Gianni Toniolo, sul Sole 24Ore dell8 maggio, spiega che ai due punti deboli italiani, economia in ristagno da 10-15 anni e debito pubblico elevatissimo, non si può rispondere con l’aumento della spesa pubblica e la richiesta di deroghe all’Unione europea, ma bensì con riforme interne per rilanciare la produttività e la richiesta alla UE di politiche espansive e dell’unione bancaria per riaprire il credito (“Dall’Europa stimoli non deroghe”). Alberto Quadrio Curzio, anch’egli sul Sole, individua le misure sulle quali deve partire la concertazione (“Lavoro e fisco. Il coraggio delle scelte”). Giulio Sapelli, sul Messaggero, insiste sulle misure necessarie e possibili per creare da subito occupazione, obiettivo non meno rilevante – dice – della rappacificazione politica, se si vuole uscire dalla crisi (“Occupazione, la via turca per uscire dalla crisi”). Enzo Moavero, intervistato da Federico Fubini Sul Corriere, suggerisce: “No agli antagonismi. Con la Germania collaboriamo”. Giorni fa (il 26 aprile) Lucrezia Reichlin, sul Corriere, indicava la strada di “Più qualità e meno costi per lo Stato”.