Nando Dalla Chiesa, su Il Fatto Quotidiano, racconta di un politico milanese, Andrea Fanzago, consigliere comunale del Pd (già Margherita), che tempo fa ha lasciato il suo impegno politico tornando a vivere da volontario, con un incarico nella Caritas ambrosiana – coordina gli otto empori con cui l’associazione cerca di affrontare la povertà alimentare –. Questa scelta che gli ha restituito entusiasmo e gratificazioni. Del precedente lavoro politico gli è rimasto “il dispiacere di non essere riuscito a fare tutto quel che desideravo. Ma tra vincoli burocratici e vincoli di bilancio – dice – proprio non ce l’ho fatta” (“Addio politica, aiuto i poveri della Caritas”). Dal canto, suo Walter Tocci, già esponente romano del Pci e poi Ds e poi Pd, e consigliere comunale illuminato nelle due giunte Rutelli, chiamato di recente dalla Caritas romana a tenere una lectio magistralis sui rapporti tra politica e solidarietà in occasione della Giornata mondiale della Povertà,, alla fine del suo bell’intervento ha fatto appello alla “chiamata civica alla politica”. “Credetemi – ha detto -, il ceto politico non si sente bene, non ce la fa da solo, ha bisogno del vostro aiuto; sì, proprio di voi volontari e cittadini attivi. Lo so che siete già molto impegnati, ma proprio voi più di altri sapete come fare (…), potete aiutare la politica a ritrovare il proprio ruolo sociale” (“Carità o diritti”, nel blog di W. Tocci).
Walter Tocci ha ragione. Sarebbe necessario che tanti più cittadini che hanno esperienza nel lavoro sociale volontario, o anche nelle professioni ma vissute con un’ottica sociale, si dedicassero all’impegno politico. Sebbene il caso del consigliere di Milano ci dica come sia ben possibile che si abbiano poi delle crisi di rigetto, perché l’intrico burocratico che pervade la sfera della politica e della pubblica amministrazione finisce facilmente per scoraggiare chi s’accosta alla politica sullo slancio dei propri ideali. In un’altra parte del discorso di Tocci c’è un’indicazione che va oltre il dilemma “carità o politica” e che forse tocca il punto decisivo: è quando Tocci sostiene che le scuole dovrebbero essere aperte giorno e sera (…), non solo per dare sempre meglio istruzione ai figli, ma per riportare alla formazione anche gli adulti”; “la scuola dovrebbe diventare il centro civico di mobilitazione delle associazioni e del volontariato, la sede del dialogo permanente tra istituzioni e cittadini, il laboratorio sociale per la cura del quartiere e la riconversione ecologica, la mappa dell’integrazione dei servizi pubblici, l’occasione degli scambi multiculturali, il luogo di rielaborazione delle culture popolari”. Per questa via la politica potrebbe trovare un inizio di guarigione. E si torna, in qualche misura, a quanto ha scritto sull’Espresso Marco Bentivogli nel suo articolo “Rivoluzione in fabbrica”, dove rivoluzione significa prima di tutto cammino permanente di formazione, in questo caso per operai e sindacalisti, per poter affrontare la sfida che viene dalle nuove tecnologie.
7 Gennaio 2020 at 11:49
Grazie, molto importante questa riflessione. Da un lato chi fa politica deve avere la capacità di coltivare relazioni con quelli che abbiamo sempre chiamato “mondi vitali” ed evitare l’isolamento o, peggio, l’autosufficienza e la presunzione, senza ovviamente collateralismi o strumentalizzazioni. Nel mio piccolo, è quello che cerco di fare, con tutti i miei limiti, innanzitutto partecipando e ascoltando, in occasioni pubbliche o anche in incontri fra poche persone o a tu per tu. Dall’altro, chi opera nel terzo settore, nel volontariato, nell’associazionismo ecclesiale e non, è chiamato a uno sforzo per interloquire con le persone impegnate in politica, anche qui senza intenti strumentali, per sollecitare, dare informazioni, idee e suggerimenti. Infine, se dai “mondi vitali” venissero persone che fanno la scelta di impegnarsi direttamente, sarebbe linfa preziosissima per la politica. Ma, ad essere sinceri, non è importante solo la disponibilità a candidarsi ai vari livelli (peraltro operazione non sempre semplice, se non nei piccoli comuni). Oggi è altrettanto urgente un impegno nei partiti e movimenti, portando lo specifico della propria sensibilità,che non deve perdersi (semmai arricchirsi) nel confronto con altri. C’è bisogno di aria nuova e fresca. Certo, spesso partiti e movimenti hanno modalità e regole che non favoriscono questo processo, ma proprio per questo esso è ancora più indispensabile. So che non è facile e spesso nemmeno troppo gratificante, ma non bisogna arrendersi alle prime difficoltà. Cambiare in meglio è sempre possibile…