Appena approvata la norma sull’<autonomia differenziata> (19 giugno 2024) già si è avviata la procedura per il referendum abrogativo che la riguarda. Tempestività su una legge ordinaria che deriva da una modifica costituzionale sulla cui applicazione si discute da oltre vent’anni. Oltretutto con una inversione di ruoli: coloro che allora avevano votato la modifica della Costituzione per dare maggior protagonismo alle Regioni (L.Cost.3/2001 “Modifica Titolo V Cost”, confermata con referendum dell’ottobre 2001) oggi si trovano in genere fra coloro che vorrebbero abrogare l’attuale legge ordinaria applicativa perché giudicata inadeguata, e viceversa.
Come se non bastasse anche questa nuova legge si dà un tempo di due anni per essere messa a regime e data le difficoltà di percorso non è detto che arrivi alla conclusione. Quindi una legge ordinaria che potrebbe arenarsi da sé, ma è meglio chiarire subito le sue ambiguità. Anche perché -evidenziano gli oppositori- essa è simbolicamente il frutto del patto di Governo del Centrodestra (Lega>autonomia differenziata; Forza Italia>giustizia/abuso d’ufficio/divisione delle carriere; Fratelli d’Italia>premierato).
Senza entrare nel merito dei contenuti partiamo qui dall’esame di alcuni meccanismi per non confondere percorsi differenziati: pur riguardando lo stesso argomento (autonomia) le due normative vanno a interessare ordini legislativi diversi (Costituzione o Legge ordinaria).
* Essendo la legge sulla ‘autonomia differenziata’ una norma ordinaria il referendum che eventualmente la riguarderà sarà di tipo abrogativo. Esso deve essere richiesto da almeno 500 mila elettori o da 5 Consigli regionali (Cost. art.75, che non lo ammette per leggi tributarie, di bilancio, di amnistia e di indulto, di autorizzazione a ratificare trattati internazionali). Questo tipo di referendum richiede la partecipazione al voto di almeno il 50%+1 degli aventi diritto (per questo i contrari all’abrogazione tendono a sostenere l’astensione) e i SI dovranno rappresentare la maggioranza assoluta dei voti espressi.
* Diverso sarebbe il referendum confermativo di una modifica costituzionale come era stato il caso della citata L. Cost. 3/2001 e come potrebbe essere quello sull’eventuale premierato, che cambierebbe la Costituzione. Una Legge costituzionale viene votata due volte da entrambe le Camere ma se il consenso in Parlamento nella seconda votazione non raggiunge la maggioranza qualificata dei 2/3 dei componenti di ciascuna Camera, la legge può essere sospesa -a richiesta di 500.000 elettori, di 5 Cons. Regionali o di 1/5 dei componenti di ciascuna Camera- per verificare il consenso popolare tramite referendum. In questo caso non si richiede quorum minimo di validità: anche se si esprimono in pochi vince chi ottiene un voto in più.
L’eventuale referendum abrogativo della Legge sull’autonomia differenziata dovrà quindi seguire il primo percorso, Ma quali sono i suoi punti più delicati?
Sinteticamente:
* Ogni Regione potrà fare la/le proprie richieste fra le materie su cui lo Stato non ha l’esclusiva (quali ad es. politica estera, cittadinanza, moneta, difesa….v. Cost. art.117 c.1) e che vengono invece indicate come materie concorrenti (art.117 Cost. c.2, quali lavoro; istruzione, professioni; ricerca scientifica, salute; alimentazione; sport; protezione civile….), A seguito della richiesta si attiva la contrattazione Regione-Stato (art.116 Cost.). Potrebbe quindi determinarsi una regolamentazione a macchia di leopardo e toccherà quindi al Governo ottenere una contrattazione razionale ed equilibrata.
* La legge sull’autonomia differenziata aggiunge ai LEA i LEP. I livelli essenziali di Assistenza (LEA, garantiti dal Servizio Sanitario Nazionale-SSN) sono ancora in sofferenza per inadeguato finanziamento; i livelli essenziali di prestazione (LEP, diritti sociali e civili), sono di non facile determinazione e devono essere finanziati. Per ora (entro i due anni) le Regioni potranno comunque iniziare ad attivarsi sulle competenze non soggette a LEP. Occorreranno tempo e disponibilità economiche per evitare di trovarsi un Paese parcellizzato.
Un percorso che seguiremo con interesse, entrando maggiormente nel merito.
L’articolo è stato pubblicato su “Il Sicomoro” n.8/2024
19 Novembre 2024 at 09:40
LA TELA DI PENELOPE METAFORA DELL’AUTONOMIA DIFFERENZIATA.
Totò: “passino pure sui nostri corpi, l’autonomia differenziata non passerà”.
Santo: Totò, come mai questa dichiarazione di guerra?
Totò: non è mia! E’ della Segretaria del partito Democratico Elly Schlein che con queste parole va allo scontro con le forze politiche governative le quali, approvando l’autonomia differenziata, hanno finalmente attuato una previsione costituzionale la cui introduzione risale a più di vent’anni fa.
Marco: Santo…. hai detto bene parlando di “dichiarazione di guerra”. Non a caso, amici miei, non appena (13 LUGLIO 2024) è entrata in vigore la legge ordinaria n° 86/2024 che, attuando l’articolo 116 della Costituzione, permette alle 15 Regioni a Statuto ordinario di chiedere allo Stato una maggiore autonomia per alcune materie, il Partito Democratico, altri Partiti della Sinistra, il Sindacato C. G. I. L. si son messi subito all’opera avviando la procedura per lo svolgimento di un referendum abrogativo della legge, così come previsto dall’articolo 75 della Costituzione.
Ambrogio: ma è curioso il fatto che la Regione Emilia Romagna, da sempre governata dalle Sinistre , sia stata una di quelle, insieme alla Lombardia, Veneto, Piemonte a sollecitare all’inizio l’attuazione della Costituzione con l’approvazione parlamentare dell’autonomia differenziata.
Mario: però alla fine il Partito Democratico e gli altri promotori del referendum abrogativo hanno raccolto più di 500.000 firme e quindi il referendum si dovrà necessariamente svolgere.
Romano: l’aspetto strano di tutta questa vicenda sta nel fatto che l’autonomia differenziata in Costituzione l’ha voluta proprio il Centrosinistra.
Saverio: ha ragione l’amico Romano: l’autonomia differenziata non è una invenzione del Centrodestra che tra l’altro a suo tempo votò contro la sua introduzione in Costituzione. L’autonomia differenziata in Costituzione l’ha voluta proprio il Partito Democratico e gli altri Partiti della sinistra italiana.
Giorgio: come si spiega un cambio così radicale da parte del Partito Democratico?
Santo: bella domanda! Vuol rispondere lei prof. Vezio?
Vezio: grazie….rispondo volentieri cercando di essere, stante l’estremo interesse che il tema riveste, il più obiettivo possibile. Cosi come ci ha ricordato l’amico Romano l’introduzione in Costituzione dell’autonomia differenziata è stata voluta e approvata nel marzo 2001, durante il secondo governo di Centrosinistra presieduto da Giuliano Amato. Essa faceva parte di un ampio progetto finalizzato ad adeguare (rectius: ampliare) l’autonomia degli Enti locali ad un Paese che non era più quello del 1946.
Da ricordare ancora come anche in questa materia non poteva mancare una Commissione bicamerale per le riforme costituzionali. La Commissione, composta da 70 tra Deputati e Senatori, e la cui presidenza venne affidata a Massimo D’Alema, proponeva, tra le altre cose, di riconoscere alle regioni una maggiore autonomia.
Tutta la riforma costituzionale venne poi confermata con un Referendum costituzionale che ottenne il 64% di voti ad essa favorevoli nell’ottobre dello stesso anno (2001).
Il referendum costituzionale del 2001 è stato il punto d’arrivo di un lungo percorso iniziato addirittura nel 1997 durante il primo Governo guidato da Romano Prodi che capeggiava una coalizione di sinistra che vedeva come primo partito della coalizione il Partito Democratico della Sinistra che con questa nuova denominazione aveva sostituito il vecchio Partito Comunista Italiano.
Santo: Prof. Vezio…. dalla sua relazione emergono i nomi di Giuliano Amato, Romano Prodi e Massimo D’Alema come autentici protagonisti del cammino di questa riforma costituzionale: tre pezzi da novanta diremmo.
Vezio: hai detto bene caro Santo.
Santo: ebbene, mi risulta difficile comprendere come oggi invece il Partito Democratico assuma, dopo vent’anni, l’iniziativa per vanificare il risultato di tanta fatica e lo sforzo dei tre protagonisti sopra ricordati teso a smussare le divergenze che serpeggiavano tra le varie forze politiche per addivenire all’approvazione di questa legge. Una legge, è bene ricordarlo, confermata anche dal referendum costituzionale con una percentuale così elevata (64%) di voti favorevoli che non dovrebbe ammettere alcun ripensamento.
Vezio: caro Santo.… non possiamo non ricordare come l’iter per l’approvazione della riforma in questione sia stato alquanto travagliato: il Partito Comunista (allora denominato Democratico di Sinistra) che unitosi agli altri Partiti di Sinistra costituì l’Ulivo, decise di approvare questa riforma anche per frenare le aspre critiche della Lega di Bossi all’eccessivo centralismo statale: chi non ricorda il grido di battaglia di Umberto Bossi “Roma ladrona”? In questo quadro non furono poche le perplessità manifestate, anche all’interno dello stesso Ulivo, nei confronti di coloro che decisero di venire incontro alle richieste leghiste e ammorbidirne l’ostruzionismo. Basterà ricordare le polemiche dichiarazioni dell’On. Cuperlo secondo cui “nel 2001 si riformò il Titolo V° della Costituzione pensando di togliere volti alla Lega. Fu un errore e gli italiani lo hanno pagato caro”.
Amici…polemiche a parte, non posso non evidenziare come questa riforma, a parer mio, rappresentò il tentativo di mediare con il Bossi di “Roma ladrona” e bloccare certe istanze leghiste troppo “avanzate e spinte” a tal punto da non essere, forse, del tutto in linea con l’unità e l’indivisibilità della nostra Repubblica, così come previste dall’articolo 5 della nostra Costituzione. Da non dimenticare, del resto, le capacità di sottile mediatore, unanimemente riconosciute all’On. Giuliano Amato che veniva appunto definito il “Dottor Sottile”
Amici….vedo che qualcuno vorrebbe intervenire. Forse è il caso di fermarmi per lasciare la parola a voi.
Mario: Prof. Vezio…. ho molto apprezzato la sua ricostruzione storica di come si siano realmente intrecciati i rapporti fra i vari partiti per arrivare all’introduzione in Costituzione dell’autonomia differenziata per le quindici Regioni a Statuto ordinario.
E’ il caso forse di chiederci come mai il Partito Democratico e gli altri Partiti di Sinistra dopo più di vent’anni non abbiano voluto, ancora una volta, collaborare con il Senatore Calderoli nella stesura del testo di legge con il quale si sono stabiliti i principi e le procedure che dovranno essere seguiti da Regioni e Governo nel percorso per concedere maggiore autonomia alle Regioni che la richiedessero.
Vezio: l’intervento dell’amico Mario mi induce a evidenziare come in tema di Autonomia differenziata si sia di fatto venuta a concretizzare una evidente inversione di ruoli tra le forze politiche che a vario titolo (a favore la Sinistra, contrario il Centrodestra) erano a suo tempo intervenute nella sua introduzione in Costituzione. Infatti:
-il Centrosinistra che allora decise di riconoscere una maggiore autonomia alle Regioni oggi cambia decisamente rotta e vuole abrogare la legge ordinaria attuativa della previsione costituzionale;
-viceversa, il centrodestra che allora, nel 2001, non approvò la riforma costituzionale, oggi, nonostante l’atteggiamento ostruzionistico del Centrosinistra, prova ad attuarla.
Permettetemi: queste sono le non sempre comprensibili ambiguità della politica italiana:
-si approva una legge se si sta al governo del Paese;
-la si disapprova quando non si sta più al governo del Paese.
Un comportamento, questo della Sinistra, che mi ricorda il comportamento di Penelope, la moglie dell’eroe omerico Ulisse, e la sua proverbiale tela.
Santo: professor Vezio potrebbe illustrarci meglio quest’ultimo suo accostamento dell’Autonomia differenziata alla tela di Penelope?
Vezio: ci riferisce il poeta Omero che Ulisse, dopo aver contribuito in modo determinante alla vittoria dei Greci e alla distruzione della città di Troia, intraprese il viaggio per il ritorno a Itaca di cui era re e dove l’attendeva la fedele moglie Penelope. Il viaggio, secondo il racconto di Omero, durò dieci anni.
I Proci, trascorsi i primi anni dalla distruzione di Troia senza che Ulisse ritornasse a Itaca, per costringere Penelope a nuove nozze e così dare un nuovo re a Itaca, occupano la reggia dove gozzovigliano notte e giorno dilapidando le ricchezze di Ulisse.
La regina Penelope, che continuava a risiedere nella reggia, stremata dall’occupazione della reggia da parte dei Proci, promette che sceglierà un nuovo marito tra i Proci dopo aver terminato la tessitura di un lenzuolo funebre per Laerte, padre di Ulisse. Si trattava di un espediente per ingannare i Proci nella speranza che il marito Ulisse ritornasse quanto prima.
Omero infatti ci dice che Penelope
“finché il giorno splendea, tessea la tela
Superba; e poi la distessea di notte
Al complice chiaror di mute faci.
Così un triennio la sua frode ascose
E deluse gli Achei”.
(Omero, Odissea libro, II°, versi 134-139.
Amici miei… chi di noi non può intravedere nella tessitura alla luce del sole l’introduzione in Costituzione dell’Autonomia differenziata e nella notturna distessitura il disconoscimento del precedente lavoro che vent’anni fa vide protagonisti a vario titolo Prodi, Amato e D’Alema? Un disconoscimento che trova la sua apoteosi nella raccolta di firme per lo svolgimento del referendum abrogativo della stessa legge n. 86 del 26/6/2024.
Oggi, amici miei, si parla di “tela di Penelope” anche per riferirsi ad un lavoro intrapreso a mò di alibi e nella consapevolezza che, stante la sua complessità, non verrà mai portato a termine.
Sarà stato questo l’intento del Prof. Giuliano Amato, il quale da “Dottor Sottile” com’era definito, avrebbe subordinato l’operatività dell’Autonomia differenziata a tutta una serie infinita di preventivi adempimenti rimandandola di fatto alle calende greche?. Adempimenti evidenziati proprio ieri dalla Corte costituzionale chiamata a esaminare i ricorsi delle Regioni amministrate dalla Sinistra, Puglia, Toscana, Sardegna Campania.
(Dai Dialoghi svolti al Circolo della Concordia)
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