“NESSUNO PUÒ CHIEDERCI DI NON ACCOGLIERE!”. LETTERA DI MONS. OSCAR CANTONI, VESCOVO DI CREMA

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A Crema il vescovo Oscar Cantoni ha destinato l’ex-convento delle Ancelle ad accogliere dei profughi presi in carico dalla Caritas. La collocazione è, però, stata cambiate per le proteste di piazza dei genitori della scuola dell’infanzia cattolica che è ubicata nello stesso edificio. Il vescovo, pur di non creare divisioni nella chiesa, ha accettato l’umiliazione di fare un passo indietro, ma ha scritto questa bella lettera. DI SEGUITO IL TESTO INTEGRALE DELLA LETTERA.

“Nessuno può chiederci di non accogliere e abbracciare la vita dei nostri fratelli, soprattutto di quelli che hanno perso la speranza e il gusto di vivere. Come è bello immaginare le nostre parrocchie, comunità, cappelle, non con le porte chiuse, ma come centri di incontro tra noi e Dio, come luoghi di ospitalità e accoglienza”.

E’ questo uno degli ultimi appelli, ma non l’unico, che Papa Francesco ha indirizzato al mondo nell’ omelia pronunciata domenica scorsa, 12 luglio, durante la S. Messa in Paraguay. Sono parole forti e scomode, che interessano tutti i cristiani delle singole Chiese, chiamati a far fronte, come nel nostro caso, tra le tante persone da accogliere (senza dimora, poveri, ragazze di strada, padri fuori di casa, ecc.), anche ai profughi, dal momento che l’accoglienza fa parte della natura stessa della Chiesa,  comunione trinitaria.

Mi si permetta, innanzitutto, di constatare come sia ben strano che il Papa, sostenuto da un consenso universale e applaudito da tutti, venga poi sistematicamente censurato quando non concorda con le interpretazioni ideologiche, con gli schemi mentali o spirituali di certi gruppi o di persone, anche singole, soprattutto quando invita a una vera riforma della Chiesa in capitis et in membris attraverso scelte che richiamano pastori e laici a una “Chiesa in uscita”, verso tutte le periferie, dal momento che i poveri, tutti i poveri, quindi anche i profughi e i rifugiati, sono al cuore del Vangelo, ma anche nel cuore stesso della Chiesa.

Come sapete, in queste ultime settimane, le Chiese di tutta la Lombardia sono state interpellate dalle diverse Prefetture per organizzare in emergenza l’accoglienza di molti profughi. Si è trattato di un appello urgente, che non dava tempo per troppe ponderazioni comuni. Sia pure in misura molto ridotta, a differenza delle altre diocesi, anche la nostra piccola Chiesa di Crema non ha potuto, né voluto, sottrarsi a questa ingiunzione della prefettura di Cremona, non certo per supplire i doveri della comunità civile, nè per mettersi in mostra, ma esclusivamente perché si tratta di utilizzare evangelicamente una precisa opportunità, che oggi la storia ci presenta e da cui non possiamo sottrarci, dal momento che accogliere i nostri fratelli in umanità, chiunque essi siano e da qualunque parte essi provengano, fa parte della “misura alta” della vita cristiana.

La fraternità accogliente è l’immagine che la Chiesa profeticamente è chiamata ad offrire al mondo, dal momento che essa vuole essere degna immagine del suo Signore, che non giace passivo di fronte a nessuna delle sofferenze delle persone, e volendo seguire i suoi insegnamenti, evangelizza mediante la carità, che è la testimonianza più efficace e credibile. Mi auguro che queste mie considerazioni siano valutate da tutti, almeno da chi non si accontenta di essere discepolo di Gesù solo di nome, ma anche di fatto, da chi dice di voler tutelare i “valori cristiani”, anche quando, come precisamente nel nostro caso, l’arrivo di profughi può destare perplessità e scontento, tensioni e irritazioni, come in parte è avvenuto in questi ultimi giorni a Crema (e mi duole constatarlo!).

D’altra parte la Chiesa, per la sua stessa funzione educativa, non può accettare di sottrarsi nel plasmare nei suoi figli una reale mentalità di accoglienza, anche se sappiamo che non tutti recapiscono immediatamente questi contenuti, cristianamente esigenti. Il “demone della paura” dell’altro, del diverso da noi, dello straniero, tende a prevaricare su tutto, porta spesso a generare tra la gente sospetti, ansie e inquietudini , rinunciando ad apprendere l’arte del convivere fra diversi, che oggi è ineliminabile nel nostro mondo. Il clima infuocato, a livello internazionale, certamente scoraggia chiunque, anzi porta ad identificare quanti giungono tra noi immediatamente come dei terroristi, portatori di strane malattie, e via di questo passo… Certe reazioni sconsiderate e irrazionali, come quelle del mancato dialogo tra i genitori della Manziana (Ancelle) e i gestori della Caritas, nell’incontro di martedì sera, con toni poco edificanti, sono proprio il frutto di una mentalità fondata sulla paura.

Certo, occorre riconoscere che, venendo tra noi, i profughi, accolti come ospiti, obbligano un po’ tutti a “restringerci”, facendo loro spazio: insomma, i profughi sono scomodi, ci infastidiscono, anche perchè occorre mettere in conto qualche sacrificio personale e di gruppo. Tuttavia insieme ci scuotono dal nostro perbenismo, fondato sul pensare solo a noi stessi o ai nostri figli, spesso oltremodo protetti e  contemporaneamente lasciati poi a loro stessi… Non è certo allontanando i profughi che diamo un valido sostegno educativo ai nostri figli, i quali, in un futuro prossimo, considereranno come infelice la scelta di aver isolato i rifugiati, sottraendoli al loro
sguardo.

Non sono mancate in questi giorni opportuni confronti con gli animatori della nostra Caritas diocesana (a cui rinnovo la mia fiducia!) circa i possibili luoghi in cui accogliere qualche decina di profughi che la Prefettura di Cremona intende assegnarci. Le valutazioni sono state sofferte e oculate. Non siamo nè degli ingenui nè degli sprovveduti: avvertiamo i possibili rischi, anzi si è cercato di prevenirli con ogni mezzo. Si è scelto la parte retrostante la scuola Manziana di via Cesare Battisti 2, che tra l’altro ha avuto i pieni consensi della ASL locale, e sono state garantite tutte le sicurezze necessarie per evitare possibili incontri tra i nuovi ospiti con i bambini della
scuola dell’infanzia.

La tenace e strenua opposizione dei genitori con bambini nella Scuola Manziana (Ancelle) mi consiglia di trovare altre soluzioni non appena sarà possibile, rinunciando a un ambiente, da competenti organi della Caritas diocesana ritenuto idoneo e,  lo sottolineo, sicuro. E’ una forma prudenziale che mi sento di prendere, che però non  può essere considerata un atto di codardia. Certamente nella Chiesa non è valida la teoria che vince chi grida di più, come questa mia decisione potrebbe essere erroneamente interpretata da qualcuno. Questa mia scelta è piuttosto un vero atto di umiliazione, che accetto volentieri per difendere e promuovere l’unità della Chiesa
(che è il bene più grande!) e così non fomentare ulteriori divisioni, dovendo, però, anche dolorosamente ammettere che molti genitori della Scuola Cattolica sì la frequentano e la usano, ma non utilizzano o comprendono le finalità educative che essa propone, tra cui proprio l’accoglienza!
Questi segnali che Dio permette sono ulteriori prove di come la vita cristiana sia esigente per tutti e quanto siamo distanti da quegli ideali che essa propone! Un motivo di seria considerazione, ma anche di decisa conversione, per pastori e gregge!

+ Oscar Cantoni, vescovo di Crema

 16 luglio 2015.

*  (Per saperne di più: Christian Albini, “La paura e il rifiuto“)

 

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