Che cosa abbiamo in comune, in quanto cristiani di confessione cattolica, con Jake Angeli visto tra gli occupanti Capitol Hill vestito di pelli e con le corna in testa? Non è stato detto se appartenga ad una chiesa, ma resta nella memoria dell’imprevedibile come uno dei “patrioti” complottisti che credono che Trump abbia ricevuto una missione salvifica per liberarci dalla trama oscura guidata dalle forze del male capitanate da Bill Gates, Obama e i comunisti. QAnon, la centrale complottista (forse secondata da Putin) offre una cosmologia fatta di terrapiattismo, millenarismo, negazionismo della pandemia e dei vaccini. Tutti nuovi dogmi veicolati nel mondo prevalentemente da Facebook e What’sApp, che divulgano truffe che, attraverso la moltiplicazione dei social, seminano dubbi anche nelle persone colte ed equilibrate. Non solo negli Stati Uniti. Il fenomeno, poiché dura da anni, è diventato un’ideologia, un fanatismo comunitario, oggi fattosi identità di movimenti che, sempre ricorrendo alla mobilitazione fornita dai cellulari, possono portare in piazza migliaia di persone dietro un’idea di “salvezza” in cui credono.
Con un’aggravante apparentemente occulta, che ben conosciamo sol che pensiamo ai movimenti veterocattolici. Li conosciamo così bene da imputare da più di cinquant’anni alla loro resistenza la caduta del Concilio che papa Francesco tenta con ogni mezzo di recuperare, a costo di essersi subito scontrato con chi dall’interno dello stesso Vaticano, da qualche episcopio, da diverse parrocchie lo ritiene “eretico”. Anche i cristiani critici si contentano di comunicare tra loro documentini e critiche, ma sostanzialmente replicano il “sedare, sopire” della comune tradizione dell’obbedienza cattolica. Non basta fare seminari e conferenze sulle encicliche e frequentare parrocchie di propria elezione quando si conoscono le trame che hanno portato Steve Bannon, braccio destro e grande elettore di Trump, a fondare una sua “scuola dei gladiatori” per unire i populisti europei, l’Accademia dell’Occidente cristiano-giudaico, nell’Abbazia di Trisulti al tempo del governo Conte 1, giudicato esemplare per l’unione di governo Lega/M5S (peraltro, sotto Conte 2, il Ministero dei Beni Culturali, ossia Franceschini, ha assunto a carico dello Stato la causa dell’annullamento contrattuale, anche se nel marzo scorso Bannon ha aperto le iscrizioni). Dite che finora non ha dato fastidi?
Faccio una domanda scomoda: qualcuno ha letto una deplorazione dello sfregio istituzionale al Campidoglio americano, e un qualunque monito per le violenze costate cinque vittime da parte del cardinale Timothy Dolan, arcivescovo di New York? Si tratta di un silenzio che segue il sostanziale sostegno della Conferenza Episcopale Americana a favore della presidenza Trump. E di una frattura che divide il mondo cattolico americano che conta sui potenti media che già prima dell’elezione hanno appoggiato esplicitamente il partito repubblicano (per la cui Convention il cardinale di NY aveva elevato le sue preghiere) e il cardinal Burke aveva espresso la sua opposizione a Biden, inaccettabile come cattolico pro choice, “abortista”. Aggiungiamo che per noi è quasi folcloristico, ma l’ex-nunzio negli Usa Carlo Maria Viganò ha buona stampa tra i conservatori americani e pochi giorni fa – dice il vaticanista Paolo Rodari – in un’intervista a Lifesite di Bannon ha invitato “i figli della luce” ad agire “adesso”. Come da violenze contro lo Stato e rafforzando i QAnonisti.
Dobbiamo renderci conto che dobbiamo pensare e argomentare meglio e testimoniando alla base. Anche da noi i centri-città votano progressista e le periferie sono, non da oggi, diventate populiste. La sfiducia non è più contro i governi, ma contro le istituzioni democratiche: nessuno se ne accorge più se Conte non convoca il Parlamento per approvare l’impiego di 200 mld. e gente come noi è diventata l’élite, odiata. Se dopo la fine del Covid la crisi economica sarà feroce, che cosa ci aspetta? Rileggeremo l’intervista a tv5 di papa Francesco che dalla rete berlusconiana ha raccomandato di essere attenti agli scarti?
Giancarla Codrignani