L’autore è docente di Filosofia teoretica all’Università di Macerata. Collabora, tra l’altro, con la rivista “Servitium”. Dirige la collana “Orizzonte Filosofico” dell’editrice Cittadella di Assisi. La parte finale dell’articolo riprende un pezzo che comparirà sulla rivista “Altreconomia”. L’articolo nasce come contributo al dibattito che ha aperto su questo sito Guido Formigoni (“Il ‘vecchio’ e il ‘nuovo’ nella crisi globale”) e che sarà il tema del convegno c3dem del 30 novembre
La fase storica che stiamo sperimentando non può essere riassunta nella parola “crisi”, anche se si dice che è una crisi morale e di civiltà. E’ qualcosa di più radicale. Da una parte la cosiddetta “crisi” è l’esito non dico di un complotto vero e proprio, ma di un cinico progetto che si attua sulla scia di interessi oggettivamente convergenti. Il progetto è ispirato dal neoliberismo e punta alla sostituzione della democrazia politica orientata alla dignità e ai diritti umani con la megamacchina del mercato. Si noti: di un mercato pensato e praticato come guerra economica di tutti contro tutti (ben diverso dal luogo di reciprocità auspicato dai teorici dell’economia civile) ed egemonizzato dal sottosistema del mercato finanziario.