Pubblichiamo l’articolo uscito domenica 20 settembre sul settimanale “L’avvenire di Calabria”, della diocesi di Reggio
Sono ormai in molti a credere che l’associazionismo storico dei cattolici si sia fermato ad… Eboli. E che anche per le questioni nazionali e globali abbia perso il dono della parola. Forse esagerano. Ma il fatto è che denunce come quelle di Galantino, scritte per ricordare la schiena dritta di De Gasperi ma indirettamente indirizzate alla classe politica dei nostri giorni, sulla bocca del laicato non se ne sentono più. Tace l’Ac. Tace la Fuci, il Meic. E tacciono le Acli, il Movimento laureati di A.C., l’MCL, e l’Agesci. Spine nel fianco, come si ricorderà, del potere politico ed economico di turno, sempre in comunione con la Chiesa, ma sempre autonomi dalla Chiesa. Sicura di essere dopo rimproverata, continua invece a parlare solo la Cei assieme a qualche… parroco di campagna. E benché la stampa statunitense conservatrice lo definisca marxista, continua con la sua pastorale papa Francesco. E meno male!
Galantino non ha avuto peli sulla lingua, e non si è preoccupato di chi poteva risentirsi come poi nei fatti si è risentito: “ La politica? …Un piccolo harem di cooptati e di furbi…”. Rimando al significato di “harem”, ma valutare il verbo e gli aggettivi messi accanto, partendo da “piccolo” e finendo a “furbi” significa stendere un trattato di teoria politica dei nostri tempi, che riguarda anche il Sud, ma non solo il Sud. Non è questa la sede. Tuttavia la speranza non dobbiamo perderla. Mentre infatti il laicato cattolico storico tace e parlano in sua vece i vertici della Chiesa, si muove nello stesso tempo una silenziosa rete – questa volta “analogica” e reale – di associazioni nazionali e territoriali che, sulla scia del magistero sociale della Chiesa, ha mantenuto acceso il lumicino dell’impegno sociale e politico dei cristiani. I media evidentemente non ne parlano. Ma il 24 e 25 Settembre questa rete riunita attorno alla sigla C3 Dem si incontrerà a Paestum per parlare di Mezzogiorno. E’ bene dire che si tratta di una serie di associazioni critiche verso la status quo, l’establishment, le mode del momento e l’antropologia vincente del nuovo liberismo che invoca libertà infinite, diritti, deregulation e poco Stato. Ma che tuttavia è seguita con attenzione da diversi Vescovi diocesani, da alcune Università e, per le sue analisi, da quella residuale classe politica cattolica ancora viva in Parlamento. Ne fanno parte circa 25 medie e piccole associazioni impegnate nel sociale e nel politico, che si riconoscono attorno ai valori laici della Costituzione e del Concilio. E che scommettono sulla cittadinanza delle persone.
Il tema del loro incontro è di estrema attualità. Ci riguarda da vicino: “Cittadinanza attiva e rinnovamento della politica nel Sud” . Il Convegno si articolerà in gruppi di lavoro e in sotto temi: Il Sud, appartenenza e risorse; esperienze e radicamento sul territorio; la costruzione di comunità; l’impegno nella formazione di coscienza politica; il Sud nella nuova economia; ecc. Sabato 24 ne parleranno alcuni presidenti e segretari delle associazioni aderenti, mentre Domenica 25 dopo la Messa, ci sarà la Tavola rotonda conclusiva alla presenza di docenti universitari ed esperti. Per la relazione introduttiva era stato invitato Giuseppe Falcomatà, sindaco di Reggio Calabria, capoluogo storico sciolto come sappiamo per mafia. Somigliando molto a Galantino, Falcomatà in una sua recente intervista ha infatti rimproverato il suo partito di avere abbandonato i territori, causando l’assenza della politica democratica e il disinteresse verso la cosa pubblica dei cittadini. Forse proprio per questo ha promosso e voluto l’utilizzo di volontari nei servizi del Comune. Si tratta dunque di quella cittadinanza attiva su cui si intratterrà proprio il Convegno. Benché ripetutamente invitato è un vero peccato che non abbia accettato: si è scusato per gli incombenti impegni di bilancio. Ma lo aspettavano in molti, anche per la sua giovane età.
Due parole conclusive su Reggio. L’ottocentesca Questione Meridionale, mescolata con la bomba ad orologeria dell’immigrazione dei nostri giorni, è ora arrivata alla svolta finale. O si cambia registro, oppure il Sud, tutto il Sud, affonderà irrimediabilmente. E di questo l’associazionismo riunito in C3Dem ne è consapevole. Reggio , in particolare, è ora in attesa di riscatto anche sotto l’aspetto della legalità e dell’etica pubblica. E sono in molti a sperare che per questo rinnovamento abbia bisogno anche dell’attivismo dei cittadini. Perché sono insufficienti i volontari è insufficiente la Giunta. Ed è insufficiente il Sindaco. In una mia nota pubblicata su questo settimanale il 24 0ttobre 2014 con il titolo “ Per risorgere non basta il Sindaco. La città ha bisogno di tutti”, facendo riferimento alla qualità e all’estrazione sociale della classe dirigente del secondo dopoguerra reggino, mi soffermavo, non senza qualche rischio, sul ruolo avuto nella ricostruzione dalla ex borghesia locale: proprietari terrieri e immobiliari, a volte liberali, spesso di destra conservatrice; intellettuali, liberi professionisti, imprenditori e commercianti, professori e artigiani. Una borghesia grande e media che, nonostante la sua estrazione e il suo guardare al passato, era tuttavia virtuosa. E si rimboccava le maniche. Oggi, tranne rare eccezioni, questa borghesia è sostanzialmente scomparsa dall’impegno civico reggino. Un ceto totalmente auto emarginato, messosi da parte e defilato , che però in questo modo ha consegnato la città in mano ad arrampicatori e faccendieri con i risultati che sappiamo. Ecco, mi permetto di suggerire che la cittadinanza attiva è anche quella di classe dirigente per bene, sempre esistita in città ma oggi appartata e separata dal destino comune. Una classe dirigente che ama forse vedere il riscatto e la rinascita di Reggio dall’alto del proprio status, senza sporcarsi le mani.
Nino Labate