Ilvo Diamanti, con il consueto sondaggio della Demos, ci ritrae come “Il paese dei veleni, diviso e indeciso” (Repubblica). Nando Pagnoncelli offre un dato ambiguo: “Per l’80% il governo è meno credibile, ma i più condividono le parole del premier” (Corriere della Sera). Sergio Fabbrini, sul Sole 24 ore, esamina le connessioni tra “Partiti, affari e instabilità politica”. Giorgio Tonini, intervistato da Avvenire, osserva: “Non è un ritorno all’era berlusconiana. Siamo diversi”. Mauro Calise sostiene che ora Renzi deve dimostrare se ha la stoffa di uno statista: “Il premier e la carta dell’autorevolezza del ruolo” (Mattino). Luigi Zanda, Pd, intervistato dall’Unità, sbotta: “Salvini è un demagogo inutile”. L’attacco di Michele Emiliano: “Con Renzi il peggio dell’Italia” (intervista a La Stampa). Alessandro Campi rileva che ora Renzi si butta nella mischia delle amministrative, e comincia da Napoli: “Al Sud si gioca la partita” (Messaggero). Stefano Ceccanti sull’Unità commenta la campagna anti Italicum e anti riforme costituzionali: “La curva sud del passato”. Il sociologo cattolico Michele Dau è capolista della Lista civica in appoggio a Fassina a Roma. Andrea De Maria sull’Unità scrive: “Nelle scuole del partito c’è il Pd del futuro” (Unità). Angelo Panebianco sul Corriere scrive che il caos nel centro-destra apre la strada al Movimento 5 Stelle: “La spinta a farsi del male”.