Infinite sono e saranno le riflessioni su questa emergenza corona virus in pieno corso in Italia, oltre che in Cina e in altri Paesi, soprattutto al Nord, dove vivo (e spero che non si diffonda altrove). E’ bene che sia così, al di là della spazzatura che speriamo smetta di circolare.
Vorrei intanto proporne una, a caldo, nemmeno troppo originale. Ma la verità, talvolta (o spesso), è semplice.
Il problema è che non vogliamo prendere atto davvero dell’interconnessione globale delle sfide e dei problemi. Se una volta nei convegni andava di moda l’espressione “un battito d’ali di farfalla può provocare un uragano in un’altra parte del mondo” – ma chi ascoltava la prendeva come una frase un po’ ad effetto, senza crederci troppo – ora constatiamo ogni giorno di più che è davvero così. Da Wuhan, Cina (11 milioni di abitanti), a Codogno, Italia (15 mila) – 8.600 km di distanza -, il passo è più breve di quanto pensassimo o temessimo. Ma del resto l’inquinamento globale, gli incendi in Amazzonia e Australia, le carestie e le cavallette in Africa (emergenza di cui non stiamo parlando e che non stiamo affrontando), lo scioglimento dei ghiacci al polo, le guerre in varie parti del mondo, le migrazioni forzate, gli attentati – e si potrebbe continuare – pensiamo forse che possano non avere, ognuno per la sua parte, prima o poi effetti su tutti? Nonostante queste evidenze, qualcuno ancora pensa che la soluzione sia alzare barriere, chiudersi, nascondersi in un qualche bunker. Come se un virus o l’aria che respiriamo o corpi affamati di pace e di cibo possano essere fermati con una bella dose di filo spinato e gente armata. Mentre invece si potrebbe stare tutti meglio se i problemi li affrontassimo a livello globale, tutti assieme.
Quando gli stati del mondo capiranno che cooperare in pace è l’unico, vero modo di salvaguardare “gli interessi nazionali”, cioè i nostri popoli? E quando lo capiremo anche noi, cittadini di questo o quel comune, di questa o quella regione, ma anche di un continente e, alla fine, di questo unico – meraviglioso – pianeta? E quando chiederemo con insistenza che i politici di ogni schieramento lavorino per questo obiettivo? Se non per un ideale di solidarietà (che comunque almeno una bella porzione di persone dovrebbe avere a cuore, se è fedele ai principi che professa), almeno per gestire i problemi (ma anche le grandi opportunità!) della nostra, comune, famiglia umana.
Sandro Campanini – Parma