A fine settembre l’ Associazione di Volontariato ONLUS Porta Aperta Modena, in collaborazione con Caritas diocesana modenese, Centro Missionario diocesano, Centro per la Pastorale Sociale e del Lavoro, Ufficio per l’Ecumenismo e il Dialogo interreligioso, Ufficio Migrantes e Centro culturale Francesco Luigi Ferrari, ha ospitato Padre Adriano Sella coordinatore della rete interdiocesana Nuovi Stili di Vita per l’iniziativa dal titolo “Nuovi Stili di Vita. Salvaguardia del Creato”, Modena. Ecco la cronaca dell’incontro pubblicata scritta da Laura Solieri sulla Gazzetta di Modena il primo ottobre. per informazioni info@centroferrari.it www.centroferrari.it
Una mano, cinque dita di colori diversi, un palmo rivolto al Creato è l’immagine che rappresenta i “Nuovi stili di vita”, rete interdiocesana coordinata da Padre Adriano Sella della diocesi di Padova (…) «Quattro dita della mano che rappresenta “Nuovi stili di vita” indicano ognuna un nuovo rapporto con le cose, le persone, la natura e la mondialità. Il quinto dito, il pollice, siamo noi – ha esordito Padre Sella, schioccando le dita e facendo notare alla platea che con questo gesto siamo soliti dare ritmo a qualcosa che stiamo facendo – Noi, che siamo il pollice della mano, con questo gesto attiviamo le altre dita, ovvero le diverse relazioni con ciò che ci circonda». Efficace metafora. Ma come intraprendere questi nuovi stili di vita? E soprattutto, quali sono? «Parlare di nuovi stili di vita significa riscoprire che nella nostra quotidianità abbiamo tante opportunità per cambiare, senza farci sopraffare dalla “nuova rassegnazione”, che il sistema in cui viviamo ci ha messo in testa, facendoci credere che non possiamo fare niente: non è vero – ha spiegato Sella – I veri cambiamenti avvengono solo dal basso e mai dall’alto, dove gli interessi in ballo sono così forti da generare lobbies potentissime dalle quali non può arrivare nessun cambiamento». Sobrietà, tempo e spazio sono i tre binari illustrati da Padre Sella che coordinano i nuovi stili di vita: «la sobrietà felice è la riscoperta dell’essenzialità: saper distinguere le cose fondamentali da quelle superflue. Sobrietà non è privazione ma liberazione, è riscoprire il bene “vivere” che è diverso dal “vivere meglio”, che si inserisce nella logica della cumulazione associata al Pil. Ciò che sta alla base di questi ragionamenti è la questione culturale, madre di crisi e allo stesso tempo di rivoluzioni: bisogna cambiare testa, mentalità perché il mondo di oggi ha bisogno di pensiero. La grande povertà occidentale non è quella economica ma quella relazionale – ha concluso Sella – nel Sud del mondo accade l’esatto contrario. Salvare il saluto, spegnere la televisione durante i pasti, usare responsabilmente l’acqua, partecipare alla convivialità delle differenze, non pagare il pizzo, recuperare il silenzio che segna la profondità della relazione perché senza silenzio non riesco ad ascoltare l’altro: il cambiamento di ognuno parte a chilometri zero».