“Non c’è nulla di anti-casta in questo romanzo… L’associazione che ci ospita oggi, la Rosa Bianca, nasce a latere di un convegno, svoltosi nel 1980, che si intitolava non casualmente: ri-amare la Politica…”. Tra i passaggi chiave del bel pomeriggio di venerdì 23 novembre c’è certamente questa frase di Laura Rozza Giuntella, pronunciata in occasione della presentazione del suo libro: “Il Palazzo dei Baci rubati” (scritto con il co-autore Paolo Bartezzolo, prefazione di Marco Damilano, Gabrielli editore).
Un romanzo politico, parlamentare, che racconta, a latere di un omicidio svoltosi a Montecitorio, la legislatura più drammatica della storia repubblicana, quella del 1992-1993.
Un pomeriggio di dialogo, svoltosi a Firenze, presso la Fondazione Stensen, in cui l’autrice si è confrontata dapprima con Giuseppe Matulli (allora parlamentare e sottosegretario democristiano), Valdo Spini (in quella legislatura parlamentare, sottosegretario e ministro socialista) e Renzo Innocenti (deputato del Partito Democratico della Sinistra, proveniente dall’esperienza sindacale e aclista) e poi con esponenti dell’associazionismo come Sandra Gesualdi (Fondazione Don Milani) ed Edoardo Buongiovanni (Anteas e Agesci), nato proprio nel 1992.
Politica e potere, anima e vita: dicotomie apparenti e difficile ricomposizione dei frammenti. Frammenti ricomposti in un dialogo che ha alternato riflessioni e testimonianze dirette su quella drammatica legislatura (basti ricordare le stragi di Capaci e Via D’Amelio, l’esplosione di tangentopoli con il drammatico e controverso discorso di Bettino Craxi in parlamento, gli attentati a Firenze, Milano e Roma, i difficili accordi con le parti sociali) e passaggi su un presente che appare diverso, ma non così distante, caratterizzato, come allora, dallo smarrimento dei luoghi e tempi della politica.
Non sono mancate, stimolate da Francesco Lauria ed Enrico Ricci, le riflessioni letterarie sul romanzo: un’appassionante indagine a due voci a latere dell’omicidio di un deputato mentre tutto nel Palazzo crolla. Una ricerca portata avanti, di pagina in pagina, dai parlamentari “Pico e Margherita”, alter ego degli autori, all’epoca esponenti de La Rete, guidata da Leoluca Orlando.
Si è trattata di una significativa occasione di incontro promossa dalla Rosa Bianca di Firenze (in via di ricostituzione) e dalla Libreria Alzaia, un confronto non privo di posizioni diverse e di dibattito. A Giuseppe Matulli che – citando Sturzo – ha rivendicato che la politica è materia di artisti e artigiani, Sandra Gesualdi ha replicato con una proposta ampia di riappropriazione degli spazi di cittadinanza e sovranità civile.
Come si legge in uno dei passaggi citati del romanzo, un filo conduttore tra il 1992-1993 è l’oggi appare, purtroppo, la debolezza dell’informazione di inchiesta nel nostro paese, figlia di una classe giornalistica troppo spesso prona ai potenti e pigra nella verifica delle fonti e oggi accerchiata dall’illusione digitale dei social.
Il dibattito si è concluso con un messaggio significativo di Laura Rozza Giuntella: la politica può rimanere un: “luogo teologico della Speranza”, solo se oggi viene riabitata, in qualche modo “ri-amata”.
La politica non può essere lasciata al deserto di idee e di progetto, al gioco di poteri esplici ed occulti, ma va ri-vissuta e ri-vestita di orizzonti, contenuti e modalità profondamente rinnovate e sfidanti.
E’ necessario, ha ricordato l’autrice del romanzo, incontrare e ridare la parola ai giovani, non solo attraverso piattaforme digitali, ma attraverso l’incontro concreto e reale e la testimonianza personale.
(f.l).