29 Ottobre 2013
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Essere nuovi non basta davvero

29 Ottobre 2013
di Gianpietro Cavazza

 

 

Provo a rispondere al quesito su ciò che è nuovo/vecchio in tempo di crisi non riprendendo le cose che sono già state dette, se non quelle strettamente necessarie, ma cercando di aggiungerne delle altre. Innanzitutto proviamo a capire meglio le caratteristiche di questa crisi. Se si limita lo sguardo agli ultimi vent’anni, si sono manifestate ciclicamente una serie di crisi economico-finanziarie, da quella di Wall Street nel 1987 alla crisi asiatica nel 1997-1998, a quella delle società di internet nel 2000-2001, alla crisi argentina nel 2001-2002, fino a quella recente nel 2007-2008 indotta dai mutui subprime. Con questi pochi dati si potrebbe già dire che la crisi è sistemica, nel senso che è prodotta dal sistema stesso. E’ crisi sistemica perché è anche crisi di senso e mette in gioco la nostra soggettività.

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19 Ottobre 2013
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Su “vecchio” e “nuovo”

19 Ottobre 2013
di Marisa Rodano

 

L’autrice è stata una dirigente del Pci. Dopo aver partecipato alla Resistenza è stata consigliere comunale a Roma dal 1946 al 1956; deputato dal 1948 al 1968; senatrice dal 1968 al 1972, parlamentare europea dal 1979 al 1989. Fu la prima donna a diventare vicepresidente della Camera, carica che ricoprì dal 1963 al 1968. E’ stata presidente dell’Udi dal 1956 al 1959. Nel 1944 ha sposato Franco Rodano, di cui è rimasta vedova nel 1983 e dal quale ha avuto cinque figli.

 

Ha ragione Guido Formigoni ad affermare che saremmo di fronte alla crisi di un ordine sistemico, e perciò alla necessità di mettere le basi di un ordine sistemico diverso, con un grande sforzo di elaborazione cultural-politica collettiva. Giustamente Formigoni segnala i rischi di una siffatta operazione:“Cercare affannosamente il nuovo o essere pervicacemente attaccati al vecchio”.

Concordo che si riproponga il dilemma se si debba conservare il vecchio o cercare il nuovo. Secondo me, però, non ci si può soffermare agli aspetti esteriori del dilemma:

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17 Ottobre 2013
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Non è una crisi. E’ il fallimento della civiltà del dominio

17 Ottobre 2013
di Roberto Mancini

 

L’autore è docente di Filosofia teoretica all’Università di Macerata. Collabora, tra l’altro, con la rivista “Servitium”. Dirige la collana “Orizzonte Filosofico” dell’editrice Cittadella di Assisi. La parte finale dell’articolo riprende un pezzo che comparirà sulla rivista “Altreconomia”. L’articolo nasce come contributo al dibattito che ha aperto su questo sito Guido Formigoni (“Il ‘vecchio’ e il ‘nuovo’ nella crisi globale”) e che sarà il tema del convegno c3dem del 30 novembre 

La fase storica che stiamo sperimentando non può essere riassunta nella parola “crisi”, anche se si dice che è una crisi morale e di civiltà. E’ qualcosa di più radicale. Da una parte la cosiddetta “crisi” è l’esito non dico di un complotto vero e proprio, ma di un cinico progetto che si attua sulla scia di interessi oggettivamente convergenti. Il progetto è ispirato dal neoliberismo e punta alla sostituzione della democrazia politica orientata alla dignità e ai diritti umani con la megamacchina del mercato. Si noti: di un mercato pensato e praticato come guerra economica di tutti contro tutti (ben diverso dal luogo di reciprocità auspicato dai teorici dell’economia civile) ed egemonizzato dal sottosistema del mercato finanziario.

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7 Ottobre 2013
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Comunicato stampa: Per un atto risolutivo di verità sui rapporti tra Berlusconi e la giustizia

7 Ottobre 2013

 

Le associazioni e i gruppi che fanno parte della rete Costituzione, Concilio, Cittadinanza (C3dem) ritengono incredibile che la vita civile di un paese come l’Italia sia sospesa da mesi attorno al problema personale di un leader politico come Berlusconi. Ma proprio per trovare finalmente una soluzione a questo problema, occorre partire da una base di verità e di rigore nel linguaggio pubblico. Non è più tollerabile che si usino espressioni come «colpo di Stato», «perseguitato politico», «democrazia uccisa»

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12 Settembre 2013
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La grande riforma… per finta. Confessione di un solitario dissidente Pd

12 Settembre 2013
di Franco Monaco

 

La disciplina di gruppo e di partito è un valore cui sono sensibile. La politica è azione collettiva, la cui efficacia nei regimi democratici dipende anche dai numeri. È la ragione per la quale si dà vita ad associazioni politiche (gli stessi partiti, giuridicamente, sono appunto associazioni a fine politico) nelle quali, per definizione, si decide di rinunciare a qualcosa di sé, del proprio punto di vista, per dare efficacia al fine comune. Nella convinzione che, nel calcolo costi-benefici, ne valga la pena. È la ragione per la quale diffido di chi, ad ogni passo, evoca ragioni di coscienza che autorizzerebbero a sottrarsi al vincolo di solidarietà di partito o di gruppo.

Ciò detto, devo confessare che, in coscienza, eccezionalmente, non me la sono sentita di dare il mio voto alla legge costituzionale che, in deroga alla procedura ordinaria fissata nell’art. 138, istituisce il Comitato per le riforme costituzionali e ne stabilisce tempi, metodo e procedure. L’ho fatto in forma discreta, senza clamore, non partecipando al voto finale.

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31 Agosto 2013
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Guerra civile

31 Agosto 2013
di Guido Formigoni

 

La retorica sulla pacificazione o sulla contrapposta guerra civile inonda le strade già piuttosto asfittiche del dibattito pubblico italiano, in questo scorcio d’estate. Si era cominciato con il forzare il significato piuttosto obbligato del governo di precarie larghe intese, per parlare di una pacificazione che mettesse fine a vent’anni di delegittimazione (del berlusconismo da parte della sinistra, naturalmente). Si è arrivati ora a invocare un qualche colpo di spugna che salvi il leader politico condannato per un reato comune, minacciando in caso contrario la guerra civile.

E’ curiosa la rappresentazione dell’ultimo ventennio come una guerra civile da chiudere con qualche gesto di pacificazione. In primo luogo,

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30 Agosto 2013
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Il 31 agosto di un anno fa si spegneva la vita del cardinal Martini

30 Agosto 2013
di Vania De Luca

 

Il 31 agosto di un anno fa si spegneva la vita del cardinal Martini, ma non il suo sogno di una chiesa profetica, aperta, accogliente, in ascolto e in dialogo sincero con tutti, lasciato a noi come un’eredità. Nella sua ultima intervista, pubblicata postuma, c’era il rammarico per una chiesa indietro di 200 anni, e quelle domande così sincere, dirette: “come mai non si scuote? abbiamo paura invece di coraggio?”. Parole dure come pietre ma prive di rancore, quasi un ultimo atto d’amore, come un grido, lui che a causa della malattia non poteva più parlare. Martini moriva in un momento difficile per la sua chiesa, trascinata sulle prime pagine dei giornali dagli scandali e dai dossier vatileaks. Come strumenti di guarigione egli indicava la conversione, la parola di Dio, restituita ai cattolici dal concilio Vaticano II, e i sacramenti, da portare a quanti hanno bisogno di nuova forza, compresi divorziati, coppie risposate, famiglie allargate.  Al papa e ai vescovi consigliava di cercare, per i posti direzionali, dodici persone fuori dalle righe, uomini vicini ai più poveri, circondati da giovani che sperimentino cose nuove.

Chissà come avrebbe salutato la chiesa di Francesco, gesuita come lui. “Fare memoria del cardinale Martini è un atto di giustizia”, ha detto papa Francesco ricevendo i partecipanti della neonata Fondazione dedicata al cardinale dai gesuiti italiani e dall’Arcidiocesi di Milano. Lo è sempre la memoria dei Padri, ha aggiunto il papa, indicando in Martini “un padre per tutta la Chiesa”, un “profeta, uomo di discernimento e di pace”. “Anche noi – ha poi detto – alla ‘fine del mondo’ facevamo gli esercizi spirituali con i suoi testi”.

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19 Agosto 2013
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A CL basta disconoscere Formigoni?

19 Agosto 2013
di Franco Monaco

 

Enrico Letta ha inaugurato il meeting di Rimini di Comunione e Liberazione. Ha avuto una buona accoglienza. Era prevedibile. Per tre semplici ragioni: Letta è persona seria e perbene; il suo governo di necessità e di servizio, al momento, è privo di alternative; egli ha un’indole e una vocazione terzista. Ma questa edizione del meeting ciellino si segnala anche per un’altra notizia: l’esclusione di Formigoni dal cartellone degli interventi e la sua reazione stizzita.

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6 Agosto 2013
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Riforma elettorale e riforme costituzionali. Quattro domande al prof. Valerio Onida

6 Agosto 2013
di redazione di c3dem

 

Qualche tempo fa abbiamo rivolto quattro domande al prof . Valerio Onida. Gravato dai molti impegni che sappiamo, il presidente emerito della Corte Costituzionale non ha potuto rispondere subito. Lo ha però fatto adesso e siamo lieti di pubblicare le sue risposte.

 

Lei pensa che sia necessario (e ormai maturo) cambiare qualcosa della Costituzione per quello che riguarda l’assetto istituzionale?

I problemi più veri e gravi del paese non sono nell’assetto costituzionale, ma nell’assetto economico-sociale, nella crisi dei partiti e nella struttura, nelle procedure e nella cultura delle amministrazioni, nonché nel modo in cui si scrivono le leggi. Tuttavia non c’è dubbio che alcune riforme della parte II della Costituzione, da tempo discusse, siano utili per un miglior assetto del sistema.

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2 Agosto 2013
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SU PAPA FRANCESCO, AL RITORNO DAL BRASILE

2 Agosto 2013

 

In sostituzione dei “30 Righe” (gli editoriali di c3dem) usiamo questo spazio per segnalare gli articoli usciti sulla stampa nei giorni immediatamente successivi al ritorno di papa Francesco dal suo viaggio in Brasile per la GMG.

 

Tre esperti sul quotidiano francese La Croix scrivono “La Chiesa che papa Francesco vuole” (31 luglio). Le  Monde del 31 luglio gli dedica un editoriale non firmato: “Il cambiamento di tono, benvenuto, in papa Francesco”.  Sul sito slate.fr Henri Tincq scrive: “GMG 2013, Papa Francesco entusiasma da Rio a Roma”, ed evidenzia il suo obiettivo: la riforma della Chiesa. Vittorio Messori  sul Corriere della Sera si mostra cauto: “Così vicino alla gente, così difficile da conoscere”.  Bruno Forte sull’Osservatore Romano scrive del Papa che: “Parla un linguaggio che capiamo”. Sempre sull’Osservatore Romano del 31 luglio Lucetta Scaraffia commenta le cose dette al ritorno sull’aereo da papa Bergoglio sulle donne e sugli omosessuali: “Le novità di papa Francesco”. Enzo Bianchi su Repubblica: “Etica cristiana e misericordia nelle parole di Bergoglio” (e conclude la sua analisi con le parole di papa Bergoglio ai vescovi brasiliani: «Serve una chiesa capace di riscoprire le viscere materne della misericordia. Senza la misericordia non è possibile inserirsi in un mondo di “feriti” che hanno bisogno di comprensione, di perdono, di amore»). Sempre su Repubblica P. Rodari e M. Ansaldo scrivono: “Chiesa che sfida i tabù”.  Su Il Fatto Daniela Ranieri racconta in modo originale “La rivoluzione del papa che ride e abbraccia”. Sul Corriere della Sera viene intervistato un omosessuale cattolico : “Ora papa Francesco mi ha fatto sentire accolto”. Il direttore della Civiltà Cattolica, p. Antonio Spadaro, è intervistato sull’Unità: “Il Papa sui gay annuncia una Chiesa senza frontiere” (ma in una lettera all’Unità dell’1 agosto scrive: “Quel titolo sui gay tradiva il mio pensiero”). Stefano Di Michele, sul Foglio, scrive di che cosa sia fatta, a suo giudizio, “La bellezza di Francesco”.  Sempre il Foglio, il primo agosto, pubblica un articolo di Nicoletta Tiliacos (“La devozione del pontefice a Teresa di Lisieux”)  e di Mattia Rossi (“Niente latino ma canti, applausi, balletti… Qualche obiezione”). Sul Messaggero Franca Giansoldati scrive: “Francesco, primo Pontefice gesuita, sceglie di riabilitare padre Arrupe”. Il 2 agosto il Foglio pubblica “Il lamento di Dolan per la Chiesa di Francesco”, di Mattia Matzuzzi, e l’Avvenire pubblica un editoriale di Marina Corradi sul rapporto ricchi-poveri secondo papa Bergoglio: “La distanza colmata”. Sandro Magister, sul suo blog, … problematizza: “Da Rio de Janeiro a Roma, dalla poesia alla prosa”. Su La Stampa un interessante articolo di Mariella Gramaglia: “Chiesa e aborto. Dopo la guerra il dialogo”.

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