Mentre in Italia i disoccupati e i giovani senza lavoro aumentano ogni giorno di più e nessuno sa dove andremo a parare, mentre gli indignati di tutto e di tutti occupano le piazze, leggo che in Usa i conservatori repubblicani hanno definito Bergoglio marxista. Meno male che c’è qualcuno che ci ha messi in allarme. Ora Renzi, Cuperlo e tutto il Pd si devono stare attenti. Perché è proprio un fuoco amico che non vuole rottamare le identità storiche e culturali del passato.
Dopo che Papa Francesco aveva risuscitato la Teologia della liberazione, ci mancava anche questo. Il referto arriva dai media statunitensi. Dal “Time” che lo ha messo in copertina. Perché Bergoglio ha detto in una intervista che “ …ha conosciuto diversi marxisti brave persone”; perché ha denunciato nella sua Esortazione Apostolica gli eccessi del capitalismo; e perché ha ricordato che non bisogna parlare sempre dell’aborto e dei gay facendo capire che c’è anche qualcosa di altro tra cui risulta prioritaria la povertà e i poveri. Mero e retorico pauperismo, accusa il presbite Piero Ostellino dalle colonne del Corriere.
Sono convinto che i repubblicani conservatori ultraliberisti e i Tea party Usa fondamentalisti, reduci di Reagan e arricchitisi con Reagan, sono anche loro persuasi che i comunisti dopo avere frequentato scuole di gangsterismo mangiano i bambini. Non sono soli come sappiamo. In quanto in Italia siamo vissuti con questa paura mediatica per venti anni. Ma ho sempre anche pensato che, specie i Tea Party, sono completamente ignoranti dell’autentico liberalismo, dei limiti ma anche della funzione dello Stato. E non sanno cosa è stato e cosa è il welfare europeo, confondendo Marx con Lenin e Stalin, ed Engels con la pianificazione centralizzata e la mancanza di libertà dell’Urss. Al meglio col “marxismo statalista “ di Fidel Castro. Salvo poi praticare scambi commerciali e farsi prestare i soldi dalla Cina. Non mi sorprendo dunque che intellettuali cattolici del calibro di Michael Novak intervistato sulla Stampa da Maurizio Molinari, abbia giorni fa attaccato i liberal Usa, compreso Barack Obama. Denunciando che essi tentano di impossessarsi dei temi della fede cattolica e di “…recuperare sul fronte culturale le sconfitte che hanno subito sul terreno dell’economia”. Meno male che ci ha avvertito. E buon per lui che continua a vivere e vedere l’Eldorado.
Michael Novak è un noto teologo cattolico conservatore che si intende di economia. A tal punto che criticando anni fa Max Weber e la sua “Etica protestante” per grazia ricevuta, ha tentato – ma non è stato il primo – di convincere che è stato il cattolicesimo ad inventare il capitalismo: L’etica cattolica e lo spirito del capitalismo. Una volta plagiato dalla scuola viennese, quella che crede nell’individualismo e non crede nei soggetti collettivi e nelle comunità, quella che crede negli Animal spirits e non crede negli emarginati involontari per nascita, è arrivato perfino a tessere gli elogi del capitalismo deregolamentato. Un capitalismo fonte di autentica libertà creativa, come ha ricordato Edmondo Berselli citandolo con ironia nel suo “L’economia giusta”: “ …la vera forza morale del capitalismo sta nella sua capacità di promuovere la creatività umana” . Berselli dopo avere elencato la serie di insuccessi e le crisi recenti del capitalismo e della sua antropologia, ironizza proprio su questo convincimento di Novak. Il sistema economico di un mondo globalizzato dove le libertà del mercato si restringono, le imprese si delocalizzano e la disoccupazione aumenta a vista d’occhio, senza essere necessariamente anticapitalisti ideologici lo si può definire come si vuole, ma meno che forza morale e creativa! Lo abbiamo visto e lo stiamo sperimentando sulla nostra pelle e sul futuro dei nostri giovani. Se nessuno vieta ai ricchi di andare in Paradiso, c’è almeno qualcuno che sta tentando di far capire che devono entrare prima i poveri. Ma per fare questo Novak e i repubblicani conservatori Usa dovrebbero capire che non occorre essere marxisti.
Nino Labate