A scuola dal Concilio per leggere l’attualità della situazione sociale e politica e per riproporsi, quindi, le ragioni, gli obiettivi e le modalità di presenza dei cattolici anche nel contesto attuale: è questo il tema che Agire Politicamente si è proposto nel Seminario svolto a Valdragone, nella Repubblica di S. Marino, nello scorso mese di agosto.
Il tema è stato introdotto da alcuni interventi di amici – Lino Prenna, Piergiorgio Grassi, Carla Mantelli, mons. Angelo Battista Pansa, Pier Luigi Castagnetti, amici impegnati in politica e responsabili di associazioni –, seguiti da un intenso e vivace dialogo fra tutti i partecipanti giungendo, come ci si era prefissi, anche a concrete indicazioni nell’intento di uscire dalla frustrazione dei discorsi del semplice “dover essere” e della cronica sensazione di insignificanza.
Il Concilio ha rappresentato la riconciliazione della Chiesa con la modernità attraverso una ricomprensione di se stessa e del mondo, un mondo che, per Giovanni XXIII, non è solo prevaricazione e rovina, come lamentano i “profeti di sventura”. Un Concilio con intenzionalità pastorale che ha inteso proporre la fede in modo più efficace, con linguaggio non dogmatico ma con l’intenzione di convincere: una Chiesa che manifesta la propria maternità, non condanna ma corregge, ed esprime un’alta concezione dell’uomo e dell’universo attraverso cui dà gloria a Dio. E di ogni uomo esalta la libertà e il primato della coscienza. Nella fedeltà alla tradizione ed alla fede della Chiesa sta la continuità del Concilio, nel rapporto della Chiesa con la realtà del mondo sta senz’altro la sua novità. Un Concilio che non può essere visto come un fatto episodico ma come un evento dello Spirito depositato nella Chiesa e destinato, magari con percorsi non sempre lineari, a fermentarla nel tempo attraverso l’impegno e la disponibilità di tutti i battezzati.
Ma quale rapporto può avere tutto questo con la dimensione sociale e politica: dalla riaffermazione della dignità di ogni persona viene l’invito alla costante rigenerazione della democrazia e, quindi, ad un ritorno alla politica ed un impegno alla sua riqualificazione per renderla capace di governare i processi economici e sociali, non secondo regole di “profitto” considerate irreformabili, ma secondo una logica di “bene comune” che privilegia i diritti vitali di ogni persona, secondo equità e giustizia.
I cristiani “agiscano con integrità e saggezza contro l’ingiustizia e l’oppressione, il dominio arbitrario e l’intolleranza d’un solo uomo e d’un solo partito politico; si prodighino con sincerità ed equità al servizio di tutti, anzi con l’amore e la fortezza richiesti dalla vita politica” (G.S. n. 75).
In concreto, nell’attuale contingenza, tutto questo significa superamento del “governo tecnico” che rappresenta un’anomalia nel sistema democratico, anomalia che può trovare una giustificazione solamente in una debolezza della politica che deve essere assolutamente superata. Per l’associazionismo cattolico democratico questo significa un impegno ad esprimere e supportare una presenza capace di leggere e discernere la situazione e di formulare proposte, soprattutto in ordine ai nodi che riguardano le istituzioni democratiche ed i diritti vitali delle persone, come il lavoro, l’intrapresa, il welfare.
Nel contesto politico i cattolici non debbono tendere tanto ad essere una “parte” che si differenzia e si contrappone alle altre parti, quanto piuttosto una presenza significativa che dà “sapore” e predilige, quindi, i contenuti e lo stile dei comportamenti: “Si sforzino i cattolici di cooperare con tutti gli uomini di buona volontà nel promuovere tutto ciò che è vero, tutto ciò che è giusto, tutto ciò che è santo, tutto ciò che è amabile (Phil. 4,8). Entrino in dialogo con essi, prevenendoli con prudenza e gentilezza, promuovano indagini circa le istituzioni sociali e pubbliche per portarle a perfezione secondo lo spirito del Vangelo” (A.A. n. 14).
E’ in questa prospettiva che Agire Politicamente ha aderito e sostiene la rete “Costituzione, Concilio, Cittadinanza” (c3dem) come mezzo per rendere visibile e significativa la realtà ricca e molteplice del cattolicesimo democratico in un contesto culturale, sociale e politico in grave degrado.
Politicamente Agire Politicamente sceglie il bipolarismo come espressione di una democrazia matura, che vive sul confronto fra linee di politica chiare e tempo per tempo definite, sceglie l’area di centro sinistra come luogo più coerente con i principi ispiratori del cattolicesimo democratico e guarda con interesse al Partito Democratico come ipotesi, tuttora di problematica realizzazione, di incontro, confronto e convivenza, in un comune ampio denominatore, fra culture e ispirazioni diverse, quelle stesse che costruirono la carta costituzionale. Dal Partito Democratico si esige anche un rapporto più diretto con la società, di cui deve essere espressione e strumento di partecipazione, ed a questo scopo si chiede da tempo l’istituzione di una consulta delle associazioni come interlocutore autorevole ma non funzionale al partito.
La convivenza ed il confronto con la diversità si ritiene debba essere la vocazione del cattolicesimo democratico, quella di un cattolicesimo dialogico da cui discende una corretta interpretazione del comportamento riguardo ai principi definiti “non negoziabili”: non si tratta di relativizzare i principi, che proprio in quanto tali non possono essere “negoziati”, ma di rappresentarli in un contesto plurale e tradurli in un’applicazione che risponda al più alto grado possibile di condivisione. Un esempio positivo è stato individuato nell’esperienza del Comitato Diritti del Partito Democratico.
Quanto alle modalità di presenza, dal primato della coscienza di ogni persona consegue il dovere, per ciascuno, di fare scelte responsabili, l’autonomia di ciascuno nelle scelte politiche e la valorizzazione della presenza e dell’impegno di ogni credente nell’ambito sociopolitico. Per l’ambito ecclesiale questo significa presenza più significativa, attiva e responsabile dei laici, rispetto e supporto per chi ha assunto impegni pubblici di carattere amministrativo e politico, maggiore tolleranza reciproca e disponibilità al dialogo. Si è indicata la dimensione sinodale come la più adatta alla valorizzazione della presenza laicale e della pluralità dei carismi e ministeri presenti nella Chiesa.
A proposito di ciò che deve caratterizzare l’impegno pubblico del cattolico è stata indicata la via delle beatitudini come chiave di lettura ed interpretazione del rapporto di ciascuno con la realtà sociale e politica – il cristiano potrà imporsi non tanto per via legislativa ma piuttosto per testimonianza – ma debole è stata giudicata, nell’attuale momento, la vocazione alla spiritualità e scarsa la consapevolezza di dover essere portatori della propria novità spirituale, una novità tanto più urgente a motivo del tempo che stiamo vivendo, un tempo che esige un radicale cambio di mentalità ed una nuova cultura politica.
Fra le indicazioni concrete emerse se ne può indicare qualcuna più significativa: riscoprire lo spirito e le motivazioni che hanno fondato la Costituzione attraverso il pensiero dei costituenti; dalla crisi del “pubblico” e del “privato” occorre inventare e sostenere nuovi modelli di impresa sociale e solidale; creare luoghi di formazione laicale che accompagnino l’incarnazione di ciascuno nella realtà coniugando l’agire umano e l’agire dello spirito e, nella prospettiva del richiamo che la Chiesa fa iniziando l’anno della fede, riscoprire l’impegno politico come impegno ad una “nuova evangelizzazione”.
Fare politica, si è detto, per amare il Signore e per incontrarlo nelle concrete situazioni: l’autentica rilevanza della presenza dei cattolici in politica sta in questa esperienza.