“Inarrestabile il crepuscolo della democrazia italiana declinante verso una notte con un’alba fuori dalla nostra immaginazione? Diciamo dei partiti, oggetto da tempo della disaffezione sia della quasi totalità degli elettori sia di chi pensa politico fuori dalla rete di corruzione che avvolge, in tessuto più o meno compatto, tutte le sigle rappresentate nelle assemblee nazionali e locali. Superiamo lo slogan qualunquista del tutti ladri e mettiamo a fuoco le ragioni del rifiuto. Al primo punto i costi eccessivi per le risorse pubbliche e l’indifferenza per il pronunciamento contrario del 1993 con il 90,3 per cento dei voti referendari. E poi… l’occupazione da parte dei partiti di tutti i livelli di potere centrale e locale (a partire dalla Rai…); le ricche ricompense ai non rieletti…; l’imposizione dei parlamentari sottratti al consenso elettorale….; la mancanza delle verifiche di bilancio, delle fonti di finanziamento e del funzionamento democratico interno dei partiti. Da ultimo, ma forse al primo posto, il sostanziale abbandono di elaborazione di pensiero e progetti”. Così l’editoriale della rivista genovese fondata da Nando Fabro più di 50 anni fa; e che ha conservato nel tempo una grande coerenza e freschezza d’ispirazione (Il Gallo n 6/2012). E soggiunge: “Ma l’antipolitica non è la risposta. Le piste per ricostruire restano l’informazione, la legalità anche personale, la partecipazione anche con i tanti canali informatici ormai largamente disponibili, il voto amministrativo e politico….”.
“Noi consideriamo questa fiducia e l’impegno per una società fondata sulla legalità, più partecipata e meno sperequata, carattere irrinunciabile del nostro credere, anche immaginando fra noi soluzioni diverse per i grandi problemi…. con la speranza di sentirci incoraggiati e affiancati dai dirigenti della chiesa, che, viceversa, spesso ritroviamo complici della situazione degradata, alla ricerca di privilegi e con pretese di sottomissione per chi, da credente, opera in ambito politico”.
La situazione è infatti molto seria: l’antipolitica si presenta davvero quasi come lo specchio della società (Nando Pagnoncelli su Vita e Pensiero di luglio-agosto 2012).
Il problema “democrazia e partecipazione” alle vicende della società civile e politica tocca oggi da vicino la coscienza cristiana. È uno degli aspetti della “fatica della modernità” di cui parla il vescovo di Pavia Giovanni Giudici ricordando la grande figura di Giuseppe Lazzati (su Appunti di cultura e politica, luglio-agosto, n 4/2012). Anche negli anni quaranta del secolo scorso ci fu un soprassalto delle coscienze. Molti credenti, molte anime religiose si sentirono coinvolti drammaticamente nella crisi: era in gioco la dignità e la libertà dei cittadini, uomini e donne. Era in gioco il futuro dei giovani, il rispetto della verità e della pace civile. Molti credenti dedicarono le loro energie e giocarono la loro vita su questo fronte; ed è sorprendente vedere quanta decisiva importanza ebbe l’ispirazione religiosa nella Resistenza. Anche oggi c’è una situazione drammatica, tragica. E noi speriamo che anche oggi l’ispirazione religiosa sappia riprendere le ragioni e l’energia per partecipare a questa Resistenza e a questa Ricostruzione. Ci sembra di vederne dei segni, a partire dai cenacoli e dai circuiti di riflessione; dai luoghi dove si formano le coscienze e si decide che cosa fare della propria vita per il bene della società e della propria vita (oggi e per l’eternità). Certo sarebbe utile oggi rileggere le pagine dei cristiani nella Resistenza, Olivelli, Trebeschi … Ricordare e riflettere su quella stagione può aiutarci a trovare le strade per l’oggi.
A proposito della Costituzione, per la quale a tratti si temono “inquietanti stravolgimenti (ma il presidente della Repubblica e l’evoluzione degli ultimi mesi fanno sperare in bene), Ugo Basso, sul medesimo fascicolo de Il Gallo cita le incisive ed emozionanti parole con cui Meuccio Ruini presentò alla Assemblea Costituente il testo elaborato dalla commissione parlamentare: “Liberata da un regime funesto di servitù, ritemprata dalle forze vive della Resistenza e del nuovo ordine democratico, l’Italia ha ripreso il suo cammino di civiltà e si è costituita in Repubblica, sulle basi inscindibili della democrazia e del lavoro”.
(a.bert.)