranti stregoni vorrebbero manomettere e svuotare senza neppure un adeguato dibattito, come denunciano con giustissima inquietudine Raniero La Valle e i Comitati Dossetti (Koinonia n 6/2012) e Ugo De Siervo (La Stampa, 5 giugno). È ovvio che in un simile contesto cresca la paura. Certo: la situazione sarebbe stata anche peggiore senza il coraggio del presidente Napolitano, l’impegno di numerosi magistrati, di alcuni politici, imprenditori e di tanti cittadini anonimi. Ma talvolta nei momenti difficili emerge ciò che vale; e il terremoto in Emilia ha mostrato, insieme a tante negligenze del passato, anche la voglia di resistere, di ricostruire, di essere solidali e generosi. E don Ivan ne è il simbolo luminoso: morto nella sua chiesa per “salvare” la statua della Madonna, in uno slancio di libertà e di amore. A qualcuno potrà sembrare che sia stato un gesto inutile e ingenuo, ma io credo che sia stato un miracolo della gratuità; e un segno di speranza. Viene in mente, per contrasto, l’abuso pubblicitario che i governanti di allora, insieme con i capi delle Nazioni, fecero dell’Aquila distrutta dal terremoto, e ora tradita e abbandonata dopo tanta esibizione mediatica.
20 Luglio 2012 at 07:56
Buon lavoro, amici
stamattina ripensando ai vostri scritti sceglievo quali erbacee considerare erbacce e quali lasciare proliferare in giardino.
Il Philopantus era quasi soffocato da una Vitalba, che ho sradicato.
La Rosa Banksia invece può continuare a convivere con un Convolvolo – è sufficiente eliminare le spire che si avvolgono sul i rami della Rosa, lasciando entrambe le piante sviluppare le proprie radici e i propri rami autonomamente -.
Con viva cordialità
Maria Vittoria Cavina
“architectura firmitatis utilitatis venustatis pia ratio in bonum est”