Autonomia differenziata e avvio referendum

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di Paolo Danuvola

Appena approvata la norma sull’<autonomia differenziata> (19 giugno 2024) già si è avviata la procedura per il referendum abrogativo che la riguarda. Tempestività su una legge ordinaria che deriva da una modifica costituzionale sulla cui applicazione si discute da oltre vent’anni. Oltretutto con una inversione di ruoli: coloro che allora avevano votato la modifica della Costituzione per dare maggior protagonismo alle Regioni (L.Cost.3/2001 “Modifica Titolo V Cost”, confermata con referendum dell’ottobre 2001) oggi si trovano in genere fra coloro che vorrebbero abrogare l’attuale legge ordinaria applicativa perché giudicata inadeguata, e viceversa.
Come se non bastasse anche questa nuova legge si dà un tempo di due anni per essere messa a regime e data le difficoltà di percorso non è detto che arrivi alla conclusione. Quindi una legge ordinaria che potrebbe arenarsi da sé, ma è meglio chiarire subito le sue ambiguità. Anche perché -evidenziano gli oppositori- essa è simbolicamente il frutto del patto di Governo del Centrodestra (Lega>autonomia differenziata; Forza Italia>giustizia/abuso d’ufficio/divisione delle carriere; Fratelli d’Italia>premierato).
Senza entrare nel merito dei contenuti partiamo qui dall’esame di alcuni meccanismi per non confondere percorsi differenziati: pur riguardando lo stesso argomento (autonomia) le due normative vanno a interessare ordini legislativi diversi (Costituzione o Legge ordinaria).
* Essendo la legge sulla ‘autonomia differenziata’ una norma ordinaria il referendum che eventualmente la riguarderà sarà di tipo abrogativo. Esso deve essere richiesto da almeno 500 mila elettori o da 5 Consigli regionali (Cost. art.75, che non lo ammette per leggi tributarie, di bilancio, di amnistia e di indulto, di autorizzazione a ratificare trattati internazionali). Questo tipo di referendum richiede la partecipazione al voto di almeno il 50%+1 degli aventi diritto (per questo i contrari all’abrogazione tendono a sostenere l’astensione) e i SI dovranno rappresentare la maggioranza assoluta dei voti espressi.
* Diverso sarebbe il referendum confermativo di una modifica costituzionale come era stato il caso della citata L. Cost. 3/2001 e come potrebbe essere quello sull’eventuale premierato, che cambierebbe la Costituzione. Una Legge costituzionale viene votata due volte da entrambe le Camere ma se il consenso in Parlamento nella seconda votazione non raggiunge la maggioranza qualificata dei 2/3 dei componenti di ciascuna Camera, la legge può essere sospesa -a richiesta di 500.000 elettori, di 5 Cons. Regionali o di 1/5 dei componenti di ciascuna Camera- per verificare il consenso popolare tramite referendum. In questo caso non si richiede quorum minimo di validità: anche se si esprimono in pochi vince chi ottiene un voto in più.
L’eventuale referendum abrogativo della Legge sull’autonomia differenziata dovrà quindi seguire il primo percorso, Ma quali sono i suoi punti più delicati?

Sinteticamente:
* Ogni Regione potrà fare la/le proprie richieste fra le materie su cui lo Stato non ha l’esclusiva (quali ad es. politica estera, cittadinanza, moneta, difesa….v. Cost. art.117 c.1) e che vengono invece indicate come materie concorrenti (art.117 Cost. c.2, quali lavoro; istruzione, professioni; ricerca scientifica, salute; alimentazione; sport; protezione civile….), A seguito della richiesta si attiva la contrattazione Regione-Stato (art.116 Cost.). Potrebbe quindi determinarsi una regolamentazione a macchia di leopardo e toccherà quindi al Governo ottenere una contrattazione razionale ed equilibrata.
* La legge sull’autonomia differenziata aggiunge ai LEA i LEP. I livelli essenziali di Assistenza (LEA, garantiti dal Servizio Sanitario Nazionale-SSN) sono ancora in sofferenza per inadeguato finanziamento; i livelli essenziali di prestazione (LEP, diritti sociali e civili), sono di non facile determinazione e devono essere finanziati. Per ora (entro i due anni) le Regioni potranno comunque iniziare ad attivarsi sulle competenze non soggette a LEP. Occorreranno tempo e disponibilità economiche per evitare di trovarsi un Paese parcellizzato.
Un percorso che seguiremo con interesse, entrando maggiormente nel merito.

L’articolo è stato pubblicato su “Il Sicomoro” n.8/2024

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