In queste fasi turbolente della vita politica italiana, ci si interroga sulle questioni istituzionali che, di fatto, infiammano e animano il dibattito politico di frange limitate di addetti ai lavori, ma che hanno poca presa sulle masse, le quali vivono un passaggio durissimo dal punto di vista economico e probabilmente sono poco interessate al dibattito in corso, visto il malessere montante che sta fortemente segnando la loro condizione.
Per capire quello che sta succedendo, basterebbe analizzare il successo dei 5 stelle, per non parlare degli altri movimenti populisti che marcano l’attuale stagione politica europea. Il movimento 5 stelle ha fatto una proposta, che ha intercettato una fetta rilevante di voti e ha spiccato su tutte: il reddito minimo. E’ vero, tutti ci hanno raccontato che hanno preso molti voti grazie alla rete internet, alla questione morale, a Grillo che bucava il video, senza che si tenesse conto del peso di sette anni di crisi da parte di molti commentatori e intellettuali di punta che galleggiano sui mezzi di informazione, dispensando analisi poco incisive, incapaci di farsi interrogare a fondo da quanto sta succedendo.
La domanda vera è: come mai partiti, sindacati, chiese (papa Francesco a parte), associazioni, non sono stati capaci di posizionarsi sui problemi decisivi in corso e quindi di intercettare questo nodo scottante? Purtroppo stiamo assistendo allo sfarinamento di queste realtà, a causa anche della loro autoreferenzialità, che non li mette in condizione di marciare in mezzo ai problemi di tutti. E contemporaneamente, se apriamo gli occhi, abbiamo davanti grandi irrobustimenti capitalistici, su cui non dobbiamo dormire ma al contrario interrogarci molto. Infatti dietro alla questione del reddito minimo ci sono famiglie monoreddito, famiglie monoparentali, disoccupati di lungo periodo, lavoratori precari, lavoratori flessibili, giovani neet, lavoratori poveri e a bassa qualifica, anziani fragili, stranieri che hanno perso il lavoro e sono in Italia da molti anni, cioè tutta una vasta area fragile socialmente, che conta fasce estese della popolazione (non abbiamo ancora maturato che sono una legione) e che si sente abbandonata dai partiti che tradizionalmente si facevano carico dei suoi problemi. Il reddito minimo apre una finestra sull’attuale congiuntura politica e sociale, sui giganteschi processi storici in corso, mette in luce come non ci siano solo i problemi esogeni in Europa, come il terrorismo, ma anche problemi endogeni, che stanno attraversando l’Unione Europea e la stanno scuotendo a fondo.
Il discorso che ho fatto è principalmente rivolto alla mia area politica, perché si riposizioni su questo tema e lo faccia in qualche modo proprio, lo sposi (lo maturi bene), si spenda per le istanze dei lavoratori a basso reddito, degli operai, del famoso proletariato, senza regalare i loro voti alle destre più retrograde e oltranziste che senza fatica li catturano, visto che la sinistra gira la testa da un’altra parte. Ricordiamoci: questa era la consegna, il mandato che segnava le correnti più avanzate dell’Ulivo; e il suo lascito valoriale dovrebbe ancora oggi ispirarci per costruire un domani più degno per chi è più svantaggiato nella società. Certo quest’area fragile della società, così articolata ed eterogenea (si parla di milioni di persone), non riesce ad avere quell’esposizione politica e mediatica, come giustamente hanno avuto le donne, gli omosessuali, i pensionati, ma comunque dovrebbe interpellare profondamente un partito che ha a cuore le sorti dei più deboli e che dovrebbe essere l’ala marciante su questo tema decisivo, con un impegno fattivo e fortemente militante per dare voce e soluzione ai problemi dei più calpestati. Tuttavia a me pare che il partito democratico, in questa fase egemonizzato dall’esercito di Renzi, non abbia al centro i temi sociali quanto dovrebbe, non mobiliti le sue energie profonde, orientandosi o misurandosi con questi problemi pesanti che abbiamo davanti e che ci accompagneranno per molto tempo.
Infine, dobbiamo ammettere che la punta particolarmente avanzata è ancora quella di papa Francesco che, con la sua bandiera esistenziale, ci indica la direzione per costruire una convivenza più giusta: verrà ascoltato da una sinistra molto mediatica e poco sociale, non in grado di intercettare i cambiamenti epocali e le svolte storiche che ci interpellano, senza la patologia della retorica che non permette di misurarsi con l’esistente? Nutro purtroppo qualche dubbio.
Molli Mario Giuseppe
2-6-2016