Andrea Olivero e Andrea Riccardi al meeting di “Verso la Terza Repubblica”. E qualche polemica

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“Respingere il disimpagno e l’antipolitica”, “indicare la non reversibilità del percorso iniziato dal governo Monti”, “prospettare un riformismo popolare e democratico, che tenga insieme la nostra cultura sociale e quella liberale di mondi che, pur lontani da noi, non hanno mai ceduto alle visioni populiste berlusconiane”. Questi gli obiettivi dichiarati da Andrea Olivero, presidente delle Acli, uno dei principali leader cattolici tra quanti si incontrano sabato 17 novembre a Roma sotto l’ombrello del manifesto “Verso la Terza Repubblica” (Stavolta la società civile vuol metterci la faccia , “Europa“, 16 novembre). Replica su “Europa”, il cattolico Andrea Sarubbi (Caro Olivero, i cristiani la faccia ce l’hanno già messa) che conclude il suo articolo, polemico ma pur sempre amichevole, scrivendo: “Se Andrea Olivero crede legittimamente che ‘Verso la terza repubblica’ sia un’occasione buona per l’Italia, insomma, ben venga il suo impegno diretto. Ma non sarà il primo né l’ultimo, e non sarà – quella di Montezemolo – la strada definitiva per i cristiani che vogliano impegnarsi a migliorare il nostro paese”. Olivero spiega ancora la sua decisione in un’intervista a Repubblica (Olivero. Guardiamo a centro e centrosinistra). Andrea Riccardi, in un’intervista a “Avvenire” del 17, auspica che “credenti e uomini di buobna volontà si coagulino in un soggetto civico” (Riccardi. Il governo Monti non sarà una parentesi).

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