Pubblichiamo la lettera che un cittadino romano, da decenni impegnato nel lavoro sociale ed ecclesiale nel quartiere Magliana, ha scritto ai responsabili politici pentastellati dell’XI Municipio di Roma Capitale. “Mi chiedo – scrive -, partendo dalla nostra piccola esperienza a Magliana, come un movimento, che, oltre ad essere privo di una weltanschauung, ha forti limiti nella gestione ordinaria delle piccole cose, possa prendere in mano le redini del nostro Paese”.
Per conoscere lo stato di salute del nostro ‘governo di prossimità’ (M5S-XI Municipio) basta fare un salto a Piazza De Andrè, cuore della Magliana, oppure circolare per le vie del nostro quartiere, lungo la pista ciclabile oppure nel nuovo parco Tevere. Sono tanti anni che vivo a Magliana e non ho mai visto uno scempio di questo genere: sporcizia ovunque, specialmente nella piazza dove i nostri nipoti giocano, muri imbrattati, le poche aree verdi trasformate in wc per cani, i bei tigli lungo le nostre vie pieni di polloni ricettacolo di immondizia, erba alta sulla pista e nel parco, discariche a cielo aperto nel parco in prossimità del Ponte della Magliana e non solo … e così via.
Parliamo del nostro “governo di prossimità”. Ma prossimo a chi?
- Non certo all’ambiente
Una politica miope e senza programmazione chiusa al confronto e a ogni forma di dialogo verso le esperienze del passato ha portato a questo sfacelo. La nostra esperienza ci dice che tutte le volte che la manutenzione delle aree del quartiere è stata affidata alle cooperative del territorio i risultati sono stati ottimi sia sul piano dell’offerta dei servizi, sia sul piano dell’integrazione sociale. Un territorio “presidiato” da persone che lo vivono, lo amano, lo mantengono, crea non solo più pulizia, ma anche più integrazione, più comunità e quindi più sicurezza. Purtroppo la cultura del “sospetto” e del credersi “puri” e “incontaminati”, chiusi a contemplare il proprio ombelico, ha generato un mostro con il quale è faticoso convivere.
- Non certo al bisogno di lavoro dei nostri giovani
In particolare delle persone più povere e emarginate. La politica pentastellata è riuscita a “massacrare” le poche esperienze di lavoro che in questi anni abbiamo faticosamente costruito e le cui intuizioni sono da tempo recepite nella nostra legislazione che i pentastellati ignorano. La politica dovrebbe cercare di limitare i danni di una economia che genera scarti, invece la stessa Pubblica Amministrazione è stata trasformata in un grande mercato che genera ulteriori scarti. Il territorio, dove si costruisce il welfare comunitario con le sue organizzazioni dal basso, ha perso la sua centralità nelle non-politiche dei pentastellati. Non bastano i servizi sociali, tra l’altro scarsi e con poca programmazione ed è discutibile anche una certa “cultura terapeutica” che tende ad esasperare l’aspetto malato delle persone, invece di valorizzare le risorse insite in ognuno. E’ il lavoro che crea dignità, cittadinanza! Lavoro per tutti, nessuno escluso.
- Non certo alle aree più abbandonate dove vivono centinaia di persone in condizioni sub-umane
Penso ai tanti amici rumeni e bosniaci che vivono sotto i cavalcavia o nei canneti lungo il Tevere del nostro Municipio in condizioni sub umane e che affollano ogni giorno i nostri centri d’ascolto. Ai tanti senza fissa dimora che consumano con noi, in un clima di amicizia e di accoglienza il pasto settimanale. Alle centinaia di famiglie rom rinchiuse nel ghetto di via Candoni in stato di totale abbandono, senza alcun presidio sociale, senza progetti d’inclusione che impediscano la formazione di comportamenti devianti.
Ci sarà certamente qualcosa di buono nella politica del M5S, ma faccio fatica a vederlo, anche perché la mia visione è di parte. Mi hanno educato fin da piccolo a valutare lo spessore di una comunità civile e religiosa da come tratta i suoi “poveri”: disoccupati, emarginati, migranti…
Papa Francesco, che rappresenta il mio riferimento politico, in un recente discorso a degli imprenditori “atipici”, ricordava loro e a noi tutti che oggi “la parabola del buon Samaritano” che costituisce il paradigma del nostro impegno sociale, non è più sufficiente. Occorre stanare- combattere i briganti che hanno lasciato il malcapitato mezzo morto sul ciglio della strada. Occorre combattere, aggiungo io, “ i briganti di sempre”, cioè un sistema perverso che produce miseria, povertà e disoccupazione e i “briganti di oggi” rappresentanti di una politica servile alla logica del capitale e incapace di battere vie nuove di economia di condivisione.
Ho letto che nelle 40 pagine del contratto giallo-verde non figurano le parole “accoglienza” e “integrazione”; parole importanti che esprimono “i segni dei tempi” a cui dobbiamo rispondere. Solo la saggezza del nostro Presidente della Repubblica, garante dei valori della Costituzione, poteva, per ora, bloccare una simile operazione.
Mi chiedo, partendo dalla nostra piccola esperienza a Magliana, come un movimento, che, oltre ad essere privo di una weltanschauung, ha forti limiti nella gestione ordinaria delle piccole cose, possa prendere in mano le redini del nostro Paese.
Un’uscita da questa drammatica situazione c’è: superare il “moralismo immorale” che caratterizza il M5S. La morale in politica è confronto, dialogo con l’altro, “sporcarsi le mani” con la realtà. “A che serve tenere le mani pulite se si tengono in tasca?”. Perseguire il bene comune. Ci ricorda Amoz Oz che il contrario di “compromesso” non è “integrità”, “idealità”, ma “fanatismo”. E infine occorre più studio, più razionalità. Il “voto di pancia” non porta lontano. L’istinto sociale non può prevalere sulla ragione, il bisogno immediato non può prevalere sulla necessaria progettualità, unica capace di rispondere ai bisogni delle persone.
Sempre a vostra disposizione per qualsiasi forma di collaborazione. Distinti saluti
Giancarlo Gamba
(volontario della Coop. sociale La Prora)