Rapporto Istat: al Nord i matrimoni civili superano quelli religiosi; al Centro sono in pareggio; al Sud più numerosi quelli religiosi (“Sorpasso storico: i matrimoni civili al Nord superano quelli religiosi”, Il Messaggero). Da un punto di vista religioso, scrive Franco Garelli, “si riduce la quota dei matrimoni religiosi, ma il fenomeno si purifica e si qualifica; e ciò in una chiesa che può essere meno esposta al folklore e più luogo dello spirito” (“Quel sorpasso delle nozze civili cambia l’Italia”, Il Messaggero). “Se fossi parte della Chiesa cattolica – scrive Chiara Saraceno – lo prenderei come un atto di serietà, che restituisce al rito religioso il suo carattere sacramentale, importante per i credenti veri, liberandolo dalla funzione di ‘bella festa’ cui accedono indifferentemente credenti e non credenti. E mi interrogherei sul significato della persistente popolarità del matrimonioreligioso nel Mezzogiorno” (“Sorpasso delle nozze civili, il Nord esce dalla chiesa”, Repubblica). La stampa riporta anche i commenti di alcuni sacerdoti: Bruno Forte valuta che si è ormai in un’età post secolare, nella quale si ha meno fiducia nella stabilità, nel futuro (“La Chiesa non sottovaluti le altre unioni”, intervista al Corriere della Sera); Domenico Sigalini parla di secolarizzazione ma anche di crisi economica e punta sui corsi di preparazione che riescano a far capire “la bellezza spirituale e sociale” del matrimonio religioso (“E’ vero, stiamo perdendo terreno. Adesso i corsi per chi già convive”, intervista alla Repubblica); Rino Fisichella dice che si deve riportare al centro di tutto, anche della politica, la famiglia (“Un segnale preoccupante. Va rivalutata la famiglia”, intervista al Messaggero”). Due commenti di parte laica mettono in evidenza, l’uno, l’effetto selettivo procurato dall’attuale più seria preparazione al matrimonio religioso (Cesare Rimini, “Un mondo precario che preferisce convivere”, La Stampa) , l’altro, la “secolarizzazione all’italiana” del nostro Nord, in cui l’elemento comunitario resta vivo (Dario Di Vico, “Ora i sindaci sposano più coppie dei parroci”, Corriere della Sera).