Ci scusiamo per aver pubblicato l’articolo con alcuni giorni di ritardo
In questi mesi, mentre Salvini – insigne e sragionante eroe del nostro tempo – ci deliziava con la sua lectio magistralis sugli immigrati, vergognosa sotto tutti i punti di vista, e schierava il suo partito come un’efficiente macchina da guerra contro chiunque scappi da guerre, povertà, disastri ambientali, per gonfiare i suoi consensi sfruttando tutte le paure alogiche che marcano le masse italiane, dov’erano gli intellettuali e i politici a frenare le sue buzzurre asserzioni che marcano la sottocultura destroide? Come mai nessuno ha alzato la voce in modo veemente contro Salvini e la stampa reazionaria (incluse televisioni ispirate a una cultura neofascista) che ha fatto da sponda o ha cavalcato le istanze negative seminate dalla Lega per manovrare le paure, le pulsioni delle persone meno acculturate e avvedute? Possibile che nessuno dica in modo esplicito a questo campione negativo della lotta all’immigrazione (la cosa goffa è che si definisce cattolico senza sapere che la parola significa universale e quindi aperto a tutti) come stia di fatto innescando una battaglia inutile, facendogli capire che si combatte la povertà e non i poveri, secondo le esperienze di punta del cristianesimo e non solo? A me pare che tutti i circoli conservatori più retrivi si attardino a combattere gli effetti, cioè i poveri, e non i sistemi politico – economico – sociali che li producono di fatto, e sono le vere cause profonde del disastro in corso (non siamo ancora alla caccia all’uomo, ma se nessuno lo contiene potremmo scivolare in questa deriva, visto che capeggia un movimento che raccoglie molti consensi).
Non sarebbe il caso di cogliere, da tutto quello che sta succedendo, alcuni spunti per far crescere il nostro popolo dal punto di vista culturale (aspetto vitale e imprescindibile per le sfide che abbiamo davanti)? Ricordo, nei decenni che abbiamo alle spalle, grandi fette della società odierna catturate e distratte dal consumismo con le sue suggestioni legate al godere, consumare, apparire. Se si cercava di dialettizzare su quanto succedeva nel mondo, si riscontrava un palese disinteresse, sottolineato da un beffardo sorrisino che accompagnava il commento “peggio per loro”. Ora però i problemi sono esplosi. Sono arrivati qui, con tutto ciò che questo implica, e stanno incidendo sulla vita di tutti. Sarebbe bene che insegnassimo ai nostri cittadini ad essere più attenti alla congiuntura storica e a quello che succede negli altri Paesi. Infatti, con la caduta del muro di Berlino e il venir meno della complicità di molti dittatori, schierati sui vari fronti ideologici, tutto si è scongelato e messo in movimento; ci siamo accorti così che la cattiva politica, come suo solito, ha lasciato crescere i problemi invece di affrontarli cercando soluzioni. Dovremmo comprendere, da cittadini attenti e critici, a diffidare della cultura consumistica, con tutto il suo sistema valoriale che nasconde le ragioni strutturali delle migrazioni in corso, dovute a oscene ingiustizie, occultate da una cultura mediatica superficiale.
In questa congiuntura problematica, abbiamo però riaccesa una speranza, quella di una chiesa libera, finalmente non solidale con il potere, che ha come priorità la fedeltà al Vangelo e agli ultimi degli ultimi, come indicato nel Concilio Vaticano II. La netta presa di distanza del vescovo Galantino dalle asserzioni di Salvini – maneggione intento a raggirare i più deboli – è come se dicesse che i grandi temi che la chiesa macina, le sue grandi direttrici in questa temperie, sono: i poveri, la pace, la giustizia, l’ecumenismo, il dialogo interreligioso, la libertà religiosa. Temi decisivi su cui non farà sconti a nessuno. Con queste istanze si sporcherà le mani e sarà alla testa di chiunque si spenderà per risolverli. Tutto questo è il frutto della scossa innescata da papa Francesco e che sta dando i suoi frutti. In effetti, nel lungo periodo, darà un volto più evangelico e conciliare alla chiesa, con la quale le classi dirigenti dovranno fare i conti, senza cercare collaborazionismi di nessun tipo. Se volessimo essere sinceri, dovremmo ammettere che le posizioni di monsignor Galantino sono le prime avvisaglie dell’incendio evangelico innescato dal nostro papa. Egli ci sta dicendo che se vogliamo abbattere le strutture di peccato (il famoso peccato sociale sepolto spesso dalle chiese schiacciate su un pensiero costantiniano, temporalista) ci vuole la collaborazione di tutti gli uomini di buona volontà. A me pare che monsignor Galantino voglia rappresentare il volto di una chiesa dialogica, fragile, povera, sotto la parola di Dio che la mette in fermento, aperta alla storia, lontana da attendismi furbi. A noi cattolici democratici spetta solo di appoggiarla, pur con la molta fatica che i processi in corso chiedono.
Mario Giuseppe Molli
19-8-2015