C’è bisogno di dibattere pubblicamente tante questioni che riguardano la vita di tutti, ma farlo senza abbandonare il metodo scientifico. Non solo sui vaccini, ma sugli Ogm, sul cibo biologico, sulla sperimentazione sugli animali, etc. L’articolo è uscito su “Via Po – Economia”, inserto di “Conquiste del lavoro”, quotidiano della Cisl.
Per l’autrice di “Armati di scienza”, armarsi indica la necessità di farsi letteralmente forza della scienza e del suo metodo per evitare di essere trascinati da mode e narrazioni fantasiose e suggestioni pericolose.
Il dibattito pubblico rimane la modalità con cui affrontare ogni discussione, e la piazza il luogo civico da presidiare perché lo studio, la competenza e l’esperienza professionale si arricchisca e si trasmetta ai cittadini e alle prossime generazioni.
Si tratta di riconoscere in un metodo – quello scientifico, sperimentale, trasparente e ripetibile – la modalità di produrre conoscenza.
Per capire la complessità del mondo contemporaneo occorre diffondere, in tutti gli ambiti, la cultura del metodo scientifico basato su dati, atti concreti e verificabili. Il metodo scientifico va applicato allo studio di tutti i fenomeni del reale, per evitare strumentalizzazioni. La scienza si concilia con la società quando racconta tutto di sé. Il metodo deve essere trasparente e i risultati visibili.
In questo processo è inevitabile il confronto con la politica, che deve avvenire alla luce del sole. Ed Elena Cattaneo non si esime nel valutare certe scelte riguardanti passaggi importanti, come per esempio l’avvio dell’Istituto italiano di tecnologia (IIT) di Genova o lo Human Technopole (UT) di Milano. Così come entra nel merito di discussioni molto sensibili riguardanti gli Ogm, le cellule staminali, il comparto del biologico, la sperimentazione sugli animali.
Secondo la scienziata e senatrice a vita (nominata nel 2013 dal Presidente Giorgio Napolitano) esiste un diffuso pregiudizio nei confronti del miglioramento genetico delle piante, che ha prodotto gravi danni all’agricoltura italiana. La ricerca non può non avere una visione di lunga durata. La messa a punto, e a disposizione della collettività, di vaccini sicuri ed efficaci in soli undici mesi è stata un’impresa resa possibile dalla disponibilità di ricerche pregresse. La pandemia ha riportato alla luce dei media figure professionali quali virologi, epidemiologi, infettivologi, clinici e modellisti, che studiano l’evoluzione dei ceppi virali, le procedure profilattiche, i test per diagnosticarle, l’applicazione clinica. La scienza sapeva bene di un possibile ritorno del Coronavirus e per questo sono state sviluppate ricerche e piattaforme vaccinali. Non esiste la “medicina tradizionale” con accanto la “medicina alternativa”. Esiste la medicina. Una medicina che deve essere pronta, anche culturalmente, a farsi carico delle incertezze.
Quando si continua a definire l’omeopatia medicina alternativa si dimentica che non esiste nulla di alternativo alla medicina se non la “non medicina”.
La parola “staminale” ha assunto nell’immaginario collettivo un significato quasi taumaturgico; si è diffusa l’idea errata che quelle cellule possano riparare ogni tessuto danneggiato e curare ogni malattia. Ci sono staminali nel sangue, nella cornea, nella pelle, nel muscolo e funzionano rigenerando il tessuto in cui risiedono. Negli anni ’80 l’autrice aveva trascorso tre anni al MIT di Boston come ricercatrice proprio sulle cellule staminali e nel 2015 ha collaborato alla stesura della Relazione conclusiva relativa all’indagine conoscitiva sulle origini ed evoluzione del caso Stamina.
Interessante il quinto capitolo – se naturale non fa rima con salutare – in cui afferma che il rispetto dell’ambiente, della fertilità del suolo e della biodiversità non passa dalla messa al bando dell’erbicida glifosato né passa dalla conversione massiva dell’agricoltura italiana al biologico. Alcuni prodotti “bio” presentano pericoli nettamente maggiori per la salute umana o per l’ambiente. Parliamo di formulati a base di estratti di piretro, di sali di potassio degli acidi grassi. La stessa agricoltura biologica, quella del ritorno alla natura, di pesticidi fa un uso sistematico, elencandoli in appositi disciplinari. Per portare solo prodotti bio sulle nostre tavole avremmo bisogno del doppio della terra da coltivare, sottraendola a foreste e praterie. Questo significa, oltre alla riduzione della biodiversità, anche il quadruplo di emissioni di gas serra per effetto dei dissodamenti generalizzati. L’alternativa è l’agricoltura integrata, degli imprenditori che innovano, un sistema che integra tutti gli strumenti di protezione delle colture (agronomici, fisici, biologici, chimici).
Un’altra campagna di disinformazione riguarda il movimento degli animalisti contrari alle sperimentazioni sugli animali. Senza di questa non avremmo debellato la poliomelite che fu studiata in particolare su scimmie; non avremmo la macchina per la dialisi renale, sviluppata su conigli e cani; e niente insulina cui si è giunti grazie a test sui cani. La prima fase di validazione è quella preclinica che comprende test in vitro e su animali, questi ultimi necessari a valutare, oltre all’efficacia in vivo, la sicurezza del vaccino.
Il contributo della sperimentazione animale alla realizzazione dei vaccini di Moderna, Pfizer, Oxford-AstraZeneca (cui partecipa l’Italia) è sotto gli occhi di tutti e arriva da lontano. L’immunologo Sergio Abrignani (direttore scientifico dell’Istituto nazionale di genetica molecolare), durante un’audizione al Senato, ha rappresentato la necessità di iniziare oggi a lavorare a un unico vaccino che ci difenda dai Coronavirus presenti e futuri.
Salvatore Vento
*Elena Cattaneo, Armati di scienza, Raffaello Cortina Editore, 2021, pp. 158.
24 Ottobre 2021 at 19:23
Il metodo scientifico va benissimo per acquisire conoscenza, nel senso di conoscere i fatti. Ma il metodo scientifico non è applicabile allo stesso modo a tutti i fenomeni: ad esempio nella macroeconomia non si possono fare esperimenti ripetibili a parità di condizioni. E comunque il metodo scientifico non può fornire i criteri delle scelte di valori: una volta accertate “scientificamente” le disuguaglianze, vogliamo ridurle o no? e come? Per non parlare della bioetica. Quindi valorizziamo al massimo il metodo scientifico contro le bufale e le opinioni degli ignoranti, ma non mitizziamolo. Anche la scienza ha i suoi limiti, e il pregio maggiore del vero scienziato è quello di saperli riconoscere. La scienza accerta dei fatti, e nemmeno sempre: non può misurare contemporaneamente la posizione e la velocità di una particella. Ma sulle loro cause può fare solo delle ipotesi, convalidate sperimentalmente ma per principio sempre falsificabili.