“Principi comuni in materia di diritti”. Un documento del Pd che fa discutere

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Lo scorso 14 giugno il Comitato diritti del Pd, presieduto da Rosy Bindi, ha consegnato al segretario del partito un documento che individua i principi comuni che dovrebbero animare la cultura politica dei democratici in materia di diritti. Il documento è stato offerto come contributo per l’elaborazione della sintesi politico-programmatica e delle concrete proposte legislative agli organi dirigenti del Pd. Nelle due settimane successive si sono avuti, sulla stampa, numerosi commenti al documento, sia da parte di mebri del Pd sia da parte di personalità esterne. Tra questi, Mimmo Lucà, Livia Turco, Francesco D’Agostino, Luigi Manconi, Aldo Schiavone.

Il documento (http://www.partitodemocratico.it/doc/237836/comitato-diritti-pd.htm) ha per titolo “Principi comuni di cultura politica dei democratici in materia dei diritti”, è condensato in in una decina di pagine e si articola in 6 capitoletti: 1. Il tema dei diritti riveste per il PD un’importanza centrale; 2. Il tema dei diritti si pone oggi in modo nuovo rispetto al passato; 3. La persona e la società, i diritti e la legalità; 4. Libertà, eguaglianza, differenza; 5. Le sfide immediate dell’oggi; 6. “Chiunque degradi un altro degrada me”.

Diamo, di seguito, i passaggi principali di alcuni dei commenti delle personalità sopra indicate, con i relativi link al testo completo:

Mimmo Lucà, “Nel documento Pd un nuovo modo di considerare i diritti”, in “l’Unità” 18 giugno 2012.

“Lo sviluppo della ricerca che il documento promuove  – scrive Lucà – è ovviamente legato alla capacità degli interlocutori di tenere la quota della proposta, che si qualifica, va detto, come una duplice sfida. Verso l`interno del Pd, perché ne mette alla prova la capacità di delineare e sostenere unitariamente una visione commisurata alle istanze di una società molteplice ed esigente. E verso l`universo culturale e politico, con l`ambizione di offrire a tutte le sue componenti un criterio d`orientamento al quale rapportare in modo convergente le opzioni pratiche fino a quelle proprie della legislazione. Non un catalogo di nuovi diritti ma un modo nuovo di considerare i diritti come interfaccia di corrispettivi doveri, in un circuito di solidarietà in cui ciascuno è garantito nella sua intangibile integrità personale ma non è mai considerato nella solitudine casuale di un individualismo senza orizzonte”. “Il documento non è il prodotto di limature linguistiche artificiali odi mediazioni stilistiche puramente formali. Ma l`approdo di una ricerca impegnativa e di un confronto vero, tra visioni e punti di vista molto diversi, senza ambiguità e senza reticenze. Un risultato che fonda una nuova identità culturale del Pd, su argomenti di rilevante importanza, etica e politica, e non tanto un punto di equilibrio tra le identità storiche rappresentate al tempo della nascita del nuovo partito. Il pluralismo culturale, e financo religioso, dei ‘democratici’, sui temi eticamente sensibili, fonda, con questo documento, una base comune di valori e di principi”.

http://www.partitodemocratico.it/doc/238738/nel-documento-pd-un-nuovo-modo-di-considerare-i-diritti.htm

Francesco D’Agostino, “Il dibattito sui «diritti» nel Pd e non solo – Princìpi e conseguenze”, in “Avvenire” 16 giugno 2012.

“Si tratta di un testo interessante, stimolante e – lo diciamo in senso non polemico – provocante (tant’è che il dibattito, prima di tutto nello stesso Pd, non ha mancato di innescarsi persino con toni accesi). Un preambolo che si mostra diverso per “clima” e tono rispetto a parole d’ordine e slogan di ben altra natura circolati con preoccupante insistenza in casa Pd fin quasi a ieri… Per prima cosa, fa piacere poter annotare che sarebbe difficile a molti, pur collocati su posizioni politiche differenti, dissentire dai suoi snodi fondamentali: il riconoscimento della laicità (positiva, diremmo noi) e della non sacralità dello Stato, quello del diritto alla cura come esigibile da ogni individuo, l’affermazione della centralità della persona umana, la critica alle intrusioni del mercato nell’ambito dei diritti, la visione della pluralità culturale e dell’identità religiosa come un valore e non come una minaccia, la lotta contro ogni discriminazione da accompagnarsi doverosamente a un pieno riconoscimento delle legittime differenze, l’impegno per un reale pluralismo nel sistema mass-mediatico, il forte richiamo ai gravi ritardi che contrassegnano le azioni sociali volte a contenere ogni forma di violenza su donne, malati, persone omosessuali, detenuti… Si potrebbe continuare a lungo, rimarcando il carattere utile e analitico del documento, che dimostra come non sia impossibile imboccare la via che conduce – come all’epoca della Costituente – a rinsaldare un’etica pubblica condivisa, fondata sul riconoscimento, sulla tutela e sulla promozione dei valori imprescindibili e dei diritti umani che ne discendono”. Dopo questo positivo giudizio di fondo, Francesco D’Agostino osserva che, se da una parte appare evidente che in questo documento, intenzionalmente, non si dà spazio a una lettura “libertaria” dei diritti umani, “è però altresì evidente che in alcuni, pochi, ma essenziali punti quell’orizzonte ‘libertario’ torna inesorabilmente a emergere”. E ne indica tre.

http://notiziedibioetica.blogspot.it/2012/06/16-giugno-2012-il-dibattito-sui-diritti.html

Luigi Manconi,Diritti, dal Pd un passo avanti”, in “l’Unità” 18 giugno 2012.

“Se quel documento diventasse davvero qualcosa di simile ad una ‘carta dei principi’ del Pd, questo impegnerebbe il partito ad assumere posizioni e a battersi per normative ispirate a un impianto culturale profondamente  innovativo. Meno statalista e più attento ai diritti individuali, meno autoritario e più sollecito verso le istanze della soggettività, meno collettivista e più consapevole della possibilità che tra garanzie sociali e garanzie della persona non esista una gerarchia rigidamente definita. Non è un’acquisizione di poco conto ed è il risultato di una riflessione che ha attraversato in profondità tutte le componenti del Pd.  Ci si è arrivati non – come usa dire – ‘cedendo un po’’ o ‘rinunciando ciascuno a qualcosa’. Ci si è arrivati, piuttosto, lo dico senza la minima enfasi, attraverso un laborioso percorso che ha conosciuto successive approssimazioni, per giungere, infine,  a un esito comune”.

http://www.partitodemocratico.it/doc/238010/diritti-dal-pd-un-passo-avanti.htm

Livia Turco, ”Persone aperte all’altro Sui diritti brava Bindi”, in “l’Unità” 21 giugno 2012.

“Ciò che mi convince è innanzitutto l’impostazione del tema dei diritti connessa ad una visione antropologica della persona. Quella dell’individuo relazionale, della persona aperta all’altro che riconosce la sua dipendenza dall’altro e il suo bisogno dell’altro, in cui la libertà si realizza riconoscendo tale interdipendenza. Pertanto diritti e doveri, responsabilità verso se stessi e verso gli altri, eguaglianza di rispetto, presa in carico dell’altro diventano gli ingredienti fondamentali della cittadinanza”. E più avanti scrive: “Considero cruciale quanto scritto nel documento: «Ciò che va valorizzato della deliberazione politica democratica su temi eticamente sensibili, è il suo carattere di sintesi provvisoria e sempre perfettibile … Solo la consapevolezza della provvisorietà e della perfettibilità della sintesi e del bilanciamento volta a volta raggiunti può rendere accettabile la decisione della maggioranza da parte di chi al momento non si ritrova nella soluzione prevalente»”.

http://www.liviaturco.it/wp-content/uploads/2012/06/turco-bindi.pdf

 

Aldo Schiavone, “Etica e diritti, i meriti del comitato Bindi”, in “l’Unità” 27 giugno 2012.

“C’è bisogno di creazione, piuttosto che di sintesi – premette nel suo commento Aldo Schiavone -.. Non si tratta di collegare in maniera più o meno coerente pezzi delle eredità ricevute (tradizione cattolico-democratica, tradizione socialista, e così via), ma di essere in grado di oltrepassarle di slancio, e di proiettare in avanti il nostro pensiero. In questo senso, il documento messo a punto dal Comitato diritti del Pd può essere considerato un passo avanti di una qualche importanza”. Schiavone dice che la strada gli sembra nel suo insieme quella giusta, e che gli abbozzi di analisi che vi sono contenuti gli pare spesso colpiscano il segno. “Mi riferisco – spiega – in particolare a tre temi, che considero di grande rilievo: il rapporto fra tecnica e vita, quello fra eguaglianza e differenza, e la ridefinizione della famiglia”. Sul primo punto scrive: “Una domanda capitale si impone: quanto della nuova potenza tecnologica dovrà incontrare i nostri progetti di vita passando attraverso la forma della merce e del mercato, e quanta invece dovrà essere accessibile al di fuori di questa mediazione. Noi sappiamo bene che la soluzione non può essere quella di ridare semplicemente allo Stato ciò che togliamo al mercato. Si tratta di mettere alla prova nuove forme di razionalità sociale – lavoro, territorio, conoscenza, costruzione di sé – in grado di esprimere attraverso altre strade una nuova relazione fra individuo e collettività, fra bene comune e identità soggettiva. Un compito enorme, ma ineludibile”. Sul punto dell’eguaglianza concorda col documento e scrive che si deve partire “da un’idea non seriale e non ripetitiva di eguaglianza, fondata più sulla cittadinanza che sulla produzione, e in grado di integrare dentro di sé un’idea altrettanto forte della differenza, delle diversità, dell’irriducibile specificità di ogni piano di vita individuale”. E sul terzo punto, la famiglia, Schiavone osserva che, “se la famiglia moderna è fondata solo sull’amore” – e così gli opare che sia oggi, in Occidente -, allora “la radicalità dell’enunciato si carica di importanti conseguenze. La prima è che, oggi, la trama dell’amore non può essere più ridotta entro la cornice dell’eterosessualità, quando ormai l’urgenza della funzione riproduttiva si è spenta per tutta la specie. Quel che oggi rimane al centro della famiglia è nient’altro che una dialettica dei sentimenti e delle diversità che possiamo sganciare dal ‘maschile’ e dal ‘femminile’ così come si sono storicamente dati. Anche le differenze di genere sono storia, e solo storia. Un autentico progetto di emancipazione passa anche per questa scoperta”.

http://www.partitodemocratico.it/doc/238666/etica-e-diritti-la-sfida-del-pd.htm

 

 

 

 

 

 

 

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