Nel sito sulla chiesa che cura per l’Espresso, Sandro Magister l’11 maggio 2012 ci informa su un convegno organizzato dalla Pontificia Università della Santa Croce su uno dei maggiori teologi del Novecento, il francese Jean Daniélou, gesuita, fatto cardinale da Paolo VI nel 1969. Significativo il titolo: “Finestre aperte sul mistero“. Il mistero è quello della morte di Danielou, nel 1974: per infarto, a 69 anni, nella casa di una prostituta, a Parigi, dove Danielou viveva. Il convegno ha rotto quattro decenni di quasi completo silenzio sull’eminente cardinale e teologo, e – sembra – ha svelato il mistero (il sospetto) sulla sua morte: dalla donna Danielou “era andato a portarle dei soldi per pagare un avvocato capace di tirar fuori di prigione suo marito”. “Fu l’ultima delle sue opere di carità – scrive magister – compiute in segreto, per persone disprezzate e bisognose d’aiuto e perdono”.
Giustamente il convegno e Magister hanno sottolineato i grandi meriti teologici di Danielou e l’opportunità di riscoprire le sue numerose opere, soprattutto patristiche (“Daniélou, assieme al confratello gesuita Henri De Lubac, fu il geniale iniziatore nel 1942 di quella collana di testi patristici denominata “Sources Chrétiennes” che ha segnato la rinascita della teologia nel secondo Novecento e ha preparato il meglio del Concilio Vaticano II”).
Alla fine del suo articolo, Magister ricorda il dissidio che, negli ultimi anni, sorse tra Danielou e il direttore della rivista “Etudes”, il padre Bruno Ribes, a proposito della “decadenza” o meno degli ordini religiosi in quegli anni caldi del postconcilio (Danielou denunciava quella decadenza, e del suo giudizio ne dà testimonianza una intervista rilasciata alla Radio Vaticana, che Magister riporta alla fine del suo articolo; Ribes non era d’accordo). E, dopo aver ricordato che il padre Ribes finì poi per abbandonare la Compagnia di Gesù e, sembra, anche la Chiesa, Magister aggiunge una punta di veleno al suo articolo: “A distanza di quarant’anni, la decadenza degli ordini religiosi in essa denunciata è ancora in atto, come prova negli Stati Uniti la vicenda della ‘Leadership Conference of Women Religious’” (si riferisce alla maggiore organizzazione delle religiose statunitensi, che rappresenta circa l’80% delle 57.000 suore americane, messa sotto osservazione e di recente dalla Congregazione per la Dottrina della Fede).
Vedi l’articolo di Magister in: http://chiesa.espresso.repubblica.it/articolo/1350241