Sopravviverà il Pd a Renzi? Se lo chiede Giuseppe Tognon, docente di Storia e Filosofia dell’educazione alla Lumsa di Roma su Appunti di cultura e di politica (n 1 -2015). Più che una risposta, ne nasce una riflessione assai ampia, che obbliga a una riflessione di fondo sulla cultura (e sull’antropologia) di cui abbiamo bisogno. Certo viviamo oggi la ricerca, legittima, di una nuova forma della politica italiana, ma essa non può prescindere dal modo in cui le componenti storiche e ideali della democrazia italiana sappiano riprendere il loro ruolo, forza e libertà competitiva, in modo da esprimere la loro soggettività ben radicata nella storia e nei sentimenti collettivi. Tra gli altri interventi ospitati sulla rivista che fu voce di Lega democratica e lo è oggi di Città dell’uomo, molto interessanti quelli di Michele Nicoletti, Guido Formigoni, Luigi Franco Pizzolato, l’editoriale di Luciano Caimi e la riflessione di Giannino Piana sulla dimensione etica della politica, a partire dal libro di Lino Prenna Democratici perché cattolica. Una cultura della mediazione.
Proseguendo nel suo rinnovamento di stile (e pur mantenendo la tradizionale serietà e il livello culturale) La Civiltà cattolica presenta sul fascicolo 3955 (4 aprile) una bella intervista al Patriarca Ecumenico Bartolomeo I, curata dal direttore Antonio Spadaro da cui emerge grande simpatia-sintonia per papa Francesco. Interessante anche la diagnosi, pur preoccupante, sulla situazione italiana proposta da padre Francesco Occhetta (“il doppio selfie del Paese Italia”) che, a partire dai rapporti del Censis e dell’Eurispes, mette in luce le contraddizioni tra le “minoranze vitali” (dal turismo al “terziario vitale”, a tante piccole e medie imprese) e una larga parte di popolazione demotivata, stanca e confusa (e anche egoista).
Expo 2015: “costruire comunità attraverso l’agricoltura”. Così Aggiornamenti sociali (aprile 2015) prende spunto dall’Expo 2015 a Milano e dai temi dell’agricoltura e dell’alimentazione per cercare linee di convergenza, esperienze e speranze che aiutino a costruire una società più viva e solidale. Insomma la scommessa che a partire dal cibo e dalla cooperazione sia possibile sognare e costruire una comunità civile (ed economica) insieme più razionale e più solidale. Insomma: un’agricoltura più sociale, un cibo più condiviso. Qualche esempio tra realtà e speranza: in Piemonte l’agricoltura sociale in rete (ad esempio la cooperativa agricola sociale “Cavoli nostri” di Feletto (To); in Lombardia un distretto rurale di economia solidale (Parco Agricolo Sud Milano); in Campania un consorzio di cooperative sociali. Sullo stesso fascicolo interessante la riflessione del giurista e politologo Julien Barroche sul contributo che il principio di sussidiarietà potrebbe dare alla costruzione europea.
Un’interessante analisi delle trasformazioni che hanno segnato la vita dell’Europa negli anni recenti è offerta da un saggio di Benedetto Coccia intitolato “L’Europa di Francesco” e pubblicato sul numero di gennaio-marzo 2015 della Rivista di Studi politici, trimestrale dell’Istituto di studi politici “S. Pio V” per le edizioni Apes. “L’Europa che ha di fronte Francesco è di gran lunga diversa da quella alla quale si rivolgeva Giovanni Paolo II nel 1988 e da quella sulla quale rifletteva il cardinal Ratzinger. Oggi l’Europa conta 28 membri e quindi sembra essersi realizzato l’auspicio di papa Wojtyla, espressamente citato da Francesco, all’allargamento “alle dimensioni che le sono state date dalla geografia e più ancor dalla storia”. E tuttavia, anche se oggi l’Europa appare aver percorso un cammino di sviluppo, non mancano le difficoltà, per molti versi crescenti: a un’Unione più estesa, più influente, sembra affiancarsi l’immagine di un’Europa un po’ invecchiata e compressa, che tende a sentirsi meno protagonista in un contesto che la guarda spesso con distacco, diffidenza e talvolta con sospetto”. Si parla così, anche da parte di Francesco, di un possibile “fraintendimento del concetto di diritti umani e di un loro paradossale abuso”, di “una sfiducia dei cittadini nei confronti delle istituzioni ritenute distanti” e della necessità che l’Europa sappia costruirsi “non intorno all’economia, ma intorno alla sacralità della persona umana, dei valori inalienabili”.
(a bert)