PERCHE’ NO A UNA MAGGIORANZA COL M5S
(Franco Peta, Coordinatore del G di L Formazione e etica pubblica della Sezione PD Trieste-Salario di Roma)
Chi dice al PD ‘Avete fatto il governo con Berlusconi, Alfano e Verdini e ora non potete fare il governo con Di Maio?’ a mio parere sostiene una grande sciocchezza.
Analogamente, è stupefacente che tante personalità (Zagrebelsky, Settis, Ignazi, Spinelli, Pasquino, Flores d’Arcais, Montanari, Maltese, Annunziata, Pif, e altri ancora), che non hanno neanche votato PD e che erano pronti a sparare sul PD – come del resto hanno fatto per tutta la campagna elettorale – per (eventuali) accordi con FI, ora sui giornali pretendano di dire al PD cosa deve fare e pontificano di accordi tra PD e 5S a qualunque costo.
- PD e FI nel 2013 erano stati vincitori delle elezioni. Anche il M5S lo era stato, ma non ha mai voluto partecipare alla formazione di un governo o di una maggioranza (chi non ricorda la mitica seduta in streaming con Bersani?), ponendosi pregiudizialmente all’opposizione.
- Nel governo con FI del 2013 e, soprattutto, dopo la spaccatura di FI e la nascita di NCD di Alfano (è bene ricordare che FI è stata all’opposizione dei Governi Renzi e Gentiloni) era il PD a dare le carte, ossia a dettare l’odg e l’agenda del governo, tant’è che pochissime sono state le proposte del PD non approvate per il no del centrodestra di governo (tra queste, purtroppo, lo ius culturae).
- Il PD ha perso, e anche pesantemente, le elezioni e si troverebbe in una posizione di oggettiva debolezza a contrattare un programma di governo (ammesso che il M5S – dopo la campagna volgare e denigratoria contro il PD, i suoi esponenti politici e anche i suoi elettori – fosse disponibile a confrontarsi col PD). Di fatto dovrebbe esprimere un sì passivo al programma e al governo dei grillini.
- Il risultato elettorale ha bocciato chiaramente il PD quale partito di governo e, in democrazia, gli elettori che bocciano il partito che ha governato, non vogliono ritrovarsi quel partito (direttamente o indirettamente) al governo, vogliono invece che vada all’opposizione e da lì faccia prima un’analisi seria e senza sconti delle motivazioni della sconfitta e poi ricominci a lavorare per riorganizzare ideali, visione, progetto, programma, organizzazione. Al tempo stesso il risultato elettorale ha indicato chiaramente due vincitori: il M5S e la coalizione di centrodestra a trazione leghista, ai quali spetta l’onere di indicare un nuovo governo per il Paese.
- C’è poi il discorso, per me ai limiti del puerile, secondo il quale ‘poiché molti elettori PD del 2013 hanno votato 5S occorre ora sostenere i 5S e il loro governo’. Premesso che, sia pur in misura minore, nel nord molti elettori ex PD hanno votato Lega o FI, un partito che perde i propri elettori non va a sostenere il partito da questi votato (in questo modo quei voti sarebbero persi per sempre), ma si riorganizza per riconquistarli e per acquisirne anche di nuovi. Inoltre questa banale affermazione non considera affatto non dico solo il passato – nei 5 anni di legislatura conclusasi il M5S ha votato sistematicamente contro i provvedimenti di sinistra del governo, compresi quelli sociali (unioni civili, dopo di noi, reddito di inclusione, ecc.) -, ma anche i programmi presentanti agli elettori, oggettivamente incompatibili e alternativi e non su questioni secondarie: a cominciare dall’Europa, dall’euro e dalla politica estera; per passare alle politiche per l’immigrazione e a quelle economiche; per poi finire con la stessa concezione della democrazia rappresentativa e costituzionale. D’altro canto il PD non ha perso voti a sinistra, altrimenti LEU avrebbe avuto ben altro risultato rispetto al misero, 3,4%. Il M5S insomma è stato votato anche da elettori provenienti dalla sinistra, ma questo non lo qualifica in alcun modo come partito di sinistra o di centrosinistra perché il suo programma, la sua concezione della democrazia, la sua politica non sono di sinistra, né di centrosinistra. Chi fa questa equazione, a mio avviso, commette un grave errore politico, perché il M5S è un partito in cui regnano demagogia, populismo, estremismo, moralismo (non moralità).
Come si fa ad ignorare che il M5S non è il modello di partito disegnato dall’art. 49 della Costituzione, e che ha una struttura tendenzialmente totalitaria dal momento che non vi sono congressi democratici, che tutto, a cominciare dalla selezione della classe dirigente, si limita a consultazioni on-line spesso poco trasparenti e comunque limitate alla partecipazione di poche migliaia di persone, che il potere del capo politico, del garante e del proprietario della struttura privata Rousseau sono del tutto spropositati e al di fuori di processi e percorsi democratici? Il caso del Sindaco di Parma Pizzarotti – uno dei pochi, se non l’unico dentro il M5S, che ha conseguito apprezzabili risultati nella gestione del Comune e pensava con la sua testa, e che è stato fatto fuori in malo modo solo perché chiedeva di discutere democraticamente su diverse questioni dentro il movimento – non insegna proprio nulla? E tutto questo deve essere dimenticato sol perché il M5S ha vinto le elezioni?
Ma questa intellighenzia c.d. di sinistra (mi scapperebbe quasi un ‘sedicente di sinistra’) non ha nulla, nulla e ancora nulla da dire sulla concezione della democrazia dei 5S? Assimila Renzi a Berlusconi e talvolta anche al duce, ma tace su Grillo, Casaleggio e Di Maio? Non ha votato PD, lo ha tacciato di essere di destra (Pasquino, indirettamente parla di un PD ‘eversivo’, e Barbara Spinelli di un PD ‘sovversivo’), e ora – ossia dopo le elezioni – appare orfana del PD e quasi preoccupata che sparisca, riconosce al PD di essere partito perno del centrosinistra, e però pretende che dia gratis il sangue ai 5S e senza che neanche il M5S lo chieda. Qualcuno me lo dica per favore se questa intellighenzia ha detto qualcosa in proposito, forse mi sarà sfuggito!
Certo poi che il PD non dovrà fare opposizione preconcetta (come quella dei 5S in questi anni), certo che il PD dovrà partecipare a consultazioni e tavoli istituzionali ai quali sarà invitato, ma proprio questi serviranno a far emergere – nel merito, nei contenuti – l’inconciliabilità politica tra i programmi e le proposte dei 5S e quelli del PD. Opposizione non preconcetta, opposizione intelligente, ma opposizione. Dobbiamo essere opposizione di governo, ossia forza responsabile che si misuri sui contenuti concreti delle proposte politiche, e che elabori e presenti a sua volta proposte di governo. Opposizione democratica, essenziale in un sistema democratico, ma (ripeto) opposizione.
Se poi qualcuno, che dice di essere di sinistra, pensa di appoggiare un partito che ha un programma quantomeno euroscettico, che al Parlamento europeo siede sui banchi della destra di Farage, che ha votato contro tutte le leggi sui diritti, che sull’immigrazione ha posizioni non lontane da Salvini, ecc.ecc., lo dica pure alla luce del sole assumendosi le responsabilità conseguenti.
Piuttosto il PD faccia un esame di coscienza serio ed approfondito, ri-metta a fuoco la propria identità, ri-pensi il proprio progetto, la propria politica e la propria organizzazione, ri-costruisca il rapporto con la gente e con i territori, migliori la propria comunicazione, faccia ri-salire nella scala delle priorità la lotta alle mafie e alla corruzione, ri-dia speranze e certezze soprattutto alle nuove generazioni e stia dove c’è sofferenza umana, economica e sociale, sia lì “dove c’è un privilegio da rimuovere e un riscatto da promuovere”.
29 Marzo 2018 at 09:45
Applausi, per la completezza e la chiarezza. Ad abundantiam si potrebbe aggiungere: i maitres à penser che se la prendevano con “l’uomo solo al comando” nel PD hanno preso nota dei poteri del capo politico dei 5Stelle (per non parlare del garante…) e del tentativo dei 5S di escludere il PD dall’ufficio di presidenza della Camera per averne la maggioranza? E infine: se il PD appoggiasse la nascita di un governo dei 5S, questi si prenderebbero i meriti di provvedimenti populisti – ma diastrosi per le finanze pubbliche – che il PD approvasse. Mentre in caso contrario verrebbe incolpato della mancata approvazione.
1 Maggio 2019 at 13:46
Mi permetto di segnalare questo evento:
“RICOSTRUIAMO LA POLITICA – Orientarsi nel tempo dei populismi” di Francesco Occhetta, Edizioni San Paolo 2019, pp. 192
Presenta e modera: Franco Peta
Ne discutono:
P. Francesco OCCHETTA gesuita
Gianni CUPERLO
GIOVEDI’ 16 MAGGIO 2019 ORE 18,00 ROMA – Via Volsinio 21