Alessandro Rosina, sul mulino online, riflette sulla “grottesca rappresentazione” della democrazia che si è avuta col voto britannico e sulla nuova questione posta da società a forte invecchiamento chiamate a votare su scelte che riguardano soprattutto il futuro delle nuove generazioni (“Brexit, un voto contro le giovani generazioni”). Alberto Quadrio Curzio sul Sole 24 Ore discute anch’egli sul paradosso del voto britannico e indica le cose da fare: “Se decide lo 0,12% dei cittadini europei”. Sempre sul Sole 24 Ore un’efficace analisi della Brexit, e delle bugie del leave, è data da Chris Pattern, ora rettore dell’università di Oxford: “Tragedia britannica in atto unico”. Sul Corriere della Sera, invece, Ernesto Galli Della Loggia riprende la polemica con le elite troppo lontane dall’opinione pubblica (“Il solco profondo sull’Europa tra le elite e il mondo reale”). Roberto Esposito su Repubblica propone un rilancio della Ue sulle fondamenta culturali della latinità e del germanesimo (“L’anima dell’Europa dopo Brexit”). L’economista Jeffrey Sachs, sul Sole, propone un rilancio europeo sul fronte dei divari mondiali tra povertà e ricchezza (“Per ripartire la Ue punti sulla cooperazione globale”). Gianni Ferrara, sul Manifesto, dice che il problema primo, per la Ue, è diventare più democratica (“Il deficit della Ue è la democrazia”).