Mario Calabresi, direttore di Repubblica, getta l’allarme: “Se il Pd diventa la minoranza silenziosa”; e sullo stesso giornale Stefano Folli spiega qual è “Quel dilemma che minaccia il futuro del Pd”. Per capire l’acutezza della crisi del Pd, al di là del dilemma sul che fare oggi per il governo, si può leggere sul Mattino l’analisi di Umberto Ranieri (già dirigente “migliorista” del Pd), riferita a Napoli ma non solo: “Crollo Pd, perché serve una Costituente”. Similmente, assai bene, due giorni fa aveva scritto Guido Crainz: “Una sinistra da rifondare” (Repubblica). Intanto Graziano Delrio prova a fare il punto in un’intervista al Corriere della sera: “Tra Pd e 5 stelle la distanza è sostanziale”. Piero Ignazi prende di petto la questione Renzi: “Matteo Renzi e la bufala delle dimissioni” (Repubblica). Così anche Emanuele Macaluso: “Il Pd dica se Renzi è il capo” (Il Dubbiio). Gianrico Carofiglio prova a dire: “Il Pd è immaturo e non ascolta…” (a Il Fatto). Su Il Foglio Mauro Calise e Michele Salvati ragionano su “Il Pd e l’opposizione”. Guarda oltre Mauro Magatti, sul Corriere, e dice: “Nuovi partiti, vecchi temi. Ora si deve pensare ai fatti”. E Stefano Feltri, su Il Fatto, elenca alcuni fatti: “Redditi bassi, pensioni minime, poveri: ecco l’Italia senza ripresa”. Sui tempi che corrono avverte giustamente Mario Morcellini: “Odio ergo voto” (Il Foglio). Sul Manifesto scrivono Aldo Carra (“I 5 stelle e le speranza della sinistra”) e Alberto Olivetti (“Consapevolezza storica e iniziativa politica”).