Molti non se ne sono neppure accorti, ma è giunto a conclusione l’ “Anno europeo dei cittadini”, voluto dalla Unione Europea per celebrare il ventesimo anniversario del trattato di Maastricht (1993). Il gesuita direttore di Aggiornamenti sociali, padre Giacomo Costa, sul fascicolo di dicembre, ricorda che la costruzione di un’Europa sempre più democratica era l’obbiettivo del cammino iniziato allora. Oggi possiamo dire che resta un obbiettivo importante ma assai lontano. Restano le domande: come costruire un’Europa sempre più democratica e aperta al mondo, unita nella sua diversità culturale e da questa arricchita? Come promuovere tra i cittadini il senso di appartenenza all’unione e migliorare la loro comprensione reciproca, rispettando nel contempo le diversità culturali e linguistiche? Come sviluppare un’identità europea fondata su valori, storia e cultura comuni? Come semplificare i processi decisionali europei in modo che siano trasparenti e comprensibili? Come rinforzare la legittimità democratica delle decisioni? L’autore svolge un attento esame dei vari aspetti e giunge a ritenere ragionevole e utile che anche gli euroscettici esprimano apertamente la loro posizione, con l’auspicio che ciò spinga gli europeisti convinti ad articolare e comunicare efficacemente le loro buone ragioni in un dibattito pubblico aperto e convincente (anche nella prospettiva delle prossime elezioni europee…).
Koinonia, il mensile della comunità domenicana di Pistoia ma diffuso in tutta Italia, dedica gran parte del fascicolo di dicembre a papa Francesco, alla sua novità e alle sue radici. Interessante è rileggere anche l’intervento del cardinale Bergoglio alla congregazione generale dei cardinali nel pre-Conclave, nel marzo 2013. Diceva tra l’altro: “La Chiesa è chiamata ad uscire da se stessa e andare nelle periferie non solo geografiche ma anche esistenziali…. la Chiesa autoreferenziale pretende di tenere Cristo dentro di sé e non lo fa uscire….Ci sono due immagini della Chiesa: la Chiesa evangelizzatrice che diffonde Dei Verbum religiose audiens et fidenter proclamans e la Chiesa mondana che vive in sé e per se stessa… Pensando al prossimo Papa, c’è bisogno di un uomo che, dalla contemplazione e dall’adorazione di Gesù Cristo, aiuti la Chiesa a uscire da se stessa verso la periferia esistenziale dell’umanità, in modo da essere madre feconda della dolce e confortante gioia di evangelizzare”. Sullo stesso numero di Koinonia un articolo di Raniero La Valle sulla “svolta” di Francesco e alcune dense pagine su Etty Hillesum, e su Dietrich Bonhoeffer (con riferimento alla bellissima, recente “biografia” a lui dedicata da Eric Metaxas (Fazi editore).
Sempre sull’onda di papa Francesco Missione Oggi, nell’editoriale di dicembre, parla proprio di una “riforma missionaria della Chiesa” promossa da papa Francesco. E dedica poi un dossier al tema, pieno di sorprese ed anche di speranza, delle “primavere arabe e ai segni profetici che si scorgono in quel contesto; fra essi quello del vescovo Pierre Claverie la cui testimonianza, al pari di quella dei monaci di Thibirine, è un seme di invincibile speranza.
A papa Francesco è dedicato anche l’editoriale di La Civiltà Cattolica del 21 dicembre che rivisita le omelie natalizie pronunciate dal cardinale Bergoglio dal 2001 al 2006. Ne viene un’illuminante esegesi del Natale e della gioia cristiana, un’attenzione alla vita del popolo e… alla pazienza di Dio. La rivista dei gesuiti non manca, nelle pagine successive, di dar conto anche di un avvenimento più “laico”: la decadenza da senatore di Silvio Berlusconi. E ricorda con malcelata ironia che alcune deputate di Forza Italia si sono presentate in Aula, dopo il voto del 28 novembre, vestite di nero “per ricordare che oggi è un giorno di lutto”.
Sul versante dei dialogo con il mondo ebraico merita attenzione il fascicolo 254 di Vita monastica, la rivista trimestrale curata dai monaci camaldolesi. Vi sono pubblicati gli “atti” del 33° colloquio ebraico-cristiano svoltosi a Camaldoli nel 2012 sul tema del “popolo di Dio” Tra gli autori Gianantonio Borgonovo, Alexander Rofè, Massimo Grilli, Alberto Sermoneta, Bruno Segre, Piero Stefani, Fulvio Ferrario e Amos Luzzatto che afferma tra l’altro: “…per capire meglio un tema come questo è necessario che cristiani ed ebrei si conoscano sempre di più e, parlando assieme, si rendano conto di quante cose li possono accomunare e quante cose, spesso di provenienza esterna, li hanno mantenuti separati e spesso reciprocamente ostili per lunghe generazioni….”.
(a.bert.)