Ricordando Giuseppe Dossetti a cent’anni dalla nascita Chiara Tintori su Aggiornamenti sociali (febbraio 2013) ricorda la diagnosi sulle cause profonde della “notte italiana negli anni 90”. Riprendendo il pensiero di Lazzati di dieci anni prima, Dossetti così si esprimeva: “una porzione troppo scarsa di battezzati consapevoli del loro battesimo rispetto alla maggioranza inconsapevole. Ancora l’insufficienza della comunità che dovrebbe formarli; lo sviamento e la perdita di senso dei cattolici impegnati in politica, che non possono adempiere il loro compito proprio di riordinare le realtà temporali in modo conforme all’evangelo per mancanza di vero spirito di disinteresse e soprattutto di una cultura modernamente adeguata … e infine l’immaturità del rapporto laici-clero, il quale non tanto deve guidare dall’esterno il laicato, ma proporsi più decisamente il compito della formazione delle coscienze, non a una soggezione passiva o a una semplice religiosità, ma a un cristianesimo profondo e autentico e quindi a un’alta eticità privata e pubblica”. Insomma: se i cattolici non sono abbastanza cristiani … la società è più povera e meno umana.
“…e venne Costantino”. Il nostro 2013 infatti non è solo il 50° anniversario della Pacem in Terris, ma è anche il 1700° anniversario dell’editto di Costantino, quello che viene ricordato come il segno di un’alleanza – stabile per secoli – fra il trono e l’altare. L’argomento è storicamente complesso e tuttora variamente ricostruito ed interpretato; ma certo “costantiniano” vien detto, oggi, il modello di Chiesa che si è costituito allora e che dura fino ad oggi. Tale modello ha permesso la diffusione del cristianesimo e anche l’elaborazione di una grande tradizione teologica e dottrinale … ma a che prezzo?” Se lo chiede Esodo (gennaio-marzo 2013) in un numero intitolato “… e venne Costantino”. Vi si ricostruisce la “scelta” di allora, ma ci si pongono anche domande sull’oggi: verso quale Chiesa si sta andando? Come tenere assieme tradizione e prassi di Gesù e delle prime comunità cristiane? Gianni Manziega e Sandra Savogin scrivono: “c’è chi sta festeggiando il millesettecentesimo anniversario dell’editto di Milano come l’anno della libertà dei cristiani all’interno della società. Noi abbiamo più di qualche dubbio.” E tutto il fascicolo di Esodo esplicita questi, fondatissimi, dubbi.
Tra i temi di maggior attualità per chi voglia “fare il punto” sullo stato della Chiesa oggi vi è certamente quello del laicato: quale ruolo rivestono oggi i laici nella Chiesa 50 anni dopo il Concilio? La rivista Presbyteri (n 2/2013) si chiede in copertina: “Scatterà l’ora dei laici?”. E l’editoriale s’intitola: “Fino a quando avremo battezzati invisibili e marginali?”.
“I laici, dove sono?”: se lo chiede anche Lilia Sebastiani sul n 167 – 16 marzo 2013 della Lettera della Fraternità, foglio periodico (agilissimo ma sostanzioso) della fraternità degli Anawim, movimento di rinnovamento spirituale e di amicizia evangelica di laici nato dall’iniziativa di don Giovanni Cereti. Come “promuovere” i laici? si chiede Lilia Sebastiani, e risponde: “come ci sembra superato e limitato questo verbo! Lo scopo ultimo è l’edificazione di una Chiesa tutta laicale, tutta discepola, tutta fraterna-sororale, tutta ministeriale, tutta sacramentale. Tutta capace di parola, autorevole; perché tutta, sempre capace di ascolto”. Oltre alle notizie “associative” il foglio mensile offre dialogo e nutrimento spirituale nonché notizie sulla vita associativa (e fraterna) di quanti aderiscono alla comunità spirituale.