“Invece di rituffarsi nel rito ormai stanco delle primarie al Pd servono luoghi d’incontro per discutere e per ritrovare una autentica ragione d’essere”. Lo scrive Piero Ignazi su Repubblica (“Da dove il Pd può ripartire”). Scrive Marianna Rizzini sul Foglio che nel Pd: “S’avanza Zingaretti”; il quale ha rilasciato oggi al Corriere della Sera un’intervista: “Farò un Pd diverso. I Cinquestelle si divideranno, dovremo confrontarci”. Sul Mattino Mario Adinolfi scrive: “Calenda-Zingaretti, due mondi paralleli”. Per Graziano Delrio “Martina segretario, poi lotta alla povertà” (intervista a Repubblica). Sul Corriere della Sera Giovanni Belardelli rileva “La strada sbagliata del gruppo dirigente Pd”. Goffredo Bettini, intervistato dal Manifesto: “Il nostro riformismo ha fallito. Senza congresso, Pd a rischio”. Sul suo blog Giovanni Cominelli fa una puntuta analisi: “Il Pd al tappeto”. Gianni Cuperlo, sull’Espresso, va a Tor Bella Monica e scrive: “La periferia del nostro scontento”. Marco Damilano fa il quadro: “Quella sinistra senza terra né cielo” (Espresso). Sul Manifesto Roberto Morassut propone: “Oltre il Pd per diventare Movimento”. L’anziano Giorgio Galli (90 anni) dice a Il Fatto: “La sinistra torni se stessa. Deve criticare il capitalismo”. Massimo Villone, sul Manifesto: “Le liste civiche, falsa ancora di salvezza per il Pd”. Su mentepolitica.it Michele Iscra scrive che “c’è una strana nostalgia che gira almeno per certi ambienti dell’Italia: il rimpianto della DC. Non esattamente come partito cattolico, bensì come partito capace di fare sintesi, di coltivare e trasmettere una qualche forma di identità nazionale, capace in definitiva di parlare a tutti, anche agli avversari” (“Nostalgia della Dc”).