“La situazione attuale del mondo ‘provoca un senso di precarietà e di insicurezza che a sua volta favorisce forme di egoismo collettivo’. Quando le persone diventano autoreferenziali e si isolano nella loro coscienza accrescono la propria avidità. Più il cuore della persona è vuoto più ha bisogno di oggetti da comprare, possedere e consumare. In tale contesto non sembra possibile che qualcuno accetti che la realtà gli ponga un limite. In questo orizzonte non esiste nemmeno un vero bene comune”.
Queste riflessioni di papa Francesco, tratte dalla Laudato Si’ (il capitolo sesto, “Educazione e spiritualità ecologica”, n. 204) sembrano esprimere lo smarrimento che stiamo vivendo per la situazione pandemica. E’ uno smarrimento per una situazione che deriva anche dalla insensibilità verso i beni comuni del nostro pianeta, a partire dalla salute ma che riguarda anche i beni primari dell’acqua e dell’aria, e che ci dice del mancato rispetto delle regole per la prevenzione delle malattie, epidemiche o meno.
Se l’Organizzazione Mondiale della Sanità, del resto con scarsi poteri di coercizione come tutte le organizzazioni internazionali, non è che brilli quanto alla profilassi indicata in alcune situazioni di morbilità nei diversi Stati, è però vero che quest’ultimi hanno trascurato o addirittura vilipeso gli allarmi da essa lanciati per il Covid-19.
L’attuale tragica pandemia ci dovrebbe spingere a fare un globale esame di coscienza sul trattamento dei beni comuni del pianeta. Molti considerano ‘pericolosa’ questa riflessione quasi pregiudicasse la libera disponibilità di ciascuno nei riguardi dei beni della terra e di conseguenza venisse a limitare il diritto di proprietà. Ora, ad esempio, come non ritenere ‘bene comune’ la salute e dunque prevedere una protezione rafforzata in ragione della gravità del momento? E, ancora, non appare ormai evidente l’urgenza di inserire nelle scuole di ogni ordine e grado, accanto alle discipline che educano alla cittadinanza, quelle che promuovono una cultura della salute con una concreta profilassi delle malattie? La coscienza della grave situazione globale circa l’ecosistema, poi, deve inserirsi nelle strettoie decisorie che riguardano la sanità pubblica, a tal punto che sarà inevitabile, in futuro, come auspicano molti scienziati, unificare il dicastero dell’ambiente con quello della sanità.
La pandemia del Covid-19 ha trovato il pianeta impreparato e disorientato, anche se possiamo dire che il nostro Paese stia reagendo con apprezzabile discernimento per tamponarne gli effetti e puntare ad un suo graduale superamento. Ma, certo, quello che manca in Italia e in quasi tutta Europa è una vera politica di medicina sociale, sorretta da una formazione culturale fatta anche di stili di vita corretti.
E’ probabile che presto andremo incontro a forme nuove di relazionalità umane e queste ci indicheranno che i beni relazionali sono beni comuni da preservare e sviluppare nell’ambito di ricreate solidarietà fra persone bisognose le une delle altre. Ma bene comune è soprattutto il lavoro le cui stime in tutto il mondo sono connotate da cadute devastanti in tutti i settori. Per far fronte a questo non saranno sufficienti politiche economiche di lungo respiro se non saranno accompagnate da progetti che valorizzino la scuola, l’università, la ricerca la cooperazione internazionale, e che diano finalmente il giusto valore al territorio come spazio di un ecosistema da preservare e tesaurizzare.
Il ruolo dei mezzi di comunicazione, per primi i social network, richiederà sempre più mani e menti preparate a individuare false notizie e allarmismi di maniera. Qui il compito della scuola, degli enti pubblici e dell’associazionismo sarà essenziale per garantire al cittadino il diritto ad una informazione obiettiva, corretta e veridica; e questo lo si potrà ottenere anche attuando una concreta alfabetizzazione digitale (oltre il 33% delle famiglie italiane non possiede un computer).
La strada per la rinascita è lunga ma non impossibile. Prima iniziamo, meglio progrediamo.
Pier Luigi Gregori