“En Italie, l’eclipse d’une nation” (Le Monde). “Estan locos estos italianos?” (El Pais). Ilvo Diamanti, “Il Paese giallo-blù” (Repubblica). Istituto Cattaneo, “Chi ha vinto, chi ha perso”. Giovanni Sabbatucci, “Le forze progressiste più deboli di sempre” (La Stampa). Biagio De Giovanni, “La crisi delle socialdemocrazie nell’Europa dei nuovi spazi politici” (Messaggero). Marc Lazar, “Cinque lezioni per l’Europa” (Repubblica). Marco Tarquinio, “Rivoluzione in corso” (Avvenire). Sabino Cassese, “Un cambio di regime?” (colloquio sul Foglio). Luciano Fontana, “Le responsabilità di chi ha vinto” (Corriere della sera). Maurizio Molinari, “Il laboratorio del nostro scontento” (La Stampa). Michele Serra, “Ecco l’anno zero della sinistra” (Repubblica). Emanuele Macaluso, “Sarà forse l’ora della sinistra?” (Il Dubbio). Pascal Lamy, “I Cinque stelle diversi da Le Pen” (intervista su La Stampa). Gianfranco Viesti, “L’urlo del Sud. Anni di errori da elites e partiti” (Messaggero).Roberto D’Alimonte, “Perché il Sud premia il M5s” (Sole 24 ore). Piero Bevilacqua, “Il paradosso positivo dei 5 stelle al Sud” (Manifesto).
7 Marzo 2018 at 09:31
I risultati elettorali che premiano il M5S e la Lega di Salvini e penalizzano fortemente tutta l’area del centro sinistra (PD, LeU, Potere al Popolo, ecc.), pongono alcune domande fondamentali: questi risultati mettono in discussione la rappresentanza politica o anche qualcos’altro? Non dicono forse dire che il popolo della sinistra e del centro sinistra non vogliono le divisioni? Sul piano della rappresentanza non dicono forse che il popolo del centro sinistra è capace di guardare molto più avanti di quanto non siano in grado di fare chi li rappresenta? Se così è, su che basi e come ricostruire una forza unitaria che sia in grado di dare prospettiva e senso politico all’area del centro sinistra? E se in discussione c’è dell’altro oltre a questo, di che si tratta?
Premetto che non mi interessa il futuro del PD o dei molti cespugli della sinistra, cioè di tutto ciò che per me costituisce l’area del centro sinistra, ciò che mi interessa di più è se in quest’area si avverte o meno il rischio che corre la tenuta del sistema democratico delineato dalla Costituzione in vigore per la presenza di forze politiche populiste e antisistema, che purtroppo hanno anche vinto le elezioni, e se di tale rischio vi è coscienza e preoccupazione di quali possono, anzi debbono, essere i passi da compiere per neutralizzare questo pericolo.
Personalmente credo che alle forze politiche che compongono l’area del centro sinistra possa essere utile quanto è avvenuto nel 1959 al Partito Socialdemocratico di Germania (SPD): tenne un congresso a Bad Godesberg e qui definì una nuova piattaforma programmatica, conosciuta come il Programma di Bad Godesberg, programma che è stato il riferimento e la guida principale del Partito Socialdemocratico di Germania fra il 1959 e il 1989.
Senza avere la pretesa di abbracciare un arco temporale così lungo, credo che tutte le forze politiche dell’area del centro sinistra, che si riconoscono nella assoluta necessità di difendere il sistema democratico indicato nella Costituzione, debbono avere il coraggio di mettersi in radicale discussione e definire e dire come intendono rappresentare quest’area, quali sono i valori e i principi a cui si ispira e che motivano la sua iniziativa politica, e quali sono i problemi che intende risolvere e gli obiettivi che intende perseguire. Se non fanno questo la rappresentanza politica di quest’area si ridurrà alla semplice testimonianza di un passato che non ritorna, completamente avulsa e lontana da quanti continueranno a riconoscersi nei valori del centro sinistra e della sinistra e, a quanti come me, si richiamano alla Dottrina Sociale della Chiesa Cattolica.