di gi.fo.
Un po’ di solidarietà concreta. Un po’ di riflessione che metta insieme i numeri della crisi e gli ideali umani e politici che hanno alimentato il cammino dell’unità europea. Servirebbe questo. Nel giorno in cui si celebra la festa dell’Unione europea, il 9 maggio, si percepisce di più la deriva alla quale si è piano piano scivolati (anche se l’elezione di Hollande in Francia qualche speranza la riapre). Il 9 maggio 1950 a Parigi la stampa era stata convocata per le sei del pomeriggio al Quai d’Orsay, sede del Ministero degli Esteri, per una comunicazione della massima importanza. “La pace mondiale non potrebbe essere salvaguardata senza iniziative creative all’altezza dei pericoli che ci minacciano”. Sono le prime righe della dichiarazione redatta quel giorno da Robert Schuman, ministro francese degli Affari Esteri, in collaborazione con il suo amico e consigliere, Jean Monnet. “Mettendo in comune talune produzioni di base e istituendo una nuova Alta Autorità le cui decisioni saranno vincolanti per la Francia, la Germania e i paesi che vi aderiranno, saranno realizzate – proseguiva la Dichiarazione – le prime fondamenta concrete di una federazione europea indispensabile alla salvaguardia della pace”. Veniva così proposto di porre in essere una Istituzione europea sovrannazionale cui affidare la gestione delle materie prime che all’epoca erano il presupposto di qualsiasi potenza militare, il carbone e l’acciaio. Quel 9 maggio del 1959 nasceva l’Europa comunitaria. Oggi, può essere utile dedicare all’Unione europea, a noi come cittadini europei, la lettura di un breve articolo apparso dul Corriere della Sera di oggi, 9 maggio. Un articolo dedicato alla Grecia: “Ma senza aiuti la grecia sarà la nuova Argentina”, di Federico Fubini. “Lì serve aiuto allo sviluppo, non solo un programma di sacrifici”. Un articolo senza fronzoli, molto realista, di un notista economico che ha un certo spessore di sensibilità. E che fa balenare un’idea di Europa che forse stiamo smarrendo.