Don Armando Matteo, già autore di libri originali, coraggiosi e sinceri come La fuga delle quarantenni e La prima generazione incredula (ed Rubbettino), nonché assistente nazionale della Fuci, firma l’editoriale di Spirito e Vita, coraggiosa rivista stampata a Trento dai padri Venturini e diretta da Vittorio Cristelli. S’intuitola “Chiesa in trasformazione”. Non fa il profeta di sventura o il rivoluzionario da salotto, ma rileva i dati più evidenti della vita ecclesiale in Italia e nel mondo. Non fa profezie, semplicemente esorta a prendere atto della realtà, di quel che accade. Senza chiudere gli occhi né inventarsi nemici o pretesti. Si sta disegnando un volto nuovo del mondo e della Chiesa; ci è chiesto di vederlo, capirlo, amarlo, sviluppando l’arte della benedizione, cioè “dire bene ciò che accade, senza superficialità, senza paure e senza risentimenti, per poter bene-dire questo che ci accade”. Tutto il fascicolo (di giugno 2013) è un invito al discernimento, alla lettura dei segni dei tempi, alla conversione, alla riscoperta dell’essenziale. Un invito all’attenzione e all’amore verso lo Spirito che opera, che rinnova la Chiesa (come raccontano padre Felice Scalia e Paola Bignardi in due bellissimi articoli) e la invita a divenire “Chiesa povera e solidale con i poveri; il tutto in una prospettiva “nuova e ottimistica sull’umanità emergente” (come scrive don Dario Fridel). È evidente che se camminasse su queste strade la nostra chiesa diverrebbe davvero capace di incontrare e “salvare” (migliorare, illuminare con la testimonianza) il mondo che ci circonda.
Con un approccio più dottrinale e teologico, ma con uno spirito assai simile a quello indicato fin qui, Severino Dianich (uno dei migliori teologi italiani, profondamente impegnato da decenni anche nella vita pastorale) firma su Il Regno (n. 14 del 15luglio) un importante saggio sul tema dell’”evangelizzazione dell’Europa”. Riprendendo lo spirito del Vaticano II la Chiesa è invitata a “riprogrammare” la sua presenza nel mondo “non più in termini di dualismo e di contrapposizione, ma in quelli nuovi di servizio, fraternità, stima, amore”.
“Ciclone Francesco in Vaticano” è il titolo che campeggia in copertina di Jesus di agosto. Si rivede la cupola di San Pietro colpita, ma forse illuminata, nella notte da un fulmine. All’interno un dossier, curato da Vittoria Prisciandaro, che fa sperare nel sorgere di “un’età delle riforme”. Oltre alle consuete, numerose e accurate informazioni sulla vita delle chiese locali (e nel mondo) Jesus dedica ampi servizi alla Chiesa in Egitto, in Turchia e in India; e alle donne dottori della chiesa: sono quattro, ma molto significative: Teresa d’Avila, Caterina da Siena, Teresa di Lisieux e Ildegarda di Bingen. Interessante la rubrica di Franco Monaco intitolata città dell’uomo, nello spirito di Giuseppe Lazzati: contiene l’auspicio, motivato, che il pontificato di Francesco abbia anche l’effetto di valorizzare il ruolo dei “cristiani adulti” impegnati in campo sociale e politico con vera libertà, competenza e ispirazione cristiana.
L’intero fascicolo di Cercasi un fine di agosto-settembre è dedicato al tema della cultura e particolarmente dell’università. Scelta coraggiosa e che potrebbe apparire sorprendente per una rivista impegnata sui fronti della responsabilità sociale, dell’emarginazione, dell’attenzione agli ultimi … Scelta che appare invece ben mirata e lungimirante se si pensa che il giornale s’ispira al messaggio di don Lorenzo Milani; ed è ben consapevole che l’uso (o l’abuso) della “cultura”, la sua diffusione, la sua gestione “responsabile” è molto importante per la formazione delle persone e la crescita di una società … Così il numero si apre con un toccante ricordo di Vittorio Bachelet. Proprio lui, come scrive Rocco d’Ambrosio, ha incarnato la figura dell’uomo (e cristiano) di grande cultura, impegnato nell’educazione dei giovani, nel rinnovamento della società, nel servizio politico e nella testimonianza personale della libertà e della giustizia … fino al sacrificio della vita. Nelle pagine interne della rivista si parla ampiamente del ruolo dell’università al fine di mettere la cultura al servizio della crescita sociale e culturale delle giovani generazioni. Insomma: più energie, più idee e più risorse all’università … se si vuole davvero investire sul futuro!
(a.bert.)