8 Dicembre 2016
by Giampiero Forcesi
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TRA PATRIOTTISMO COSTITUZIONALE E VOLONTÀ DISTRUTTIVA

8 Dicembre 2016

Sul rapporto tra democrazia rappresentativa e democrazia diretta si sofferma su Repubblica Stefano Rodotà, che esalta il ruolo dei referendum, ricordando anche la raccolta di firme per un referendum contro il jobs act realizzata dalla Cgil (“Quanto conta la voce dei cittadini”). Nando Dalla Chiesa, su Il Fatto, commenta il voto parlando del voto dei giovani: “Hanno perso tutto, non i valori”. Carlo Smuraglia, intervistato dal Manifesto, osserva: “Non è un successo dei partiti. C’è voglia di attuare la Carta”. Assai diversa l’analisi di Massimo Recalcati, intervistato dall’Unità: “Un Paese vittima dell’odio, che gode della distruzione”. Sul Manifesto Massimo Villone scrive: “Il ceffone del popolo sovrano”. Sul suo blog Walter Tocci riporta il discorso che aveva preparato per la Direzione del Pd: “L’astuzia della Costituzione”.

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8 Dicembre 2016
by Giampiero Forcesi
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DAL DISAGIO SOCIALE AL VOTO REFERENDARIO

8 Dicembre 2016

Interessante la lettura del voto da parte di Mauro Magatti su Avvenire del 7 dicembre: “il voto popolare va ascoltato con attenzione e umiltà – scrive -, non perché la maggioranza abbia sempre ragione, ma perché le urne di domenica rivelano le domande a cui la politica deve cercare di dare risposta”; e il referendum italiano “dice che l’immaginario liberista della crescita ottenuta via efficientamento e liberalizzazione non convince più” (“La scossa da intendere”). Sull’Avvenire Leonardo Becchetti fa un’analisi non dissimile: “Quel che serve davvero è il consenso sul ben-vivere“. Interessante anche l’articolo del fisico Stephen Hawking, su Repubblica: “Le elite imparino l’umiltà o trionferà il populismo”. Sul Rapporto dell’Istat sul Reddito e l’esclusione sociale in Italia nel 2015, e il nesso tra aree di povertà e voto referendario, i commenti di: Antonio Golini, “Il 28% degli italiani resta ancora a rischio povertà” (Gazzettino); Linda Laura Sabbadini, “Gli italiani esclusi dal benessere” (La Stampa); Chiara Saraceno, “L’assenza della politica” (Repubblica). Un abbozzo di proposte in Franco Bruni, “Ridurre disuguaglianze, non resistere al cambiamento” (La Stampa).

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8 Dicembre 2016
by Giampiero Forcesi
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Cosa c’è dentro l’Italia del No?

8 Dicembre 2016
di Sandro Campanini

 

Questo articolo è stato ieri “postato” come commento al 30Righe di Vittorio Sammarco. Ma, data l’ampiezza e l’interesse dell’analisi, lo proponiamo anche in questo spazio del nostro portale

 

Questa è una riflessione a caldo, elaborata, nei tempi possibili, in questi tre giorni dalla data del referendum del 4 dicembre 2016. E’ molto lunga, mi dispiace. Riflessione parziale (e di parte), passibile di correzioni di tiro, non per tatticismo ma perché il dibattito serve se si è disposti ad ascoltare e anche ad accogliere le opinioni degli altri.

Il voto con cui si è espresso il popolo italiano merita il massimo rispetto e la massima considerazione. I primi a dover riflettere sul significato del voto e sugli errori commessi (perché, quando si perde, qualche errore lo si è commesso per forza) sono ovviamente Renzi, il PD e i sostenitori del Sì. Ed è comprensibile la soddisfazione di chi ha fatto campagna per il No, per una ragione o per l’altra, visto l’ampio risultato ottenuto.
Detto questo, mano a mano che passano le ore e i giorni e si analizzano caratteristiche e distribuzione del voto, emerge che buona parte dei voti contrari alla riforma costituzionale (in ogni caso, la parte decisiva) non sono collegati al merito della riforma stessa ma alla volontà di punire Renzi e il suo Governo.

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8 Dicembre 2016
by Giampiero Forcesi
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È tempo di responsabilità per tutti

8 Dicembre 2016
di Pietro Lacorte

 

L’autore, Pietro Lacorte, medico, moroteo della prima ora e da decenni attivo in Puglia nelle fila del Meic e di “Agire politicamente”, critica l’inerzia di troppa parte dell’area cattolico democratica di base nell’attuale congiuntura sociale e politica, ed ora, all’indomani del referendum, invita a un impegno civile e politico per una “nuova democrazia” realmente rappresentativa delle varie fasce sociali del Paese

 

L’attuale momento politico post–referendario richiede massima attenzione da parte di ogni cittadino, il quale ha il dovere di partecipare attivamente alla vita politica per evitare che prevalgano i “mezzi di una democrazia plebiscitaria”.

Tali mezzi, secondo Weber, sono “assolutamente inadeguati come strumenti di selezione di funzionari specializzati e di critica delle loro prestazioni”.

Secondo lo stesso autore, “l’ascesa, lo sfavore e la caduta di un capo cesaristico si susseguono più facilmente senza pericolo di una catastrofe interna dove l’effettiva concorrenza di potenti corporazioni rappresentative mantiene senza interruzione la continuità politica e le garanzie costituzionali dell’ordinamento civile”. Weber sostiene ancora che “le condizioni fondamentali di una politica stabile sono costituite da un Parlamento forte, da partiti parlamentari responsabili, e quindi dalla loro funzione come sede di selezione e di prova dei capi delle masse come dirigenti statali”.

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7 Dicembre 2016
by Giampiero Forcesi
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SESSANTA A QUARANTA

7 Dicembre 2016

Gianfranco Pasquino, “Non credo al voto di protesta, ha vinto la passione politica” (intervista a La Stampa). Chiara Saraceno, “Basta con le accuse di populismo. Nel No c’è tanta ricchezza” (intervista al Manifesto). Gustavo Zagrebelsky, “La Costituzione salvata da ogni manomissione, ora va soprattutto attuata” (Repubblica). Tommaso Montanari, “La rete di salvataggio della Costituzione” (Repubblica). Ezio Mauro, “Il populismo del potere” (Repubblica). Ilvo Diamanti, “Avanti tutta verso il passato” (Repubblica). Anais Ginori, “I populisti, dal Front National all’UKIP: l’esultanza delle destre europee” (Repubblica). Michele Ainis,L’energia civica che batte l’apatia” (Repubblica). Alessandro Barbano e Massimo Adinolfi, “Grillo e gli altri. La sfida che verrà” (Mattino). Alessandro Campi, “La sinistra che cade in Europa” (Messaggero). Ernesto Galli Della Loggia, “Le cinque ragioni di una sconfitta” (Corriere della Sera). Sabino Cassese, “Legge elettorale, nodo da sciogliere” (Sole 24 ore). Emanuele Macaluso, “Il Pd, la sinistra e il marasma del dopo voto” (Unità). Mauro Calise, “Renzi non è solo. 13 milioni di voti vi sembrano pochi?” (intervista all’Unità). Giovanni Orsina, “Il risiko delle mosse dei 5 Stelle” (La Stampa). Marco Olivetti, “Rebus dell’intesa larga e voglia di proporzionale” Avvenire). Roberto D’Alimonte, “Centri per il Sì, periferie per il No” (Sole 24 ore). Giuseppe Vacca, “Ora la conta, e via i fautori del No” (Mattino). Alessandro Rosina, “Onda di protesta. Urgenze? Il lavoro e la crescita economica”. Stefano Folli, “La bandiera del 40 per cento e quell’incrocio governo-dem” (Repubblica). L’amaca del 6 dicembre di Michele Serra (Repubblica).

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3 Dicembre 2016
by Giampiero Forcesi
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L’ESAME DI MATURITÀ DI MATTEO RENZI

3 Dicembre 2016

Michele Prospero, sul Manifesto, accusa il centro-destra del vecchio Pci, e insieme l’area giuridico-politologica della Fuci degli anni ’80, e Veltroni, di aver messo in discussione la Costituzione e favorito la moda maggioritaria, fino ad arrivare a Renzi, la cui riforma è “il compimento di una devastante cultura istituzionale maturata nell’ambiente della Fuci e recuperata come ideologia del Pd” (“Qualcuno era comunista sulla Carta”). Giorgio Tonini replica al No al referendum di Lucia Annunziata: “Lucia Annunziata, il No e il comma 22” (sul suo blog). Paolo Pombeni scrive che ora, a prescindere da chi vinca il referendum, si deve “disintossicare il paese dai veleni del qualunquismo che mischia tutto” (“Passata la tempesta”, mentepolitica.it) e, sul Sole 24 ore, parla di “Delegittimazione da archiviare”. Pierluigi Bersani, intervistato da Il Fatto, dice: “Se passa la riforma, la Carta non è più di tutti”. Stefano Folli scrive che, vinca il Sì o il No, il comportamento dopo il voto sarà per Renzi “Il vero esame di maturità” (Repubblica). Per il cristiano democratico tedesco Elmar Brok, presidente della Commissione Esteri del Parlamento europeo, la riforma costituzionale è “Per l’Italia una riforma chiave, la più importante dal dopoguerra” (intervista al Messaggero). La rivista Left racconta “La sinistra che dice No”. Claudio Cerasa sul Foglio esalta Luciano Violante per la “conversione” politica maturata nel corso degli anni (“Un bel voto contro il populismo costituzionale”). Sull’Unità Sergio Staino intervista Michele Serra: “Preoccupante se vince il No. Vedo pura provocazione sul governo”. Lorenzo Dellai, sull’Avvenire, torna sul voto di Prodi: “Il segnale di Prodi: ora si cambi ciclo”. Sul Manifesto Massimo Villone lancia un ultimo appello: “La responsabilità di fermare un azzardo”.

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1 Dicembre 2016
by Giampiero Forcesi
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Economia e misericordia

1 Dicembre 2016
di Lorenzo Caselli

 

L’autore è professore emerito di economia all’Università di Genova ed è stato presidente nazionale del Meic. Il testo riproduce l’intervento tenuto durante la presentazione della rivista “Il tempietto”, curata dai salesiani di Genova Sampierdarena

 

Mai come in questo momento ci rendiamo conto che l’economia è tanto invadente quanto impotente di fronte alla gravità dei problemi che abbiamo sul tappeto. La logica  del sempre di più delle stesse misure di politica economica va incontro a pericolosi effetti di rigetto. Nel giro di breve tempo siamo passati da una crisi finanziaria a una crisi economico produttiva che si è trasformata in crisi occupazionale. Questa è diventata crisi umana e sociale in grado di incidere pesantemente sui fondamenti stessi della vita civile.

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30 Novembre 2016
by Giampiero Forcesi
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Carlo Hanau: “Il mio Sì al Referendum e il caso della legge sull’autismo”

30 Novembre 2016

 

Quale è la vostra posizione sulla riforma della Costituzione e sul relativo referendum, e come la motivate?

Voto SI.

Ho seguito da vicino le recenti leggi che interessano l’autismo, la 134 del 2015 sull’autismo e la legge 112 del 2016 sul Dopo di noi. Per questo consiglio PERSONALMENTE di votare SI, perché si riesce a ridurre  l’inefficienza del sistema bicamerale c.d. “perfetto” o paritario, tipico dell’Italia, caso più unico che raro fra tutti i Paesi democratici, e perché si diminuisce il potere delle Regioni in sanità e nei servizi sociali, fonte di anarchia e diseguaglianze intollerabili.

Ho constatato l’enorme difficoltà del Parlamento ad approvare una legge, anche quando c’è un sostanziale accordo di tutte le forze politiche sui contenuti ed anche quando i relatori dei disegni di legge seguono con assiduità l’evoluzione delle procedure, come nel caso specifico la Sen.Padua e l’On.Carnevali, entrambe del PD, maggioranza di Governo, e quindi nelle condizioni più favorevoli per fare approvare un disegno di legge.

Ognuna delle due Camere ha tante commissioni (confronta le pagine 22-26 de Il Bollettino dell’Angsa n.1-3 del 2015) che devono dare un parere favorevole sul testo, prima di passare il risultato all’assemblea plenaria, ed ogni modifica implica il ritorno da capo del procedimento. Nel caso della legge 134, il disegno di legge era partito dal Senato, dove sono state fatte molte decine di audizioni, l’esame della Commissione bilancio ha implicato, questa sola, la perdita di un semestre; la Camera ha fatto delle modifiche e il Presidente del Senato, con l’accordo di tutti i gruppi parlamentari, ha concesso che l’approvazione definitiva delle modifiche venisse fatta dalla Commissione del Senato in sede deliberante, evitando il passaggio in aula plenaria. In una legislatura di 5 anni tale vantaggio viene dato soltanto a due o tre disegni di legge, e se così non fosse stato per la 134 si sarebbe dovuto rinviare l’approvazione a non si sa quando; e se il Governo e la legislatura cadono, si riparte da zero ogni volta, così come è capitato a una decina di progetti di legge sull’autismo degli anni scorsi. Se dipendesse da me, abolirei del tutto il Senato, ma la politica è fatta di compromessi e la proposta referendaria di ridurre le competenze e il numero dei componenti del Senato è quella votata dalla maggioranza delle Camere e su questa il referendum ci chiama a votare.

Un altro motivo per votare SI è che il referendum riduce i danni derivati dal cambiamento del titolo V della Costituzione, preparato durante il Governo presieduto da D’Alema fino all’aprile 2000 e approvato all’inizio del 2001 durante il governo Amato, che avrebbe dovuto migliorare il Servizio sanitario nazionale autonomizzando e responsabilizzando le Regioni. Purtroppo i risultati sono stati molto diversi dalle attese: il Servizio sanitario è diventato un’arlecchinata dove ogni Regione ha realizzato la sua autonomia senza assumersi nessuna responsabilità per le scelte sbagliate fatte. Le Regioni che offrono un servizio peggiore ricevono dallo Stato le stesse risorse pro capite delle altre. Le distanze fra un regione e l’altra sono aumentate insieme alla diseguaglianza dei cittadini con malattie e disabilità.

In base alla riforma del titolo V le Regioni vogliono avere piena libertà di legiferare sulla sanità, persino su materie come le malattie rare, che notoriamente dovrebbero essere regolate a livello nazionale e internazionale. Ricordo che una Regione del Nord minacciò un ricorso contro la legge 134 perché costituiva una lesione dell’autonomia regionale: per fortuna non diede corso alla minaccia, ma se avesse dato corso, la 134 sarebbe stata cassata come incostituzionale, nonostante la legge 134 sia rimasta ad un livello generale, togliendo la possibilità di scrivere precisi diritti a precise prestazioni.  Molte critiche alla legge 134 sono dovute alla necessità di rispettare l’autonomia delle Regioni: si guardi ad esempio l’art.3, punto 2, dove sta scritto che le “Regioni…POSSONO…individuare centri di riferimento” e non “DEBBONO individuare” e si dimostra che la volontà del legislatore nazionale si è dovuta inchinare all’autonomia delle Regioni, alcune delle quali si oppongono alla specializzazione che è necessaria per l’autismo. Stesso motivo ha impedito di specificare tanti altri punti che molti genitori si attendevano.

Ricordo ancora che il Presidente dell’Istituto Superiore di Sanità, Dr.Oleari, al quale dobbiamo le Linee di indirizzo del novembre 2012, per potere partecipare ad una ricerca sull’autismo a livello europeo si vide costretto a fare il giro delle Regioni chiedendo loro un contributo volontario, perché il Ministero della salute non ha disponibilità di fondi. Il Dr.Oleari non fece a tempo a compiere questa difficile opera di convinzione e l’Italia è stata esclusa dalla ricerca europea che vedeva come capofila la Germania.

Sappiamo che molti casi di autismo sono provocati da molte malattie rare diverse. La gestione delle malattie rare lasciata alle singole Regioni è di per sé stessa un controsenso, perché semmai dovrebbe essere competenza dell’Europa o dell’OMS. Con l’attuale autonomia delle Regioni ci sono alcune che si coordinano fra loro, ad esempio quelle che si sono appoggiate all’ospedale Meyer  di Firenze per le malattie metaboliche rare, mentre l’Emilia Romagna, che pure confina con la Toscana, ha preferito istituire un autonomo centro a Bologna, che per esiguità dei nati in Emilia Romagna non potrà mai arrivare a fare il numero di esami che si ritiene indispensabile per giungere alla specializzazione necessaria per interpretare tutti gli esami che la macchina tandem mass produce. Perciò i risultati dell’esame vengono interpretati e comunicati soltanto per metà di quelli comunicati dal Meyer di Firenze.

 

Secondo voi, è oggi più importante garantire una maggiore governabilità, cioè stabilità dei governi, oppure è più importante assicurare un’ampia e equilibrata rappresentanza alle diverse forze politiche? Ritenete la legge elettorale detta Italicum una legge soddisfacente oppure no, e perché?

Occorre garantire una maggiore governabilità.

L’Italicum deve essere migliorato.

 

Ritenete che Matteo Renzi, come segretario del Pd e come capo del Governo, si muova in un solco in linea di massima corrispondente con la vostra cultura politica, oppure ritenete che presenti dei caratteri che con essa sono scarsamente compatibili o addirittura configgenti? (e, in questo secondo caso, quali in particolare?).

 

In linea di massima corrispondente alla risposta che credo debba essere data alla situazione italiana attuale

 

I percorsi di maturazione e condivisione del consenso sembrano essere sempre più condizionati da meccanismi che poco hanno a che fare con la conoscenza dei temi in discussione, con il confronto, con la comune appartenenza ad aggregazioni capaci di fare nascere visioni e progetti: è una situazione irrimediabile? Come recuperare il terreno perso in questi ultimi anni?

 

Credo ancora nella razionalità e nei valori comuni. Non mi piace chi chiede di votare con la pancia, fondandosi sul ribellismo che la situazione drammatica italiana ha fomentato. Non è facile rimediare alla sfiducia atavica del popolo italiano nel potere pubblico, che tutti i recenti scandali hanno rinforzato. Però ci si deve provare.

 

Prof. Carlo Hanau

già docente di Programmazione e organizzazione dei servizi sociali e sanitari
Università di Modena e Reggio Emilia e Università degli Studi di Bologna

 

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28 Novembre 2016
by Giampiero Forcesi
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L’ALTRA FACCIA DEL REFERENDUM

28 Novembre 2016

Arturo Parisi, soffermandosi in un’intervista a Libero sulla minoranza del Pd, parla di “nostalgia dell’impotenza” e prevede un epilogo amaro (“Il  5 dicembre una resa dei conti definitivi nel Pd”). Marco Conti sul Messaggero informa sul “Piano di Renzi se vince il No: reincarico e voto a primavera”. Luigi Di Maio, intervistato dal Sole 24 Ore, accusa: “Tolto il diritto di voto ai cittadini”. Eugenio Scalfari su Repubblica accusa a sua volta: “L’ideologia dei 5 Stelle e la deriva dell’Uomo qualunque”. Sul Mattino Valentino Di Giacomo analizza il voto dell’area cattolica. “Sfida del voto. Cattolici divisi”. Sull’Avvenire Diego Motta apprezza la partecipazione dal basso che s’è manifestata nella campagna referendaria: “L’altra faccia del referendum”. Marzio Breda indica “Le strade del Quirinale nel caso vincesse il No” (Corriere della Sera). Massimo Adinolfi scrive su “Mattarella e la forza della mitezza” (Mattino). Sul Corriere della Sera Maurizio Ferrera scrive dei timori presenti in Europa di fronte al voto del 4 dicembre: “La riforma costituzionale e la partita europea”. Su Il Foglio Giuliano Ferrara dice il suo “Sì per dispiacere ai benpensanti”, e Claudio Cerasa ironizza: “Scarpinato, D’Alema e l’Economist: una bella storia d’amore”. Sul Sole 24 ore Roberto D’Alimonte invita a vedere “Quanto pesa l’incognita della legge elettorale”.

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24 Novembre 2016
by Giampiero Forcesi
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SOLO LA MISERICORDIA È INFALLIBILE

24 Novembre 2016

I commenti sulla lettera apostolica “MISERICORDIA E PACE”: Ghislain Lafont, “Misericordia e infallibilità” (Settimana news); Andrea Grillo, “Solo la misericordia è infallibile” (Settimana news). Lucetta Scaraffia, “Il peccato rimane, ma così si accoglie il dolore delle donne” (intervista al Corriere della Sera); Vito Mancuso, “Francesco e l’amore più forte della legge” (Repubblica); Massimo Franco, “Francesco e i suoi nemici” (Corriere della Sera); Franco Cardini, “Ma sulla gravità del peccato la chiesa non arretra” (Secolo XIX); Bia Sarasini, “Papa Bergoglio smuove un macigno” (Manifesto); Claudio Magris, “La Lettera del papa e la storia del sarto pio” (Corriere della Sera); Rocco Buttiglione, “Papa Francesco discepolo di Ignazio” (Il Dubbio). IL BILANCIO DEL GIUBILEO: Massimo Faggioli, “Perché papa Francesco ha vinto la sfida” (Mattino). Franco Garelli, “Un giubileo a immagine del papa” (Messaggero). Luigi Accattoli,Dodici mesi dedicati a dar voce a chi soffre. Ma il mondo ascoltava?” (Corriere della Sera). Enzo Bianchi, “La misericordia per non tacere sulle sofferenze” (La Stampa). Franco Cardini,Ora Francesco ci regali un giubileo della giustizia” (Secolo XIX). Bruno Forte, “Un cammino nella luce della misericordia” (Sole 24 ore). Massimo Introvigne, “Misericordia e dottrina, cosa resta del giubileo” (Mattino). INOLTRE, SUL PAPA: Marcello Pera a colloquio con Marzo Matzuzzi, “Influenzato dal marxismo, il papa sta secolarizzando la chiesa” (Il Foglio). Alberto Melloni, “Devia dalla fede. L’ultimo affondo dei nemici del papa” (Repubblica); Antonio Socci, “Il compleanno amarissimo di papa Bergoglio”.

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