MEIC. “Globalizzazione, Disuguaglianze, Welfare. Il caso del Mediterraneo”

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MEIC.“Globalizzazione- Disuguaglianze – Welfare. Il caso del Mediterraneo.”

È il tema su cui nei giorni 18–20 ottobre si è svolto in Ostuni l’ottavo convegno nazionale del Movimento Ecclesiale di impegno culturale (ex Laureati dell’Azione cattolica). I convegni di Ostuni, a scadenza biennale, sono caratterizzati dall’incontro e dal dialogo tra intellettuali cattolici ed intellettuali di area laica su problematiche che la globalizzazione pone continuamente all’attenzione, nell’intento di mediare una linea comune di azione per realizzare una società più equa e solidale, nella ricerca del rispetto, il più concorde possibile, dei “principi non negoziabili”.

“I principi sono cardine del pensiero e della vita e vanno affermati, vissuti ed anche difesi. Ma nel difenderli, non bisogna mai supporli dove non sono riconosciuti, ma aiutare a ritrovarli”, diceva giustamente don Mazzolari

Già nell’introdurre i lavori del convegno, come responsabile organizzativo, ho ritenuto di dover porre l’accento sulla necessità, oggi in Italia, di passare dalle parole ai fatti mediante una vera e visibile partecipazione attiva di tutti alla vita di una nazione che va perdendo, ogni giorno di più, il senso di una comunità di persone impegnate nella ricerca del bene comune.

“Vi è una folla delle solitudini, in cui la penuria di speranze in grande piega ciascuno nel corto orizzonte del suo particolare” ha osservato Monsignor Bruno Forte in una sua recente pubblicazione.

In una situazione siffatta i credenti hanno oggi, più che mai, il dovere di “rendere ragione della speranza che è in loro” ed offrire orizzonti di senso a quanti desiderano una vita buona e più degna. Essi devono perciò essere continuamente attenti verso i bisogni che emergono nella comunità umana, a qualunque latitudine, e partecipare empaticamente alle sofferenze di quanti rischiano di perdere la speranza, cercando di favorire la “realizzazione di un patto sociale di secondo livello, quello in cui gli stati rinunciano alla loro sovranità per conferirla ad un’autorità mondiale” secondo l’invito della Centesimus annus.

Il convegno ha affrontato temi, spesso insufficientemente approfonditi, come quelli degli effetti destabilizzanti di una globalizzazione senza regole che i politici continuano a non definire a causa di una lobby finanziaria che continua a prevalere su tutto e su tutti.

È stato rilevato che in un tale clima i credenti non riescono a dire la loro, perché spesso coinvolti anch’essi in iniziative politiche di corto respiro che nulla hanno di cristiano.

Quanto prevale ormai il senso dell’altro nella vita della comunità civile?

Quale sensibilità viene manifestata dalla maggior parte dei credenti verso quanti bussano alla loro porta, fuggendo da situazioni di pericolo per la loro vita?

Quale etica guida le decisioni politiche?

Quale attenzione suscita in noi la sofferenza di larghi strati della popolazione che non riescono a sopportare oltre i sacrifici che vengono richiesti per superare una crisi economica che non accenna ad affievolirsi?

I politici latitano, prevalentemente impegnati nel difendere un sistema partitico che assicuri comunque la loro sopravvivenza.

Di fronte ad un tale stato di cose, è necessario che ogni cittadino responsabile si attivi, da subito, per cercare di individuare persone serie e preparate sulle quali far convergere i suffragi nelle prossime elezioni per un governo affidabile della cosa pubblica.

Le sollecitazioni dei Vescovi hanno generato finora le iniziative di alcuni responsabili dell’associazionismo cattolico, volte ad individuare la possibilità di un nuovo movimento politico di ispirazione cristiana. Al sottoscritto non sembra che questa sia la strada da battere, bensì quella di nuove aggregazioni di cittadini responsabili, di varia estrazione ideologica, che in dialogo fra loro e nel rispetto, il più concorde possibile dei principi non negoziabili, siano disposti ad esercitare un autentico servizio alla comunità di cui fanno parte. E credo che tale debba essere il compito della rete dei cattolici democratici senza attardarsi ulteriormente in dibattiti e riflessioni, sia pure utili ma non più sufficienti ai fini di una sollecitazione dei cittadini all’esercizio di una cittadinanza attiva che possa aiutare a superare il particolare momento difficile che il paese attraversa a causa della crescente sfiducia verso la classe politica attuale che può favorire l’affermarsi di populismi che non hanno mai garantito pace e prosperità.

Pietro Lacorte

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