Ritrovare la bussola….!

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di Pier Giorgio Maiardi

Nel mezzo di questo anno 2024 il mondo si trova immerso in una situazione aggrovigliata e, sotto certi aspetti, paradossale in cui è difficile vedere qualcosa di positivo e rassicurante: guerre in corso e guerre minacciate che hanno scarse motivazioni logiche e razionali, aumento delle spese militari giustificate da un crescente clima di ostilità e paura reciproca fra gli Stati, e nel contempo progressiva riduzione dello “stato sociale” perché troppo costoso, perdita di credibilità delle organizzazioni internazionali nate per mantenere e far crescere la collaborazione e la integrazione fra gli Stati nella prospettiva di un mondo in pace, consistente emigrazione, con mezzi di fortuna, di popolazioni da paesi poveri e in guerra verso paesi che anziché mostrarsi amici solidali si difendono da presunti nemici che minacciano i loro confini, crescente favore per componenti politiche di destra estrema nate da ceppi storicamente non democratici, come il nazismo ed il fascismo, autori della immane e tragica esperienza di dittatura e di guerra che ritenevamo di esserci lasciati definitivamente alle spalle. Pare che il mondo sia scappato di mano agli uomini e abbia imboccato strade anacronistiche e contraddittorie, estranee alla ragione ed a qualsiasi logica. E’ urgente ritrovare la bussola!

Stiamo drammaticamente rendendoci conto che la convivenza pacifica e democratica devono essere coltivate con impegno intelligente e continuo perché sono fragilissime, e noi probabilmente non ce ne siamo curati! Dobbiamo ritrovare la stella polare a cui fare riferimento e a me pare che le stelle siano essenzialmente due: il popolo e la democrazia! Il popolo non è una massa indistinta e astratta che pochi governanti possono strumentalizzare per ottenerne il favore con abilità e, magari, inganno, ma è il vero soggetto della società, il protagonista della vita sociale, un soggetto plurale, vario e composito a cui la politica deve fare riferimento operando per il suo benessere che è il “bene  comune”: se ne fossimo convinti  le guerre attualmente in corso ci apparirebbero paradossali perché non giovano a nessuno, anzi, all’opposto, provocano crescente disagio, morte, distruzione di case e di famiglie, in nome di un inesistente bene superiore, di una “ragion di Stato” conosciuta ed apprezzata forse solamente da alcuni signori e che non può comunque prevalere sulla possibilità di vita  del popolo. E’ il popolo, anche quello in divisa che ha il dovere di sparare, che paga il costo materiale e morale della guerra e avrebbe ragione di schierarsi fra le parti in guerra per reclamare il dritto alla pace ed alla vita!

E’ quindi il popolo che deve governarsi e governare: e qui sta la seconda stella polare, la Democrazia che, dice la Treccani, è la “Forma di governo che si basa sulla sovranità popolare e garantisce a ogni cittadino la partecipazione in piena uguaglianza all’esercizio del potere pubblico”! Una forma di governo più rispettosa e garantista per la dignità di ogni cittadino pare che nella ormai lunga storia dell’umanità non si sia fino ad ora trovata. Un sistema però difficile da realizzare e delicatissimo da mantenere che ha bisogno di un grande equilibrio fra gli organi di governo per garantire che il vero potere resti nelle mani del popolo, un popolo che si assume la responsabilità di governarsi, e per questo si rende sensibile al dovere di solidarietà, al “bene comune” che non è la somma del bene di ognuno ma il maggior bene della comunità che è composta da persone diverse che vivono in condizioni economiche, sociali ed umane diverse, persone che devono sentire l’amicizia dello Stato e che sono pronte a creare le condizioni di amicizia per gli altri, anche sacrificando qualcosa di sé e del proprio benessere.

Tutto questo oggi pare in crisi con la sensazione, per quanto riguarda, in particolare, il nostro Paese, che si stia operando per formalizzare la crisi della democrazia piuttosto che per correggerla: i partiti non ci appaiono più come gli strumenti della partecipazione dei cittadini alla determinazione della politica nazionale (art. 49 cost.) ma piuttosto come i clan di un leader il cui obiettivo principale è prevalere sugli altri leader concorrenti. Il Parlamento non pare più l’organo sovrano, rappresentativo, per eccellenza, del potere dei cittadini ma piuttosto l’organo che formalizza le decisioni del governo senza la possibilità di modificarle sostanzialmente o di bocciarle. Considerata tale situazione, che dovrebbe preoccupare chi è geloso della nostra democrazia e della sua salvaguardia, i nostri governanti paiono formalizzare lo strapotere del governo, la subordinazione del Parlamento, l’indebolimento della funzione di garanzia e di equilibrio del Presidente della Repubblica, preziosa in uno Stato in cui è accentuata la conflittualità e la incomunicabilità fra le parti politiche. Questa è la sostanza del “premierato” presentato, a ragione, come la “madre” di tutte le riforme da un governo che si vanta di “cambiare l’Italia”.   Ad uno scarso senso della comunità nazionale, del riconoscimento della pari dignità dei cittadini, dei diritti inviolabili dell’uomo e dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale (artt. 2 e 3 cost.) pare ispirata anche la legge sull’autonomia differenziata delle Regioni che, pur considerata formalmente lecita dalla Costituzione, nella sua applicazione non può non tener conto della situazione di disparità esistente fra i territori, una disparità che rende problematico il riconoscimento di uguali diritti a tutti i cittadini, in qualunque regione risiedano: anziché impegnata ad assicurare tale riconoscimento, l’azione del governo pare tesa a cristallizzare la diversità fra le Regioni e l’egoismo di ciascuna senza alcuna attenzione al dovere di solidarietà e di integrazione che costruisce un popolo e l’unità della nazione!

Una, per noi doverosa, interpretazione in chiave cristiana dell’attuale situazione mondiale, vi legge una conferma della misteriosa ma reale presenza del male in un mondo che, tuttavia, “geme e soffre le doglie del parto” (Rom. 8, 20-23)  perché è sempre all’opera il bene invisibile del piccolo seme da cui nascerà il Regno di Dio! E si tratta di un parto in cui tutti siamo attivamente coinvolti perché chiamati a “portare più frutto” (Giov. 15,1-29)! Qui sta il messaggio di speranza della fede cristiana e che motiva l’impegno dei credenti.

Per questo l’ispirazione cattolica e democratica oggi deve imporre un impegno a invertire la rotta: in particolare, per quanto riguarda le associazioni nate da quella ispirazione, si tratta di compiere un servizio soprattutto di natura culturale, di sensibilizzazione per favorire il discernimento e stimolare il coinvolgimento personale, per ricreare i luoghi e le modalità di partecipazione, suscitare il dialogo ed il confronto, la capacità di critica e di proposta, per stimolare l’impegno di ciascuno, in ultima analisi si tratta di ricreare il popolo, soggetto ed anima della democrazia!

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