di Valerio Pedroni
La situazione migratoria è tornata alla ribalta. In particolare si è aperta quest’anno la rotta dalla Tunisia, dove il clima xenofobo, generato da un rais di ultradestra, ha inaugurato una stagione espulsiva (forse con l’obiettivo di ritrattare poi economicamente le condizioni per trattenere i flussi fuori dalla fortezza europea).
Per questo motivo i numeri degli arrivi sono raddoppiati, e a fine 2023 potremo arrivare a 150.000 persone, che in realtà non dovrebbero essere un problema per un Paese come il nostro in pieno inverno demografico. Ma qui la parola d’ordine è propaganda, e l’immigrazione ha sempre funzionato molto bene nel mercato elettorale.
Peccato che a farne le spese spesso sono ragazzini minorenni: 15, 16, 17 anni al massimo. I cosiddetti minori stranieri non accompagnati, ma che a me piace chiamare semplicemente minori soli.
Marocco, Egitto, Tunisia, ma anche Corno d’Africa e sub-Sahara. Ragazzini, con un mandato famigliare pesantissimo, di poter essere presto una risorsa, per una famiglia nella miseria.
Perché l’Africa è un continente in cui i cambiamenti climatici, insieme ad anni di sfruttamento delle risorse da parte dell’Occidente, stanno con segnando le famiglie ad una condizione drammatica.
Ma questa è materia per un altro articolo, non quello di oggi.
Qui parliamo dei ‘minori soli’, a favore dei quali la parlamentare Zampa aveva dato i natali ad una legge estremamente rigorosa di tutela della condizione fragile di questi ragazzi, con filiere di accoglienza attente a non discriminarli dagli altri minorenni autoctoni, ma anche a comprenderne la specificità. Il governo invece sta discutendo in questi giorni due provvedimenti molto preoccupanti in materia.
Il primo: l’accertamento dell’età dovrebbe essere dimostrata dai minori stessi e non dalle autorità competenti con strumenti di rilevazione scientifici che uniscono l’esame dell’osso con una serie di colloqui specialistici.
Sembra quasi che ci sia la coda per dichiararsi minorenni. La verità però è un’altra. Spesso i minori soli, sempre sprovvisti di documenti di accertamento dell’età, dichiarano di essere già adulti, per evitare di essere trattenuti o perché hanno alle spalle una malavita che vuole servirsene.
Il secondo: l’ospitalità dovrebbe avvenire in centri di accoglienza destinati agli adulti, dato che al momento la gestione nelle strutture per minorenni è al collasso. Ma questo significa che il modo per rispondere a questa emergenza è ignorare totalmente lo status di minorenne che andrebbe messo nella condizione di poter studiare e poter vivere in modo adatto alla propria età.
Piuttosto l’ANCI (Ass.Naz. Comuni It.) ha fatto una proposta diversa e molto interessante: gestire la prima accoglienza dei minori soli a livello governativo e centralizzato e lasciare la seconda accoglienza ai Comuni, possibilmente coordinandone i trasferimenti per non avere i grandi Comuni metropolitani sottoposti ad una forte pressione e realtà provinciali praticamente non toccate dal fenomeno migratorio.
Basta pensare che Milano ha in carico 1.300 ‘minori soli’ accolti a fronte di una presenza di 20.000 in tutta Italia, che non rispecchia il peso demografico di Milano sull’intero Paese.
Ma a questo Governo pare non interessare risolvere le questioni, ma fare demagogia e cercare spasmodicamente il consenso. Che importa se a farne le spese sono minorenni, che qui non hanno nemmeno il riparo di una famiglia.
Evidentemente la carta dei diritti dell’infanzia ce la siamo persi su qualche gommone al largo di Lampedusa.
Il testo è stato pubblicato su Il Sicomoro. 9/2023 disponibile al link https://noifuturoprossimo.it/